giovedì 31 dicembre 2015

Una soluzione istituzionale per l’Unione Europea

 
 “I parlamenti nazionali e i loro governi nazionali debbono gestire politiche che hanno un carattere preminentemente nazionale. Bruxelles, invece, deve farsi carico di politiche comuni, quelle che hanno implicazioni che vanno al di là dei singoli stati nazionali. Queste politiche comuni debbono essere sostenute, al centro, da una capacità fiscale limitata ma indipendente dai trasferimenti finanziari dei singoli stati e gestite attraverso il bilanciamento istituzionale tra un potere esecutivo (Consiglio dei capi di governo e Commissione) ed un potere legislativo (costituito esclusivamente dal Parlamento europeo) nettamente distinti. Nessuna decisione, inoltre, può essere presa dal potere esecutivo senza l’approvazione di quest’ultimo. Senza buone istituzioni è improbabile che l’Unione trovi le soluzioni ai suoi problemi. Jean-Claude Juncker è un leader di grande esperienza. Ma a volte quest’ultima non basta se non è alimentata da idee politiche adeguate.” ( Sergio Fabbrini - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ohS0cI )

La questione della governance europea può essere posta solo all’interno delle istituzioni a vario titolo impegnate nella costruzione dello Stato. Lo stato è caratterizzato dalla presenza di poteri fondamentali: esecutivo, legislativo e giudiziario. E’ necessario che i tre poteri siano posti in contrapposizione funzionale per garantire l’equilibrio dell’assetto istituzionale. I politici possono esercitare la governance attraverso le istituzioni fondative attraverso la trasfusione degli indirizzi politici ed amministrativi. Il problema della leadership può essere risolta attraverso la creazione di una istituzione presidenziale all’interno dell’Unione Europea in grado di svolgere una attività di governo attraverso la legittimazione dei cittadini: la presenza di stati democratici con popolazione elevata caratterizzati anche da eterogeneità linguistica come per esempio il Brasile o l’India, possono essere degli esempi per la creazione di uno Stato Europeo in senso occidentale.

