sabato 30 gennaio 2016

Reddito di cittadinanza contro l'eugenetica economica


Il reddito di cittadinanza è sostenibile. Le motivazioni politiche e sociali contro il reddito di cittadinanza fanno riferimento a due elementi fondamentali: l’invidia sociale e la volontà di alcuni gruppi di vincere un gioco a somma zero sulla finanza pubblica. La presenza di una politica economica della redistribuzione fondata sul reddito di cittadinanza è in grado di dare stabilità all’interno sistema economico. Le contrapposizioni verso il reddito di cittadinanza sono del tutto strumentali e realizzate da una classe dirigente sorda, cieca e muta rispetto alle difficoltà della popolazione a far fronte anche alle necessità a volte minime che pure possono produrre delle tragedie. Del resto la fine della società fondata sul lavoro fisso, come è stata anche consacrata nella cultura di massa ha peggiorato la condizione di tanti lavoratori e ha trasformato la precarietà in debolezza economica e, cosa ancora più grave, in fragilità economica. In un contesto di globalizzazione, in uno scenario macroeconomico, difficile la probabilità di trovare una stabilità economica diventa sempre più lontana. La società è orientata ad una dimensione spartana sotto il profilo economico: da un lato vi sono coloro che riescono a realizzarsi con le professioni, le start up, le imprese; dall’altro lato vi sono i falliti incapaci di acquistare beni primari ovvero avere una alimentazione adeguata, una casa e del vestiario. L’incertezza economica aumentare ancora di più le differenze esistenti tra i vincenti e i falliti. Il fallimento nella società europea meridionale ha un significato diverso rispetto al fallimento nelle società dell’Europa settentrionale o anglosassoni. Gli anglosassoni hanno una visione dell’impegno civile, sociale, una cultura fondata sulla necessità di arrivare al successo nella consapevolezza delle difficoltà di percorso con un metodo che è in grado di trasformare i fallimenti in vittoria. Gli europei meridionali hanno una visione diversa fondata su principi ineluttabili: il fallimento è attribuito a cause sistemiche, al destino, a forze di causa maggiore. La cultura dell’individualismo è carente nella cultura dell’Europa meridionale. Manca del tutto la possibilità di mettere a sistema l’individualismo con la cultura dell’etica della responsabilità individuale, ovvero l’idea che i fallimenti sono prodotto anche da motivazioni intrinseche dei singoli soggetti e che quindi attraverso un processo di modificazione di abitudini, e culture, è possibile arrivare ad una crescita e al successo. In un contesto di rifiuto delle responsabilità individuali cresce anche l’odio nei confronti delle organizzazioni comunitarie, sociali, statuali, politiche: ecco perché gli europei meridionali partecipano sempre meno, in relazione alle popolazioni del Nord Europa e rispetto ai paesi anglosassoni, a movimenti civici, civili, sociali. Il cambiamento culturale dell’Europa mediterranea è un fenomeno epocale difficile da realizzare. Le politiche economiche volte alla eliminazione della diseguaglianza, della povertà, della debolezza e fragilità economica possono essere oggetto di una valutazione anche di carattere analitico sulla base delle risorse disponibili in un quadro di finanza pubblica e sulla base del prodotto interno lordo. Come vedremo in questa breve analisi sommaria la presenza di risorse economiche e finanziaria può sostenere il reddito minimo di cittadinanza, o, in generale una misura di trasferimento monetario. Tuttavia occorre considerare prima gli ostacoli maggiori a misure volte alla eliminazione della povertà: l’invidia sociale e il gioco a somma zero sulle risorse pubbliche.

