giovedì 28 gennaio 2016

Il mercatismo facile delle bad bank


« Questo pasticcio nasce da una contraddizione di fondo tra due obiettivi in contrasto tra di loro: quello di agevolare la vendita sul mercato delle sofferenze bancarie, grazie alla garanzia statale, e quello di evitare che tale garanzia sia un aiuto di Stato. È la classica “botte piena e moglie ubriaca”. L’intervento statale avrebbe avuto senso solo se fosse stato possibile concedere la garanzia ad un prezzo agevolato; oppure nel caso di una “bad bank di sistema”, cioè di una società-veicolo unica in cui concentrare tutte le sofferenze accumulate dal sistema bancario italiano. In questi due casi lo Stato avrebbe svolto una funzione che un soggetto privato non avrebbe potuto o voluto svolgere. Ma a queste condizioni, dove ogni banca fa da sé e la garanzia statale è a “prezzi di mercato”, a cosa serve l’intervento dello Stato? Forse serve solo a dire che il governo ha mantenuto la sua promessa di risolvere il problema delle sofferenze bancarie, e che la Commissione Ue non è poi così cattiva come qualcuno vuole fare credere (soprattutto dopo il “salvataggio” delle quattro banche regionali). Insomma, il classico accordo fatto per salvare la faccia a tutti.» (Angelo Baglioni)


Il metodo della bad bank viene proposto come vincente. Tuttavia il riferimento ad un generico mercato sembra essere eccessivamente mercatista per una operazione volta a salvaguardar alcuni beni pubblici come il risparmio, la stabilità finanziaria, e il bene pubblico. La possibilità di allocare sul mercato i titoli obbligazionari ABS può essere molto bassa a causa della presenza di crediti deteriorati, di sofferenze bancarie e di tranche obbligazionarie di altissimo rischio di insolvenza. Il mercato delle sofferenze bancarie dovrebbe essere strutturato come un obbiettivo delle istituzioni europee e regolamentato con degli strumenti anche di carattere normativo ed una selezione degli operatori abilitati al trading. La probabilità di fare scattare il bail in è molto elevata con perdite contabilizzate nel bilancio dei soggetti azionisti innanzitutto.  Forse il vecchio sistema del salvataggio da parte dello Stato dovrebbe essere ripristinato: lo Stato crea un ente attraverso il quale dispone l’acquisto delle banche in crisi economica, procede ad una operazione di ristrutturazione dei crediti insieme con la Banca  Centrale Europa, con il concorso della banca centrale nazionale, procede all’identificazione di eventuali imprenditori interessante all’acquisito e rimetter la banca sul mercato. Nel frattempo la banca può continuare ad operare per i risparmiatori. Il rischio di fallimento della banca viene scongiurato, il commissariamento del management da parte dello Stato consente di realizzare una ristrutturazione creditizia accompagnata da un attività di ricerca di nuovi soci interessanti ad acquistare la nuova banca. Alla fine del processo la banca ristrutturata nella sua struttura creditizia, con un nuovo management, u nuovo azionariato, può andare sul mercato attraverso una operazione di restyling istituzionale.
Il rischio della band bank ovvero la mancata specializzazione del mercato finanziario
L’eccessiva fiducia nel mercato proposta attraverso la realizzazione del metodo della bad bank potrebbe portare il sistema bancario verso una condizione di fallimento del processo di ricollocazione delle banche in difficoltà. I mercati sono ineffcienti richiedono processi di aggiustamento, gli investitori possono essere interessati a realizzare delle attività di speculazione nell’acquisto delle obbligazioni pure consentite dallo Stato. Nonostante i mercati siano caratterizzati da un certo grado di profondità e di specializzazione  sembrano incapaci di procedere ad assimilare il complesso delle passività bancarie delle band bank. Occorre inoltre considerare che in caso di crisi sistemica, con una debolezza della ripresa economica e una economica che stenta a riprendere it assi di crescita della golden age, l’indebitamento degli Stati ed una generale condizione di precarietà anche sui mercati finanziari, i mercati potrebbero essere privi della capacità necessari per assimilare il complesso dei titoli delle bad bank. 

Un nuovo protagonismo dello Stato nell’economia
La crisi economica ha portato alla mente di tutti la debolezza del mercato finanziario, le inefficienza. L’idea di poter creare dei contratti che potessero sempre essere rivenduti a controparti solvibili è fallita. Il mercato finanziario  nel suo fallimento ha trascinato anche le banche, distrutto industrie, imprese, fatto fallire individui, famiglie organizzazioni e messo in crisi anche lo Stato. Il mercato ha difficoltà a risolvere i suo problemi di stabilità finanziaria. L’attività dello Stato come calmierante del mercato  è fondamentale soprattutto in momenti di crisi economica come nel caso delle band bank.
Imparare dal passato

La scienza economica viene intesa da alcuni come una battaglia ideologica. Niente di più sbagliato. L’economista è uno scienziato e deve guardare alla risoluzione dei problemi. Uno strumento presente nella “cassetta degli attrezzi dell’economista” è costituito dall’utilizzo dello Stato. Lo Stato può salvare le banche. Il salvataggio può avvenire attraverso disposizione dell’unione europea con una delega nei confronti degli stati nazionali ad operare. Il processo del salvataggio può avvenire nei modi tradizionali previsti dalla teoria economica: la creazione di un istituzione volte al salvataggio delle banche costituita sia dallo Stato con l’ausilio della banca d’Italia con le seguenti finalità: cambiare il management, trovare nuovi proprietari, procedere al risanamento attraverso l’acquisto delle passività ad un prezzo basso da fare scattare come elementi positivi del bilancio a seguito della ripresa economica della banca.  Alcuni potrebbero oppure a questa definizione che in realtà anche in passato lo Stato ha sbagliato negli interventi nell’economia. Tuttavia è necessari sottolineare che dobbiamo riportare il sistema economico a vivere un’alternanza stato -mercato perché qualora uno dei due enti, lo Stato e il mercato. Il rischio del mercatismo è di attribuire troppi gravami al mercato. La crisi economica ha colpito le banche, gli investitori, ha creato nuova eguaglianza e attraverso la riduzioen dell’operatività degli intermediari bancari ha ridotto anche la possibilità di salvataggi da parte di “Privati”. Un nuovo centralismo dello Stato nel salvataggio delle banche può consentire all’economia di essere più solida, più stabile, di soffrire meno per le crisi sistemiche, di cercare una nuova contrapposizione con il mercato, in una competizione anche istituzionale volta alla crescita della sostenibilità complessiva del mercato. In caso di crisi finanziaria lo Stato può intervenire a salvare gli operatori. Tuttavia lo Stato può operare solo sulla base di leggi, di norme, di regolamenti disponenti la realizzazione di istituzioni e di organizzazioni in grado di risolvere i fallimenti del mercato. Il dibattito europeo è troppo concentrato sul mercatismo, sulla libertà degli operatori del mercato e rischia di perdere il senso dell’importanza dello Stato anche per salvare le comunità, le imprese e con essi cittadini. Lo Stato è certo un ente che deve essere sottoposto ad un continuo processo di innovazione e di formazione ma che può tuttavia può essere ancora protagonista anche nella fase del capitalismo post- great financial crisis. 

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