I poteri fondamentali all’interno delle istituzioni comunitarie. L’Unione Europea per essere Stato ha bisogno di essere costituita attraverso un ordinamento superiore organizzato attraverso tre tipologie di poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo, il potere giudiziario. I tre poteri dovrebbero avere un fondamento costituzionale di diritto scritto anche se è possibile ammettere la presenza di un processo costitutivo del tipo “Common Law”. Allo stato attuale solo uno dei poteri sembra avere una legittimazione “democratica” ovvero il potere legislativo rappresanto dal Parlamento Europeo. Il potere esecutivo rappresentato dalla Commisione e dal Consiglio dei capi di governo europeo sembra mancare di un requisito di carattere elettorale per potere essere considerato legittimo in senso pieno. La capacità del potere esecutivo di poperarre con un madnato pieno reso noto agli elettori deriva anche dallo svolgimento di elezioni. I cittadini devono poter sceglire il governo a seguito di un dibattito volto all’analisi dei programmi, delle condizioni economiche, delle previsioni di impego della spesa pubblica orientata. Il governo dell’Unione Europea può considerato istituito solo attraverso un passaggio elettorale europeo con una campagna elettorale europea che porti gli schieramenti politici a confrontarsi sul futuro dell’europa. La presenza del governo Europeo è fondamentale per la predisposizione di una politica dell’unione. Tuttavia l’Unione Europea manca del potere giudiziario necessario per la realizzazione di un equilibrio dei poteri. La magistratura europea deve essere istituita come un ordinamento magistruale nuovo di rango massimo in grado di amministrare la giustizia nei tribunali civili e penali, amministrativi e tributari e in grado di produrre una giurisprudenza unitaria europea. La creazione di un ordinamento statuale dell’Unione Europea può essere realizzato attraverso l’istituzionalizzazione dei tre poteri fondamentali: esecutivo, legislativo e giudiziario. I tre poteri fondamentali dello Stato Europeo in contrapposizione possono guidare l’Unione Europea verso un maggiore equilibrio istituzionale. La creazione della magistratura europea può avvenire attraverso concorsi ma anche con la cooptazione dei magistrati in servizio. Possono essere istituiti nuovi tribunali o anche possono essere utilizzate le strutture esistenti.
Lo stato europeo “Superiorem non recognoscens”.  La creazione di uno Stato europeo  in senso moderno deve avernire attraverso il principio “Superiorem non recognoscens”. Ovvero lo Stato non riconosce nessun ente come superiore a sé medesimo. Il principio superiorem non recognoscens funsioan soprattutto per definire una dimensione gerarchica esercitata nei confronti delle assemblee e dei governi nazionali sottoposti all’ordinamento europeo. La gerarchia è fondamentale per il corretto funzionamento dell’ordinamento Stato. I parlamenti, i governi e le magistrature degli stati nazione possono avere degli elementi di autonomia funzionale limitati normati dal diritto comunitario. Il conflitto tra Stato Europeo e stati nazionali può essere affidato ad una Corte Costituzionale Europea impegnata nella produzione di sentenze volte alla creazione di un sistema normativo europeo cogente. La produzione normativa del Parlamento Europeo insieme con le decisioni assunte dalla governo e dalla magistratura europea rappresentano il livello massimo di potere istituzionale presente nello Stato Europeo.
La struttura finanziaria dello Stato Europeo. L’imposizione fiscale, la predisposizione del bilancio dello Stato, la realizzazione di una finanza pubblica può essere decisa in sede comunitaria come rappresentazione del potere dello Stato. L’obbligazione tributaria ha infatti un significato coercitivo nei confronti dei cittadini. L’Unione Europea può istituire un sistema tributaria di livello massimo. Il Parlamento Europeo può legiferare per delegare funzioni tributarie e di finanza pubblica agli stati membri. L’autonomia finanziaria dello Stato Europeo consente al’Unione di ottenere le risorse per la realizzazione delle politiche europee.
L’Unione Europea può avere una leadership chiara. La questione della leadership politica dell’Unione Europea è stata sempre posta con forza. La leadership può essere realizzata attraverso delle elezioni politiche europee. I cittadini europei possono essere chiamati a votare il leader nelle elezioni attraverso una legge elettorale in grado di eleggere alla carica di capo del governo dello Stato Europeo un politico dotato di maggioranza parlamentare in grado di governare. L’unico conflitto possibile all’interno dello Stato Europeo è tra i poteri fondamentali: esecutivo, legislativo, giudiziario. I politici europei, i partiti politici europei possono cogliere l’occasione per la creazione di strutture nuove presenti sul territorio dell’Unione Europea anche attraverso campagne elettorali in grado di dare rappresentazione agli indirizzi di politica economica diffusi.
La creazione di istituzioni di servizio europee. L’unione Europea può anche creare delle istituzioni di servizio in grado di completare il processo di institutional building attraverso la predisposizione di un esercito europeo, di un sistema scolastico europeo, di un sistema sanitario europeo, di un sistema di polizia europeo, La creazione dello Stato Europeo passa anche attraverso la costituzione di istituzioni vicine alla popolazione in grado di essere un segno tangibile della presenza dello Stato e dei mezzi nuovi messi in campo per la realizzazione degli obbiettivi comunitari. Istruzione, Sanità, esercito, ordine pubblico, anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche possono migliorare la qualità della vita dei cittadini europei anche attraverso l’offerta di servizi nuovi.  

L’Europa e la sfida della globalizzazione. La creazione dello Stato Europeo può consentire all’Unione di affrontare la sfida della globalizzazione. La globalizzazione necessita di istituzioni rilevanti in grado di contrastare attraverso le politiche economiche realizzate fenomeni di portata  strutturale come per esempio una crisi finanziaria, le migrazioni, le modificazioni nel prezzo dei beni primari, i cambiamenti tecnologici, le sfide ambientali. L’unione Europea ha conservato una rilevanza economica nel processo di globalizzazione. Tuttavia la dimensione dell’Unione Europea è ridimensionata se paragonata all’India, alla Cina, al Brasile ovvero a paesi in grado di cambiare la struttura dell’economia globale attraverso scelte politiche economiche, industriali, sociali. L’Unione Europea può essere un competitor della globalizzazione in grado anche di manifestare una cultura dell’organizzazione dello Stato per i paesi di nuovo sviluppo. I politici europei possono cogliere l’occasione per accedere allo scenario politico della globalizzazione con una capacità rappresentativa del popolo europeo e con istituzioni solide per l’esercizio del mandato nell’interesse dei cittadini.




mercoledì 30 dicembre 2015

Il design istituzionale per la crescita economica








Un passo importante, perché la fiducia, nel risparmio come in tutta l’economia, è fondamentale per dare corpo e stabilità alla ripresa. Senza fiducia non ci sarà l’auspicato aumento degli investimenti. E senza investimenti, per dirla con Lucy, il cambiamento difficilmente diventerà miglioramento stabile e percepibile da tutti. (Fabrizio Forquet - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/4VXwTY)”

La crescita economica è prodotta attraverso la crescita dei consumi e degli investimenti. L’aumento del risparmio offre nuove risorse alla crescita degli investimenti. Tuttavia i consumi ed anche gli investimenti necessitano di un clima di fiducia generale. I consumatori e gli investitori attualizzano il valore delle aspettative positive sul futuro dell’economia prodotte dall’accesso a beni pubblici e relazionali.

