“Molti analisti si aspettano ulteriori
diminuzioni prima che i prezzi ritornino a salire. Goldman Sachs, che prima
della crisi finanziaria del 2008 aveva previsto un petrolio fino a 200 dollari
al barile nel corso di una “super bolla”, ora stima che i prezzi potrebbero
scendere fino a 20 dollari. Morgan Stanley – al contrario – prevede un rimbalzo
nella seconda metà del 2016 fino a un prezzo medio di 37 dollari, pur sempre in
calo rispetto alle sue stesse previsioni precedenti, che erano di 60 dollari a
barile.” (Marzio
Galeotti e Alessandro Lanza)
La riduzione del prezzo del petrolio accompagnata da
una crescita dell’offerta e dalla crescita della domanda può essere
caratterizzata da elementi di conflitto tra i vari paesi produttori nel
tentativo di ridurre la convenienza a investire per la produzione di nuovi
giacimenti. Il conflitto tra i paesi produttori per l’egemonia produttiva è
traslato sui bilanci pubblici. Paesi produttori con bilanci pubblici solidi
sostengono la politica del ribasso dei prezzi del petrolio attraverso il
mantenimento di elementi di welfare sociale. Tuttavia la tendenza al ribasso
del prezzo del petrolio potrebbe anche depurare il mercato di bolle speculative
precedenti volte ad un incremento del prezzo per finanziare l’industria
estrattiva. I bilanci dei paesi produttori potrebbero andare in crisi. Le
posizioni lunghe assunte dagli investitori per trovare tutela basate sulla
previsione di un aumento del prezzo del petrolio potrebbero portare scattare
tra 3-5 anni. La riduzione del prezzo del petrolio può avvantaggiare i paesi di
nuova industrializzazione e consentire al medio oriente di ottenere un
posizionamento internazionale orientato sia all’occidente, sia all’africa e all’oriente.
Il prezzo basso del petrolio è inserito in un contesto generalizzato di
riduzione dei prezzi e partecipa alla deflazione sistematica globale.
Il conflitto tra i paesi produttori di
petrolio
Il
conflitto tra i paesi produttori di petrolio potrebbe portare ad una riduzione
ulteriore del prezzo del petrolio. Il gioco a somma zero posto in essere tra i
produttori attacca le riserve disponibili. Paesi con riserve strutturate
possono resistere a lungo rispetto a paesi con riserve minori. Tuttavia il
prezzo basso del petrolio può incidere sul posizionamento internazionale di un
paese produttore, sulla capacità dei produttori di finanziare attraverso i
proventi dell’industria estrattiva politiche economiche di welfare state, e
blocca gli investimenti nel settore. Il gioco a somma zero tra i produttori di
petrolio può essere vinto dal paese con maggiori riserve o, in alternativa, dal
paese con maggiore protezione internazionale. La protezione internazionale può dare
ai paesi produttori credito per sostenere l’investimento nell’apertura anche di
pozzi petroliferi nuovi volti ad incrementare il numero dei barili offerti al
mercato. La protezione internazionale consente anche di trovare con facilità
mercati di sbocco per il greggio e garantire anche un miglioramento delle
politiche economiche del welfare state. I paesi produttori di petrolio tendono
ad avere delle posizioni internazionali di chiusura. L’apertura ai mercati
internazionali può essere un elemento di sicurezza per evitare il trasferimento
delle perdite subite sul mercato del greggio ai bilanci dello Stato e per
consentire alla popolazione di permanere ad un livello di benessere elevato. La
strategia per superare il pericolo di una stagnazione durevole del prezzo del
petrolio dovrebbe quindi essere fondata sulla gestione delle riserve ottimale
agganciata ad una politica internazionale volta ad ottenere credito accompagnato
anche da una difesa con contratti assicurativi di lungo periodo. I paesi
produttori possono impiegare le riserve per resistere all’attacco ribassista
sul prezzo e il credito per incrementare i giacimenti petroliferi e per
investire nel settore a beneficio delle casse dello Stato e dei cittadini.