L’invidia sociale
L’invidia sociale è un potente motore dell’azione dei gruppi e degli individui all’interno del contesto politico economico e sociale. Gli economisti hanno dimostrato, con varie pubblicazione, che gli individui sono interessanti al reddito in misura relativa rispetto al reddito del vicino, del collega, del prossimo. Il reddito assoluto ha una sua qualche rilevanza. Tuttavia i soggetti scatenano la loro forza di riscossa sociale quando scoprono magari che i colleghi guadagnano 5-10% in più per mansioni simili, che taluni hanno avuto un incremento di carriera in grado di aumentare il reddito anche marginale, che taluni anche vicini, amici, e prossimi, conoscenti hanno accesso a benefits pure in presenza di responsabilità di lavoro simili. Il fatto di scoprire che taluni guadagnano di più, anche poco, in misura marginale, può scatenare delle forze organizzative sociale enormi. Il lavoratore, il professionista, il manager prova una sensibilità bassa nel sapere che in un’altra nazione, al top dell’azienda di un altro settore, una persona poco nota ottiene un reddito superiore al proprio. Ma l’individuo tende ad essere molto sensibile nel sapere che il proprio vicino di casa ha una macchina più grossa, una televisione migliore, una moglie migliore, un standing sociale migliore. Anche gli aspetti estetici giocano un qualche ruolo nell’invidia sociale. Ora poiché molti hanno fatto molta fatica a trovare affermazione nella vita, cosa per alcuni versi giusta e per altri da compatire, potrebbero essere davvero contrari nel vedere il proprio vicino dotato di un reddito di cittadinanza perché magari ha perso il lavoro, come sussidio agli studi, o perché ha una famiglia numerosa, o perché ha deciso di rimettersi in gioco con una attività che darà i suoi frutti nel futuro. L’invidia sociale porta le persone ad essere contrari e a sostenere l’idea della “selezione economica della razza” ovvero una forma di “Nazismo economico” fondato sull’idea che se nella vita sei un fallito devi essere rimosso dalla società. L’eugenetica economica produce mostri simili all’eugenetica biologica con degli effetti sociali devastanti. L’invidia sociale è un elemento difficile da modificare. L’invidia sociale è presente e abbastanza pertinace. Il superamento dell’invidia sociale, o meglio la sua soppressione, può avvenire attraverso politiche economiche in grado di realizzare delle nuove attività. Il problema è che l’invidia sociale la provano anche i ricchi e questo porta ad un incremento inevitabile della diseguaglianza.

Il gioco a somma zero sulle risorse dello Stato
Il gioco a somma zero sulle risorse dello Stato è realizzato da diversi partiti, gruppi informali, e gruppi di pressione. La gestione dei contributi pubblici è sempre oggetto di una fortissima operazione di lobbying. I poveri sono tanti in Italia, come dimostrato dallo studio di DEmilione, Giuliano e Mandrone.  Tuttavia una caratteristica della povertà è che porta i poveri ad essere sempre più isolati, a vivere in condizioni anche sanitarie difficile, a soffrire per il deperimento delle reti sociali. La possibilità per i poveri di realizzare una attività di lobbying nei confronti della burocrazia e della politica per poter ottenere delle risorse economiche e finanziarie è molto bassa. I poveri scontano a livello politico e sociale il prezzo più alto della povertà. Inoltre i partiti e i gruppi politici da sempre interessati a difendere i poveri hanno mancato le promesse, gli obbiettivi e le politiche. I sindacati e la sinistra hanno centrato la propria azione politica sulla difesa del lavoratore. Il lavoratore è stato borghesizzato dalla classe dirigente e quindi il sindacato e la sinistra hanno perso la capacità di essere rappresentativi oltre ad aver perso anche il proprio elettorato. I poveri oggi sono senza lavoro, svolgono dei lavori mal pagati, ma retribuiti sono precari e hanno necessità anche di ottenere delle risorse economiche aggiuntive. I poveri, in una definizione che mette insieme sia i soggetti deboli che i soggetti fragili sotto il punto di vista economico, il vero riferimento dei partiti di sinistra, di centro ispirati dalla dottrina sociale della chiesa, e della destra nazionalista sociale. La jobless society potrebbe vedere crescere il novero dei soggetti privi di lavoro o in condizioni di lavoro precarie. Una politica economica fondata sul trasferimento anche monetario nei confronti dei soggetti deboli a livello economico può anche scongiurare forme di estremismo politico a forte base sociale.