Una strategia di breve periodo. L’economia è dominata dai consumi. I consumi consentono all’economia di riprendere il suo percorso di crescita come indicato sia nella teoria keynesiana ma anche nell’economai neoclassica. L’effetto di una crescita della domanda attraverso l’aumento dei consumi ha un impatto positivo sul prodotto interno lordo. Tuttavia affinché i consumi riprendano è necessario innanzitutto procedere alla rimozione degli ostacoli che impediscono ai consumatori di scegliere di spendere delle risorse. Il consumatore dotato di un reddito deve decidere se spendere o risparmiare. Se il consumatore vede nel futuro delle possibilità di crescita economica, ovvero guarda alla propria prospettiva reddituale come ad una prospettiva di miglioramento, allora potrebbe essere indotto a realizzare dei consumi. Se il consumatore guarda al futuro come ad un periodo caratterizzato da incertezza, difficoltà, da una possibile riduzione della propria condizione economica allora il sceglierà di risparmiare. La scelta tra consumi e risparmi è dominata dalle aspettative relative allo stato dell’economia nel lungo periodo.
Cambiare le aspettative di lungo periodo per indirizzare l’economia verso il path. Il cambiamento delle aspettative di lungo periodo dell’economia ha un effetto immediato sul prodotto interno lordo. La convinzione dei consumatori relativa alla capacità dell’economia di incrementare il valore aggiunto prodotto ha un valore nel presente. I consumatori interiorizzano le prospettive di crescita economica futura e procedono a realizzare degli acquisti in caso di aspettativa positiva o ad aumentare i risparmi in caso di aspettativa negativa. La “razionalità” del consumatore è dominata dall’attualizzazione delle aspettative future. Esistono alcuni elementi in grado di modificare la visione delle aspettative di lungo periodo dell’economia in senso positivo. La fiducia, la stabilità delle istituzioni, la certezza del diritto, la presenza di un ordinamento in grado di produrre solidarietà anche per i più deboli, le assicurazioni sociali da impiegare sia sul lavoro che nell’assistenza sanitaria, la presenza di politici in grado di trascendere il ruolo della rappresentanza politica per assurgere ad una funzione guida a carattere maieutico, possono migliorare le aspettative dei consumatori sulla condizione futura dell’economia anche attraverso un effetto immediato sui consumi. 
L’importanza dei beni pubblici e relazionali per il consumo privato. Il consumo privato può essere considerato come un elemento afferente la sfera del singolo individuo consumatore. L’economia ha dimostrato in realtà che il consumo privato ha un significato pubblico per la capacità di mobilitare risorse in grado di migliorare il prodotto interno lordo. I consumatori per incrementare i consumi hanno bisogno di poter accedere a beni pubblici e relazionali come la fiducia. La produzione di beni pubblici e relazionali è oggetto di studio da parte dell’economia “eterodossa” come la scuola dell’economia civile, un indirizzo italiano di scuola economica in grado di analizzare i fondamenti relazionali delle interazioni economiche. E’ difficile dire come avviene la produzione della fiducia. La fiducia ha un fondamento macroeconomico ma anche una dimensione microeconomica. A livello macroeconomico la fiducia può essere prodotta dal sistema politica, dall’ordinamento dello Stato attraverso l’offerta di beni quali la sicurezza, la protezione sociale, la correttezza nel rispetto delle norme, l’onesta degli amministratori pubblici, la programmazione di opere di interesse pubblico collettivo, l’orientamento caritatevole delle politiche. La presenza di politiche economiche in grado di ridurre il debito pubblico, di rendere efficiente il sistema tributario attraverso la riduzione delle tasse, di aumentare la giustizia sociale con operazione di redistribuzione in senso progressivo possono portare i cittadini a vedere un miglioramento nella condizione economica generale con crescita della fiducia nel futuro ed aumento dei consumi.
Gli investimenti come elementi della domanda. La crescita degli investimenti può incrementare il valore aggiunto dell’economia attraverso una crescita della domanda. In un periodo di riduzione dei consumi e di crescita del risparmio, con un tasso di interesse basso prodotto dall’espansione monetaria, il livello degli investimenti può aumentare. La mancata crescita del livello degli investimenti può essere imputabile da un lato alla presenza di problematiche di stabilità nei bilanci delle banche o dalla presenza di possibilità di investimento altamente speculative in grado di allontanare i finanziatori da prospettive di investimento reale per preferire forme ad alto rendimento finanziario. In presenza di una politica economica di regolamentazione dell’attività bancaria in grado di garantire la stabilità degli istituti di credito e nello stesso tempo di vietare forme di connessione rischiosa tra banche e mercati finanziari, la crescita del risparmio è collegata ad una maggiore probabilità di crescita degli investimenti.