La condizione di
bilancio dei paesi produttori
Il
bilancio dei paesi produttori può essere colpito dalla riduzione del prezzo del
petrolio. Gli stati produttori potrebbero essere costretti a ridurre l’investimento
pubblico per garantire servizi e diritti alla popolazione nel campo dell’istruzione,
della sanità, dei trasporti pubblici e della sicurezza nazionale. I paesi
produttori di petrolio in genere hanno mostrato una capacità bassa di accedere
a forme di organizzazione dell’economia interna fondata su diversificazione,
formazione di capitale umano, crescita economica. La crisi del petrolio
potrebbe destinare alcuni paesi produttori ad una condizione di marginalità
anche sul piano politico internazionale. Per rafforzare la struttura di
bilancio i paesi produttori potrebbero rafforzare i consessi destinati ad
accogliere le decisioni relative alla produzione del petrolio. I grandi paesi
produttori potrebbero anche decidere di abbassare il prezzo del petrolio in
modo strutturale con conseguenze di scarso rilievo.
Il ruolo delle
organizzazioni internazionali e il vantaggio per i paesi di nuova
industrializzazione
L’organizzazione
dei produttori di petrolio dovrebbe essere in grado di realizzare un contrllo
sui prezzi e sulle quantità offerte nel mercato. Il prezzo del petrolio basso
mette in evidenza la scarsa operatività dell’OPEC. Le organizzazioni
internazionali dovrebbero consentire ai mercati di operare in una condizione di
stabilità anche se relativa. L’aumento del prezzo del petrolio dovrebbe
avvenire attraverso una riorganizzazione produttiva decisa dai paesi
partecipanti all’OPEC. Tuttavia i paesi produttori potrebbero decidere di
chiudere il mercato all’ingresso di nuovi competitor.
I
paesi di nuova industrializzazione possono ottenere molti vantaggi dal prezzo
del petrolio basso. L’industrializzazione dei paesi asiatici e africani diventa
accessibile con i prezzi attuali. La politica dei bassi prezzi del petrolio può
spostare la capacità produttiva industriale dall’occidente verso l’oriente e l’Africa.
Sul lungo periodo anche i paesi africani ed asiatici aventi accesso all’industrializzazione
potrebbero accedere alla produzione di petrolio ed incrementare il novero dei
paesi produttori.
La fine di un’epoca
Il
numero di paesi produttori di petrolio è aumentato. Il controllo sulle quantità
prodotte, grazie anche alla nuova tecnologia estrattiva, deve essere negoziato
con i nuovi produttori. La governance del mercato petrolifero può portare ad
una crescita del prezzo del petrolio nella considerazione della presenza di
nuovi paesi produttori attuali e futuri. L’industrializzazione, il grado di
apertura internazionale prodotto a seguito della conclusione dell’isolamento
politico ed economico di alcuni paesi, porta ad incrementare l’offerta. Il sistema
fondato su pochi produttori di petrolio in grado di decidere le quantità e i
prezzi sembra essere finito. Il nuovo mercato del petrolio a livello
internazionale è caratterizzato da una pluralità di soggetti produttori in
grado di avere un impatto sulle produzione anche in presenza di prezzi bassi
grazie al credito ottenuto dai mercati finanziari internazionali.
Una deflazione
globale
L’economia
della globalizzazione sembra orientata verso un processo di deflazione globale
perdurante. I prezzi dei beni, dei salari, perfino delle materie prime tendono
ad essere ridotti. Il ruolo delle banche centrali diventa marginale. Le banche
centrali hanno difficoltà a produrre inflazione anche solo nei limiti del 2-3%.
Il rischio della deflazione insieme con la marginalità dei mercati finanziari
genera un ruolo nuovo per i mercati finanziari. La deflazione potrebbe essere
sconfitta con nuovi accordi internazionali volti a ridisegnare le istituzioni multilaterali
esistenti e a crearne nuove.
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