domenica 24 gennaio 2016

Un mercato del petrolio plurale

 “Molti analisti si aspettano ulteriori diminuzioni prima che i prezzi ritornino a salire. Goldman Sachs, che prima della crisi finanziaria del 2008 aveva previsto un petrolio fino a 200 dollari al barile nel corso di una “super bolla”, ora stima che i prezzi potrebbero scendere fino a 20 dollari. Morgan Stanley – al contrario – prevede un rimbalzo nella seconda metà del 2016 fino a un prezzo medio di 37 dollari, pur sempre in calo rispetto alle sue stesse previsioni precedenti, che erano di 60 dollari a barile.” (Marzio Galeotti e Alessandro Lanza)

La riduzione del prezzo del petrolio accompagnata da una crescita dell’offerta e dalla crescita della domanda può essere caratterizzata da elementi di conflitto tra i vari paesi produttori nel tentativo di ridurre la convenienza a investire per la produzione di nuovi giacimenti. Il conflitto tra i paesi produttori per l’egemonia produttiva è traslato sui bilanci pubblici. Paesi produttori con bilanci pubblici solidi sostengono la politica del ribasso dei prezzi del petrolio attraverso il mantenimento di elementi di welfare sociale. Tuttavia la tendenza al ribasso del prezzo del petrolio potrebbe anche depurare il mercato di bolle speculative precedenti volte ad un incremento del prezzo per finanziare l’industria estrattiva. I bilanci dei paesi produttori potrebbero andare in crisi. Le posizioni lunghe assunte dagli investitori per trovare tutela basate sulla previsione di un aumento del prezzo del petrolio potrebbero portare scattare tra 3-5 anni. La riduzione del prezzo del petrolio può avvantaggiare i paesi di nuova industrializzazione e consentire al medio oriente di ottenere un posizionamento internazionale orientato sia all’occidente, sia all’africa e all’oriente. Il prezzo basso del petrolio è inserito in un contesto generalizzato di riduzione dei prezzi e partecipa alla deflazione sistematica globale.
Il conflitto tra i paesi produttori di petrolio
Il conflitto tra i paesi produttori di petrolio potrebbe portare ad una riduzione ulteriore del prezzo del petrolio. Il gioco a somma zero posto in essere tra i produttori attacca le riserve disponibili. Paesi con riserve strutturate possono resistere a lungo rispetto a paesi con riserve minori. Tuttavia il prezzo basso del petrolio può incidere sul posizionamento internazionale di un paese produttore, sulla capacità dei produttori di finanziare attraverso i proventi dell’industria estrattiva politiche economiche di welfare state, e blocca gli investimenti nel settore. Il gioco a somma zero tra i produttori di petrolio può essere vinto dal paese con maggiori riserve o, in alternativa, dal paese con maggiore protezione internazionale. La protezione internazionale può dare ai paesi produttori credito per sostenere l’investimento nell’apertura anche di pozzi petroliferi nuovi volti ad incrementare il numero dei barili offerti al mercato. La protezione internazionale consente anche di trovare con facilità mercati di sbocco per il greggio e garantire anche un miglioramento delle politiche economiche del welfare state. I paesi produttori di petrolio tendono ad avere delle posizioni internazionali di chiusura. L’apertura ai mercati internazionali può essere un elemento di sicurezza per evitare il trasferimento delle perdite subite sul mercato del greggio ai bilanci dello Stato e per consentire alla popolazione di permanere ad un livello di benessere elevato. La strategia per superare il pericolo di una stagnazione durevole del prezzo del petrolio dovrebbe quindi essere fondata sulla gestione delle riserve ottimale agganciata ad una politica internazionale volta ad ottenere credito accompagnato anche da una difesa con contratti assicurativi di lungo periodo. I paesi produttori possono impiegare le riserve per resistere all’attacco ribassista sul prezzo e il credito per incrementare i giacimenti petroliferi e per investire nel settore a beneficio delle casse dello Stato e dei cittadini.
La condizione di bilancio dei paesi produttori
Il bilancio dei paesi produttori può essere colpito dalla riduzione del prezzo del petrolio. Gli stati produttori potrebbero essere costretti a ridurre l’investimento pubblico per garantire servizi e diritti alla popolazione nel campo dell’istruzione, della sanità, dei trasporti pubblici e della sicurezza nazionale. I paesi produttori di petrolio in genere hanno mostrato una capacità bassa di accedere a forme di organizzazione dell’economia interna fondata su diversificazione, formazione di capitale umano, crescita economica. La crisi del petrolio potrebbe destinare alcuni paesi produttori ad una condizione di marginalità anche sul piano politico internazionale. Per rafforzare la struttura di bilancio i paesi produttori potrebbero rafforzare i consessi destinati ad accogliere le decisioni relative alla produzione del petrolio. I grandi paesi produttori potrebbero anche decidere di abbassare il prezzo del petrolio in modo strutturale con conseguenze di scarso rilievo.
Il ruolo delle organizzazioni internazionali e il vantaggio per i paesi di nuova industrializzazione
L’organizzazione dei produttori di petrolio dovrebbe essere in grado di realizzare un contrllo sui prezzi e sulle quantità offerte nel mercato. Il prezzo del petrolio basso mette in evidenza la scarsa operatività dell’OPEC. Le organizzazioni internazionali dovrebbero consentire ai mercati di operare in una condizione di stabilità anche se relativa. L’aumento del prezzo del petrolio dovrebbe avvenire attraverso una riorganizzazione produttiva decisa dai paesi partecipanti all’OPEC. Tuttavia i paesi produttori potrebbero decidere di chiudere il mercato all’ingresso di nuovi competitor.
I paesi di nuova industrializzazione possono ottenere molti vantaggi dal prezzo del petrolio basso. L’industrializzazione dei paesi asiatici e africani diventa accessibile con i prezzi attuali. La politica dei bassi prezzi del petrolio può spostare la capacità produttiva industriale dall’occidente verso l’oriente e l’Africa. Sul lungo periodo anche i paesi africani ed asiatici aventi accesso all’industrializzazione potrebbero accedere alla produzione di petrolio ed incrementare il novero dei paesi produttori.
La fine di un’epoca
Il numero di paesi produttori di petrolio è aumentato. Il controllo sulle quantità prodotte, grazie anche alla nuova tecnologia estrattiva, deve essere negoziato con i nuovi produttori. La governance del mercato petrolifero può portare ad una crescita del prezzo del petrolio nella considerazione della presenza di nuovi paesi produttori attuali e futuri. L’industrializzazione, il grado di apertura internazionale prodotto a seguito della conclusione dell’isolamento politico ed economico di alcuni paesi, porta ad incrementare l’offerta. Il sistema fondato su pochi produttori di petrolio in grado di decidere le quantità e i prezzi sembra essere finito. Il nuovo mercato del petrolio a livello internazionale è caratterizzato da una pluralità di soggetti produttori in grado di avere un impatto sulle produzione anche in presenza di prezzi bassi grazie al credito ottenuto dai mercati finanziari internazionali.
Una deflazione globale

L’economia della globalizzazione sembra orientata verso un processo di deflazione globale perdurante. I prezzi dei beni, dei salari, perfino delle materie prime tendono ad essere ridotti. Il ruolo delle banche centrali diventa marginale. Le banche centrali hanno difficoltà a produrre inflazione anche solo nei limiti del 2-3%. Il rischio della deflazione insieme con la marginalità dei mercati finanziari genera un ruolo nuovo per i mercati finanziari. La deflazione potrebbe essere sconfitta con nuovi accordi internazionali volti a ridisegnare le istituzioni multilaterali esistenti e a crearne nuove.

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