La mancata crescita degli investimenti. La mancata crescita degli investimenti può essere dovuta anche ad una inefficienza del mercato. Il soggetti meritevoli di essere finanziati possono avere scarse credenziali bancarie. I soggetti dotati di credenziali bancarie per ottenere i finanziamenti necessari agli investimenti potrebbero essere privi di progetti meritevoli o di acume imprenditoriale. Le politiche economiche possono risolvere il problema dell’asimmetria informativa esistente tra investitori potenziali, detentori di risorse finanziarie, e progetti di investimento. Le istituzioni possono migliorare l’accesso agli investimenti realizzati attraverso delle istituzioni bancarie ad hoc specializzate. Il processo di novazione istituzionale è una chiave dello sviluppo del capitalismo all’interno di un sistema di regole prodotte anche dallo Stato. La presenza di nuove tecnologie può consentire di installare nuove imprese, agili, in grado di ottimizzare sul mercato rendimenti ottenuti attraverso l’innovazione. I policy makers possono attraverso l’attività di design istituzionale volta alla rimozione dell’asimmetria informativa nel settore dei finanziamenti per l’impresa procedere sia ad una crescita degli investimenti ma anche di un clima di fiducia ricorsiva per la crescita economica. 

martedì 29 dicembre 2015

Un ordinamento globale per rimuovere le diseguaglianze


 “L’attuale non-sistema sta spingendo il mondo verso l’allentamento monetario competitivo, a vantaggio di nessuno. Lo sviluppo di un consenso per il libero commercio e la cittadinanza globale responsabile - e resistendo così alle pressioni provinciali - porrebbe le basi per la crescita sostenibile di cui il mondo ha un disperato bisogno.” (Raghuram Rajan - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/lyi1wm)

