« Questo
pasticcio nasce da una contraddizione di fondo tra due obiettivi in contrasto
tra di loro: quello di agevolare la vendita sul mercato delle sofferenze
bancarie, grazie alla garanzia statale, e quello di evitare che tale garanzia
sia un aiuto di Stato. È la classica “botte piena e moglie ubriaca”.
L’intervento statale avrebbe avuto senso solo se fosse stato possibile
concedere la garanzia ad un prezzo agevolato; oppure nel caso di una “bad bank
di sistema”, cioè di una società-veicolo unica in cui concentrare tutte le
sofferenze accumulate dal sistema bancario italiano. In questi due casi lo
Stato avrebbe svolto una funzione che un soggetto privato non avrebbe potuto o
voluto svolgere. Ma a queste condizioni, dove ogni banca fa da sé e la garanzia
statale è a “prezzi di mercato”, a cosa serve l’intervento dello Stato? Forse
serve solo a dire che il governo ha mantenuto la sua promessa di risolvere il
problema delle sofferenze bancarie, e che la Commissione Ue non è poi così
cattiva come qualcuno vuole fare credere (soprattutto dopo il “salvataggio”
delle quattro banche regionali). Insomma, il classico accordo fatto per salvare
la faccia a tutti.» (Angelo
Baglioni)
Il metodo della bad bank
viene proposto come vincente. Tuttavia il riferimento ad un generico mercato
sembra essere eccessivamente mercatista per una operazione volta a salvaguardar
alcuni beni pubblici come il risparmio, la stabilità finanziaria, e il bene
pubblico. La possibilità di allocare sul mercato i titoli obbligazionari ABS può
essere molto bassa a causa della presenza di crediti deteriorati, di sofferenze
bancarie e di tranche obbligazionarie di altissimo rischio di insolvenza. Il
mercato delle sofferenze bancarie dovrebbe essere strutturato come un obbiettivo
delle istituzioni europee e regolamentato con degli strumenti anche di
carattere normativo ed una selezione degli operatori abilitati al trading. La probabilità
di fare scattare il bail in è molto elevata con perdite contabilizzate nel bilancio
dei soggetti azionisti innanzitutto.
Forse il vecchio sistema del salvataggio da parte dello Stato dovrebbe
essere ripristinato: lo Stato crea un ente attraverso il quale dispone l’acquisto
delle banche in crisi economica, procede ad una operazione di ristrutturazione
dei crediti insieme con la Banca Centrale Europa, con il concorso della banca
centrale nazionale, procede all’identificazione di eventuali imprenditori
interessante all’acquisito e rimetter la banca sul mercato. Nel frattempo la
banca può continuare ad operare per i risparmiatori. Il rischio di fallimento
della banca viene scongiurato, il commissariamento del management da parte
dello Stato consente di realizzare una ristrutturazione creditizia accompagnata
da un attività di ricerca di nuovi soci interessanti ad acquistare la nuova
banca. Alla fine del processo la banca ristrutturata nella sua struttura
creditizia, con un nuovo management, u nuovo azionariato, può andare sul
mercato attraverso una operazione di restyling istituzionale.
Il
rischio della band bank ovvero la mancata specializzazione del mercato
finanziario
L’eccessiva fiducia nel
mercato proposta attraverso la realizzazione del metodo della bad bank potrebbe
portare il sistema bancario verso una condizione di fallimento del processo di ricollocazione
delle banche in difficoltà. I mercati sono ineffcienti richiedono processi di aggiustamento,
gli investitori possono essere interessati a realizzare delle attività di speculazione
nell’acquisto delle obbligazioni pure consentite dallo Stato. Nonostante i
mercati siano caratterizzati da un certo grado di profondità e di specializzazione
sembrano incapaci di procedere ad assimilare
il complesso delle passività bancarie delle band bank. Occorre inoltre
considerare che in caso di crisi sistemica, con una debolezza della ripresa
economica e una economica che stenta a riprendere it assi di crescita della
golden age, l’indebitamento degli Stati ed una generale condizione di precarietà
anche sui mercati finanziari, i mercati potrebbero essere privi della capacità
necessari per assimilare il complesso dei titoli delle bad bank.
Un
nuovo protagonismo dello Stato nell’economia
La crisi economica ha
portato alla mente di tutti la debolezza del mercato finanziario, le inefficienza.
L’idea di poter creare dei contratti che potessero sempre essere rivenduti a
controparti solvibili è fallita. Il mercato finanziario nel suo fallimento ha trascinato anche le banche,
distrutto industrie, imprese, fatto fallire individui, famiglie organizzazioni
e messo in crisi anche lo Stato. Il mercato ha difficoltà a risolvere i suo
problemi di stabilità finanziaria. L’attività dello Stato come calmierante del
mercato è fondamentale soprattutto in momenti
di crisi economica come nel caso delle band bank.
Imparare
dal passato
La scienza economica viene
intesa da alcuni come una battaglia ideologica. Niente di più sbagliato. L’economista
è uno scienziato e deve guardare alla risoluzione dei problemi. Uno strumento presente
nella “cassetta degli attrezzi dell’economista” è costituito dall’utilizzo
dello Stato. Lo Stato può salvare le banche. Il salvataggio può avvenire attraverso
disposizione dell’unione europea con una delega nei confronti degli stati nazionali
ad operare. Il processo del salvataggio può avvenire nei modi tradizionali previsti
dalla teoria economica: la creazione di un istituzione volte al salvataggio
delle banche costituita sia dallo Stato con l’ausilio della banca d’Italia con
le seguenti finalità: cambiare il management, trovare nuovi proprietari,
procedere al risanamento attraverso l’acquisto delle passività ad un prezzo
basso da fare scattare come elementi positivi del bilancio a seguito della
ripresa economica della banca. Alcuni potrebbero
oppure a questa definizione che in realtà anche in passato lo Stato ha
sbagliato negli interventi nell’economia. Tuttavia è necessari sottolineare che
dobbiamo riportare il sistema economico a vivere un’alternanza stato -mercato
perché qualora uno dei due enti, lo Stato e il mercato. Il rischio del
mercatismo è di attribuire troppi gravami al mercato. La crisi economica ha
colpito le banche, gli investitori, ha creato nuova eguaglianza e attraverso la
riduzioen dell’operatività degli intermediari bancari ha ridotto anche la
possibilità di salvataggi da parte di “Privati”. Un nuovo centralismo dello
Stato nel salvataggio delle banche può consentire all’economia di essere più
solida, più stabile, di soffrire meno per le crisi sistemiche, di cercare una
nuova contrapposizione con il mercato, in una competizione anche istituzionale
volta alla crescita della sostenibilità complessiva del mercato. In caso di
crisi finanziaria lo Stato può intervenire a salvare gli operatori. Tuttavia lo
Stato può operare solo sulla base di leggi, di norme, di regolamenti disponenti
la realizzazione di istituzioni e di organizzazioni in grado di risolvere i
fallimenti del mercato. Il dibattito europeo è troppo concentrato sul
mercatismo, sulla libertà degli operatori del mercato e rischia di perdere il
senso dell’importanza dello Stato anche per salvare le comunità, le imprese e
con essi cittadini. Lo Stato è certo un ente che deve essere sottoposto ad un
continuo processo di innovazione e di formazione ma che può tuttavia può essere
ancora protagonista anche nella fase del capitalismo post- great financial
crisis.
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