I dati
Il valore dei poveri è molto alto in Italia. Si stima che circa 20 milioni di persone potrebbero avere difficoltà ad affrontare delle spese di ammontare modesto. Ma quanto costerebbe il reddito di cittadinanza ?
Immaginiamo che il Governo decida di dare un contributo pari a 1.000,00 euro per 12 mensilità a 5 milioni di cittadini italiani. Il valore sarebbe pari a circa 36 miliardi di euro. Secondo quanto previsto dalla Ragioneria Generale dello Stato il valore delle spese totali come media del criterio per competenza e del criterio per cassa è pari a  €   808.492.000.000,00. Immaginando che i 5 milioni di soggetti destinatari dell’assegno decidano di spendere il 75% del contributo in consumi essi realizzerebbero un valore annuale di consumi pari a 27 miliardi e porterebbero ad un aumento del PIL pari a 1,67%. Se inoltre supponimoa che i 27 miliardi vengono investiti in beni sottoposti ad un prelievo Iva del 22% , il consumo produrrebbe una crescita del gettito IVA pari a 5,9 miliardi di euro con una crescita pari al 6,35%. Il 25% del contributo ottenuto dai cinque milioni di cittadini sarebbe destinato al risparmio per un valore complessivo di 9 miliardi di euro.
Tuttavia taluni potrebbero obbiettare che dare un contributo di 600 euro a 5 milioni di persone potrebbe essere insufficiente che in realtà sarebbe meglio aiutare con contributi considerevoli i soggetti sottoposti ad un regime di povertà ancora più stringente. Allora immaginiamo che il Governo accolga la proposta dei puristi dell’aiuto ai poveri e che stabilisca un assegno di 1.000,00 euro al mese per dodici mensilità per 3 milioni di persone per un valore complessivo di 36 miliardi di euro. Cosa cambia nell’economia ? Se immaginiamo che i 3 milioni di destinatari spendano il 75% del reddito per acquistare beni allora i consumi aumenteranno di 27 miliardi di euro, con un crescita del Pil pari a 1,67%, un aumento del risparmio pari a 9 miliardi di euro, un aumento delle entrate derivanti dall’Iva pari a 5,9 miliardi ovvero pari al 6,35%.
In realtà si potrebbe obbiettare che questi sono conti semplici, banali. In effetti un po’ lo sono. L’effetto sull’economia di un assegno di trasferimento monetario rivolto a 5 milioni di persone, o a 3, nel caso ristretto, è in realtà superiore a quanto descritto. Vi sono una serie di beni che aumentano valore: il capitale umano, il capitale sociale, relazionale, la salute degli individui e la tenuta delle istituzioni. Una società senza posto fisso è possibile con contributi e trasferimenti quasi-fissi.
I dati del Pil sono presi dall’Eurostat, i dati della finanza pubblica dal sito della Ragioneria generale dello Stato.

AMMONTARE TRASFERIMENTO INDIVIDUALE
MENSILITA'
PERSONE
TOTALE
€ 600,00
12
5.000.000
€ 36.000.000.000,00
€ 1.000,00
12
3.000.000
€ 36.000.000.000,00

PERCENTUALE IN CONSUMO 75%
 €                 27.000.000.000,00
PIL ITALIA
 €   1.613.859.100.000,00
AUMENTO PIL IN PERCENTUALE
1,6730085
AUMENTO RISPARMIO
 €     9.000.000.000,00
AUMENTO IVA
 €   5.940.000.000,00
AUMENTO DELLE ENTRATE DELL'IVA IN PERCENTUALE
6,35

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