Troppo vecchi per consumare. I paesi occidentali sono avvitati in una condizione difficile sotto il profilo economico soprattutto a causa del problema demografico dell’aging, ovvero dell’invecchiamento della popolazione. L’invecchiamento della popolazione potrebbe anche essere un unicum nella storia dello sviluppo umano e della civiltà. La generazione della golden age ha vissuto nel periodo di maggiore crescita economica e ha goduto anche i frutti in termini di welfare state. Oggi la popolazione  anziana ha una difficoltà a consumare. I risparmi vengono impiegati soprattutto nel sistema sanitario, per l’acquisto di beni di carattere farmaceutico. Tuttavia manca la prospettiva dell’investimento. L’invecchiamento della popolazione soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, in una economa dominata dai consumi rischia di fare saltare l’intero sistema economico globale e avvitare l’occidente in un medioevo prodotto dall’aging. In genere gli economisti considerano la ripresa del consumo come un elemento positivo di fiducia verso l’economia , tuttavia in un contesto economico caratterizzato dalla centralità degli anziani con giovani precari, l’aumento del risparmio e la riduzione dei consumi, ovvero della domanda interna, rischia di essere l’unica certezza.
Troppo vecchi per investire. La crescita del risparmio rende solido il sistema bancario tuttavia crea anche delle difficoltà a livello dell’investimento. Una società caratterizzata dalla predominanza di anziani è anche priva di imprenditori. E’ assai difficile che un anziano, soprattutto se ha vissuto la golde age, proceda a realizzare degli investimenti, a creare delle imprese. Nelle economie evolute, durante i boom economici, sono in genere i giovani a realizzare delle imprese, a creare delle infrastrutture aziendali. Tuttavia la scarsa capacità dei giovani di ottenere adeguati finanziamenti dal sistema bancario riduce il novero dei possibili imprenditori. Alcuni riescono ad ottenere dei finanziamenti dallo Stato se questi sono consentiti da programmi di sviluppo economico-sociale. La riduzione degli investimenti aumenta la drammaticità di una situazione economia che rischia di essere medioevale per una riduzione strutturale dei tassi di crescita economica occidentale. I paesi asiatici sembrano avere delle chances in più sotto il punto di vista demografico anche se i problemi ambientali, religiosi e politici potrebbero essere dei limiti alla crescita economica.
Il cambiamento della classe dirigente. Per quanto la classe dirigente è stata cambiata nei paesi occidentali, come per esempio in Italia, grazie a movimenti politici nuovi e cambiamenti interni nei partiti, la popolazione dei paesi occidentali rimane orientata all’invecchiamento. Il fenomeno è di portata epocale. Il numero di anziani sulla popolazione per la prima volta ha raggiunto livelli elevati. La crescita del numero degli anziani può avere effetti regressivi e recessivi. Il livello di vita, di crescita economica e di benessere che ha consentito agli anziani di prosperare sembra essere precluso ai loro nipoti a causa del cambiamento dell’economia globale, della questione ambientale, e dell’orientamento dell’economia verso forme di produzione caratterizzata dal sempre minore ausilio dell’elemento umano, ovvero dalla jobless society.
Il problema della deflazione. A peggiorare il quadro economico vi è lo spettro della deflazione in alcuni paesi occidentali come per esempio l’Europa. Stimolare la crescita economica è possibile attraverso la riduzione de tasso di interesse prodotto da una espansione monetaria e attraverso la realizzazione di politiche fiscali espansive. Tuttavia le politiche economiche di espansione monetaria realizzate dalla banca centrale europea sembra abbiano avuto degli effetti poco rilevanti sull’inflazione, data l’esistenza del rischio deflattivo. Nello stesso tempo le politiche fiscali sembrano essere poco accessibili per paesi indebitati e con difficoltà a mantenere in piedi il sistema di welfare state. La situazione economica per i paesi occidentali sembra orientata ad un lungo medioevo. I tassi di crescita della golden age sono ormai lontani. L’invecchiamento della popolazione è una condizione riduttiva sia dei consumi che degli investimenti. Le banche centrali sembrano prive di capacità di produrre una nuova crescita economica attraverso modificazioni del tasso di interesse.
L’importanza dell’immigrazione. L’immigrazione nei paesi occidentali sembra essere l’unica possibilità per procedere ad una crescita economica fondata su consumi e investimenti. La popolazione degli immigrati è giovane e motivata. Gli immigrati vedono nei paesi occidentali una opportunità laddove invece gli occidentali tendono a scappare all’estero o sono costretti ad accettare delle riduzioni della qualità della vita rispetto alle generazioni precedenti. Gli immigrati possono modificare l’andamento epocale innescato da aging, riduzione dei consumi, riduzione degli investimenti e scarsa efficacia delle politiche monetarie e fiscali. Anche se gli immigrati possono portare anche con sé dei problemi legati alla questioni religiose e politiche, è necessario ritenere la società occidentale in grado di ridimensionare le pretese oltre i limiti degli ordinamenti costituiti.
La creazione di un ordinamento globale partecipato. La soluzione, non solo per i paesi occidentali, ma anche per i paesi asiatici ed in via di sviluppo, potrebbe essere la creazione di un ordinamento politico globale di tipo statuale con riconoscimento delle nazioni e del diritto dei popoli. La creazione di un ordinamento globale sembra essere un orientamento della società occidentale come dimostrato dalla presenza di numerosi enti a carattere globale come l’ONU, il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale. Tuttavia questi enti vengono intesi come paralleli rispetto alla centralità degli stati-nazione in ripresa a seguito della crisi finanziaria del 2008. La tensione tra tendenza all’ordinamento globale e tendenza agli stati nazioni è una delle grandi forze regolatrici della globalizzazione. Avanzamenti nella condizioni economica portano i cittadini ad essere propensi alla creazione di un ordinamento globale superiore anche agli stati nazionali. Riduzioni del reddito pro capite anche relativi possono portare i cittadini a votare a favore di sistemi nazionali. L’ordinamento globale può essere prodotto attraverso una crescita economica durevole. Tuttavia le difficoltà nella sostenibilità di un ordinamento globale sono insite nella diseguaglianza reddituale anche relativa in grado di spingere le popolazioni verso il nazionalismo. Un ordinamento globale in grado di rimuovere le diseguaglianze potrebbe essere accettato anche dai cittadini scettici.



lunedì 28 dicembre 2015

Politiche economiche per il settore dei servizi


“Pertanto, l'economia post-industriale scavò un nuovo divario nel mercato del lavoro tra chi aveva un lavoro stabile, ben pagato e gratificante nel settore dei servizi e chi aveva un lavoro instabile, mal pagato e frustrante. Il rapporto proporzionale tra le due realtà, e quindi la misura della disuguaglianza prodotta dalla transizione post-industriale, era determinato da due fattori: il livello d'istruzione e di specializzazione della forza lavoro, e il grado d'istituzionalizzazione dei mercati del lavoro nei servizi (in aggiunta all'industria manifatturiera).” (Dani Rodrik, Il sole 24 ore, 23/12/2015)


L’economia dei servizi ha rappresentato una vera rivoluzione nel sistema industriale. Una economica fondata sulla capacità del capitale umano di produrre beni, prodotti immateriali, in grado di aumentare il valore aggiunto attraverso il rafforzamento della creatività, con l’applicazione della scienza nell’esercizio delle professioni e delle attività lavorative intellettuali. Il capitalismo dei servizi è un successo legato alla presenza di una economia della conoscenza. Nelle economie evolute i servizi rappresentano circa il 75% del Prodotto Interno Lordo. Un sistema economico ing rado di sviluppare i servizi ha una probabilità maggiore di avere anche una economia sostenibile sotto il punto di vista ambientale e sociale. L’economia dei servizi ha rinforzato anche i legami comunitari attraverso l’incremento del valore delle relazioni. I servizi possono essere prodotti dagli individui in possesso delle conoscenze professionali necessarie all’interno di un contesto sociale caratterizzato dalla presenza di beni relazionali, come per esempio la fiducia, e beni pubblici come per esempio lo sviluppo del sapere.

Le reti di conoscenza come elemento fondamentale per lo sviluppo dell’economia dei servizi. L’elemento fondamentale per la creazione di una economia dei servizi è fondato sull’istruzione superiore. Il livello di scolarizzazione necessario per sostenere una economia dei servizi è alto. Sistemi economici, nei quali sono presenti solo scolarizzati con un diploma di scuola superiore, oppure una laurea triennale hanno difficoltà a sostenere una economica dei servizi. Per una economia dei servizi è necessaria la presenza di capitale umano avente un livello di istruzione superiore di tipo master, dottorato o scuola di specializzazione. La presenza di capitale umano qualificato in misura preponderante sulla popolazione residente può consentire la creazione di infrastrutture relazionali e sociali in grado di sostenere la presenza di lavoratori qualificati utilizzatori di tecnologie di alto livello. Nei paesi, nelle città, nei quartieri, nelle zone dove il tasso di scolarizzazione è basso l’economia dei servizi stenta a partire. I paesi a bassa scolarizzazione sono caratterizzati da economie agricole con un effetto recessivo sostanziale sul sistema economico. Solo attraverso la crescita della scolarizzazione di alto livello è possibile sostenere una economia dei servizi in grado di produrre valore aggiunto attraverso l’utilizzo della tecnologia. L’economia dei servizi è fondata sull’economia della conoscenza.

Lo sviluppo dell’economia della conoscenza. L’accesso all’economia della conoscenza è aperto a tutti. L’economia della conoscenza è abbastanza democratica e meritocratica. Le barriere di accesso sono costituite dalle conoscenze tecnico-scientifiche disponibili. Le conoscenze tecnico-scientifiche riguardano anche gli aspetti della lingua e della produzione culturale. Il processo di creazione della cultura è suscettibile di una valutazione tecnico-scientifica. La presenza di scuole pubbliche, di università pubbliche consente di ottenere elevati livelli di conoscenza. Tuttavia molti lavoratori rimangono privi di scolarizzazione, di professionalizzazione e ritengono di potere sopperire attraverso la sola esperienza. L’esperienza nell’economia della conoscenza è difficile da realizzare in mancanza di adeguate basi. Un lavoratore manuale può fare esperienza sul campo; un lavoratore intellettuale prima di approcciare la “produzione” deve procedere a realizzare un sistema di crescita delle conoscenze individuali. La crescita nell’economia della conoscenza può apparire riservata ad un numero ristretto di soggetti operanti all’interno di una cerchia chiusa di persone tuttavia in realtà per l’individuo o per i gruppi interessati a produrre nell’economia della conoscenza l’accesso è aperto. Il successo è una misura dell’impegno personale nella ricerca della conoscenza come strumento da impiegare nella produzione di beni e servizi anche in relazione comunitarie.

Le politiche economiche per i servizi. Le politiche economiche per l’economia dei servizi sono fondate sul rafforzamento delle istituzioni in grado di produrre conoscenza come le scuole, le università, gli istituti di ricerca e di formazione professionale di alto livello. E’ necessario prevedere l’accesso a queste istituzioni a prescindere dall’età. I lavoratori possono avere necessità di entrare nell’economia della conoscenza in varie fasi della vita lavorativa. Il policy maker può migliorare le politiche economiche dei servizi attraverso anche la predisposizione di strutture atte a rafforzare le relazioni tra persone professionalizzate: creazione di piattaforme di co-working, realizzazione di spazi per incrementare le relazioni tra professionisti, individuazione di aree all’interno delle città per il rafforzamento dell’economia della conoscenza.


La dimensione comunitaria dell’economia dei servizi. Per migliorare i servizi è necessario creare una struttura comunitaria in grado di sostenere i professionisti e di recepire i beni e i servizi realizzati. L’economia della conoscenza produce l’economia dei servizi. Tuttavia entrambe hanno necessità di essere adottate come una scelta di lungo periodo da una comunità, dai singoli, per potersi affermare sul mercato. La crescita degli scolarizzati con titolo di studio elevato, la presenza di spazi di co-working e di produzione condivisa all’interno delle città può incrementare il valore anche aggiunto prodotto dall’economia dei servizi. 

giovedì 5 febbraio 2015

Una governance della complessità per l'Europa



« Per molti leader, dalla Francia alla Finlandia, dalla Spagna alla Germania, è una questione di sopravvivenza politica dimostrare che le regole europee andranno rispettate da chiunque governi, a cominciare da Syriza.
Tuttavia sbaglierebbero a tirare troppo la corda.
[…] L'allentamento quantitativo della Bce, per esempio, può rilanciare l'economia o isolare i Paesi indebitati.[…] Il calo del prezzo del petrolio, il deprezzamento dell'euro, il miglioramento delle condizioni di credito e il fatto che la politica di bilancio nel 2015 non sia più restrittiva, possono dare il forte impulso alla crescita che manca da anni. […]Una crisi dell'euro riaccesa da Atene annullerebbe anche i progressi degli ultimi mesi.»

L’Unione Europa è caratterizzata da una forte eterogeneità. Diverse economie regionali e nazionali europee hanno diversi tassi di crescita economica, diversi livelli di disoccupazione, di risparmio, di consumo, di produzione industriale. I valori macroeconomici delle singole aree dell’Unione Europea sono caratterizzati da eterogeneità. Alla eterogeneità economica si accompagna una eterogeneità anche di carattere culturale, etnoantropologico e linguistico. Le diverse culture europee, la esistenza di stati nazione rendono l’eterogeneità ancora più forte e difficile da amministrare.

L’eterogeneità europea può essere governata attraverso un processo di governance fondato sul riconoscimento delle diversità delle caratteristiche economiche delle varie aree costitutive dell’unione. Il rafforzamento dei valori comuni, delle istituzioni europee è una politica economica indispensabile per governare una area caratterizzata da eterogeneità.  Tuttavia per conservare un assetto unitario è pure necessario creare delle istituzioni in grado di intervenire per aumentare la convergenza europea sui modelli più virtuosi di crescita economica e di produzione di valore aggiunto. Un piano perla convergenza europea che sia in grado di catalizzare le risorse verso la risoluzione dei problemi dello sviluppo economico diversificato, asimmetrico e idiosincratico che appare essere la regola dell’Unione Europa.

Per realizzare una politica economica europea è necessario operare non solo con le politiche economiche deal crescita ma pure con le politiche economiche dello sviluppo. Vi sono infatti aree dell’Unione europea nelle quali il reddito procapite è solo ¼ o anche meno del reddito procapite europeo. Per aumentare il reddito di queste aree dell’Unione europea è necessario agire attraverso la crescita di alcuni beni pubblici, sociali e comuni rilevanti anche per il privato come ad esempio l’istruzione, la sanità, la socialità diffusa, la legalità ed anche la cultura d’impresa. L’Unione Europea dovrebbe farsi carico dello sviluppo del capitale sociale attraverso la crescita della fiducia da realizzare con delle istituzioni dedite allo sviluppo economico nel riconoscimento anche delle diversità di carattere etnico e linguistico e culturale oltre che economico.

Per realizzare queste attività è necessario istituire delle agenzie, delle autority che si occupino di sviluppo economico europeo, per fare in modo che i cittadini europei abbiano le stesse possibilità di manifestare la propria personalità in tutte le aree dell’Europa Unita.
 

lunedì 12 gennaio 2015

Partiti politici europei

La crisi economica e finanziaria che si è verificata a partire dal 2007 ha  modificato il significato strutturale della costruzione europea. La crisi economica ha messo in evidenza le debolezze dell’euro. Una moneta molto forte con riferimento alla capacità di competere a livello internazionale con le altre valute eppure nello stesso tempo, una moneta incapace di realizzare una vera e propria politica economica di sviluppo economico all’interno dell’Europa. Una Europa che peraltro si scopre attraversata da una diversità di culture, religioni e tassi di crescita economica che l’euro fatica a tenere insieme in unnico contesto macroeconomico. Del resto le stesse istituzioni europee soffrono un deficit di rappresentanza che è innanzitutto politico e che pone degli enormi problemi rispetto alla possibilità da parte della politica di risolvere almeno una parte delle questioni economiche, quelle legate allo sviluppo, alla rimozione delle diseguaglianze e alla difesa degli interessi comuni  e dei diritti delle minoranze.

Tuttavia a risposta che è stata data dai partiti politici appare inadeguata. In un contesto globale caratterizzato da grandi paesi sotto il punto di  vista geografico e sotto il punto di vista economico e demografico, una Europa che si richiude nel nazionalismo sarebbe destinata alla sconfitta immediata sotto il punto di vista non solo economico, ma anche politico. E’ importante pertanto che anche i partiti  si facciano carico sul serio della questione europea strutturandosi come partiti europei ed è necessario che si comprenda chele elezioni di una determinata nazione hanno il senso di elezioni locali nel contesto europeo che certo devono essere tenute in considerazione nel processo europeo.

In effetti molti dimenticano che l’Europa è un progetto di pace, e se la guerra sembra solo un lontano ricordo è pur vero che nuove tensioni e nuovi conflitti rinfrescano una memoria che dovrebbe in realtà essere sempre chiara nella mente degli europei.

Il passaggio ad una nuova cultura politica non può che avvenire per mezzo dei partiti, per mezzo cioè di una serie di organizzazioni politiche che sappiano strutturarsi nell’Europa e superare i localismi delle singole nazioni o regioni europee.

La ri-negoziazione delle condizioni fondamentali dell’Unione Europea e delle sue politiche deve avvenire in un quadro unitario. I singoli territori, le singole nazioni le singole aree amministrative posso contrattare accordi separati con l’Ue. l’efficienza del progetto europeo può realizzarsi soltanto se si manifestano delle condizioni unitarie dello stesso. E’ difficile capire perché  la politica ha arretrato così tanto rispetto all’economia. laddove le banche sono riuscite a mettersi insieme, a creare un sistema unitario, i partiti e le organizzazioni politiche  si sono chiuse nel localismo, nel nazionalismo. La globalizzazione è un fenomeno troppo complesso per delle organizzazioni nazionalistiche o localistiche. La globalizzazione necessita di organizzazioni che sappiano guardare oltre l’interesse nazionale e proprio attraverso questo sconfinamento portano gli interessi nazionali nel dibattito politico-economico globale. Le organizzazioni economiche sono spesso criticate per la loro capacità di costruzione negoziale, per il fatto che sono in grado di creare nuovi enti,. Nuove istituzioni per l’esercizio del potere informale. Alcuni si riferiscono a tali poteri come poteri  “oscuri”. In realtà le grandi corporations hanno una capacità di costruzione delle istituzioni che le organizzazioni politiche devono recuperare. Sarebbe necessario per le organizzazioni politiche esercitare la funzione della proposta legislativa non solo nei luoghi del diritto formale, come sono i parlamenti e le assemblee elettive, ma pure nei k luoghi del diritto informale, come le varie organizzazioni che si occupano del dialogo transatlantico oppure euro asiatico, per fare in modo che gli interessi dei cittadini, attraverso il mandato della rappresentanza tipico delle democrazie occidentali, possa trovare  adeguata rappresentanza anche nei nuovi contesto di produzione di diritto, di norme e di governance.  I partiti, le organizzazioni politiche  possono in questo senso realizzare molte degli intendimenti che si prefiggono, attraverso la partecipazione ad un processo costruttivo, fondato sulla proposta e sul dialogo. IL riconoscimento della possibilità di cambiare la struttura normativa  e politica economica della globalizzazione è fondamentale per l’esercizio di una attività politico-partitica nella globalizzazione.