venerdì 22 aprile 2016

La Governance UE dei Mercati Finanziari


L’integrazione bancaria e finanziaria europea rimane il grande obbiettivo dell’Unione Europea. L’UE nata come mercato unico conserva l’orientamento alla creazione di una economia integrata in grado di connettere le parti costituenti nel sistema unico europeo. I dati relativi alla integrazione finanziaria mettono in evidenza il raggiungimento di elementi positivi sia per il disegno istituzionale sia per l’impatto dell’UE e dell’euro sul sistema bancario e finanziario. L’integrazione è il grande obbiettivo dell’Unione Europea. La struttura finanziaria europea può consentire l’efficientamento del sistema bancario e finanziario. Il modello dell’Unione Europea viene spesso considerato privo di efficienza a causa della mancanza di una leadership politica chiara pure nella presenza di una struttura burocratica-amministrativa.

Il ruolo del sistema finanziario in Europa può essere valorizzato. L’Unione Europea è orientata alla centralità del sistema bancario. I mercati finanziari europei hanno un livello di efficienza basso. Uno dei problemi per l’integrazione europea è nell’eccesso di bancocentrismo. Il gioco a somma zero tra bancocentrismo e sviluppo dei mercati finanziari può essere superato. Il sistema bancario europeo governato dalla BCE sembra essere caratterizzato da una lentezza nella promozione del sistema economico complessivo. Il settore dei servizi è in grado di sviluppare l’economia. La trappola dell’economia europea caratterizzata da invecchiamento della popolazione accompagnata da una riduzione della industrializzazione può essere sconfitta attraverso l’incremento della centralità dei mercati finanziari volti anche alla promozione delle istituzioni inclusive. I mercati finanziari possono avere un ruolo determinante nel processo volto alla realizzazione di una economia sostenibile mediate l’investimento destinato alle imprese in grado di investire nell’economia produttiva nel rispetto dell’ambiente. Il pregiudizio europeo nei confronti del mercato finanziario deve essere superato. I mercati finanziari possono consentire l’investimento anche nella tecnologia in grado di fare crescere in modo strutturale il prodotto interno lordo pro capite. Le banche hanno molti limiti nel sostenere il lavoro degli imprenditori. La capacità delle banche di investire in progetti finanziari rischiosi è bassa. I progetti promozionati dalle start up, dai centri di ricerca, dalle imprese innovativi hanno livelli di rischio elevato. Le imprese operanti nel settore della innovazione tecnologica hanno bisogno di operatori finanziari in grado di svolgere al meglio l’attività di offerta del credito.

Il rischio dell’etero-direzione dell’economia. La contrapposizione tra banche e mercati finanziari è dovuta alla paura della etero-direzione dell’economia. Le classi dirigenti delle banche, delle imprese, la governance complessiva del sistema economico teme di delegare ai mercati finanziari una parte della capacità decisionale. Le imprese possono avere la capacità di investire nell’assetto proprietario delle banche entro i limiti previsti dalla legge. La presenza di una condizione di controllo delle imprese nelle banche può portare ad ottenere delle condizioni di favore nella gestione dell’erogazione dei finanziamenti. Tuttavia anche le imprese operanti nell’investimento attraverso il mercato finanziario può portare alla realizzazione di un sistema economico efficiente. L’obbiettivo del sistema finanziario deve essere il seguente: offrire risorse ai soggetti meritevoli sia per motivazioni di carattere imprenditoriale volte ad incrementare il livello dell’innovazione tecnologica e il valore aggiunto prodotto sia per ragioni sociali volte alla realizzazione di una società orientata alla fruizione piena dei diritti di cittadinanza. L’etero-direzione può essere controllata attraverso la finanziarizzazione dell’economia e la creazione di global players orientati alla promozione della produzione attraverso la finanza. I mercati finanziari possono essere controllati. La governance europea può essere orientata al controllo dei mercati finanziari per sostenere la crescita economica e la struttura fondamentale dell’economia europea.

I dati relativi al mercato finanziario in un confronto tra l’Eurozona e gli Usa. Il data base della Banca Mondiale riporta una serie di informazione relative al sistema finanziario globale. I dati fanno riferimento sia all’andamento del sistema bancario sia al mercato finanziario. I dati relativi alla finanziarizzazione e alla centralità del mercato finanziario mettono in evidenza il ruolo minoritario della finanza in Europa. La variabile intitolata “Stock market capitalization to GDP (%)” mette in evidenza il “Total value of all listed shares in a stock market as a percentage of GDP.” Il valore totale delle azioni quotate nel mercato finanziario come percentuale del PIL nell’eurozone è aumentato dal 2003 al 2007 da un valore del 40,31% al 69,76% un incremento di 20 punti percentuali. Negli Usa il valore delle azioni quotate nei mercati finanziari come percentuale del PIL è aumentato dal 110,8% al 136,9% un incremento di 21 punti percentuali. Dal 2007 al 2012 il valore delle azioni quotate nel mercato come percentuale del PIL è stato ridotto sia nell’eurozona sia negli Stati Uniti. Nell’eurozona il valore delle azioni quotate è passato dal 69,76% del 2007 al 36,53% del 2012. Il valore delle azioni quotate come percentuali del Prodotto interno lordo negli Stati Uniti è diminuito da 136,9% al 106,9%. La crisi economica ha modificato il valore delle azioni quotate nei mercati finanziari come percentuale del PIL. La riduzione del valore delle azioni è grave anche in considerazione dell’abbattimento del PIL in occasione della crisi finanziaria. Tuttavia la distinzione tra l’economia americana e dell’eurozona rimane importante. La finanziarizzazione dell’economia nell’eurozona è ad un livello basso.


Le politiche economiche dell’integrazione finanziaria europea nella globalizzazione. L’integrazione finanziaria europea deve avvenire sia attraverso la centralità del sistema bancario sia attraverso i mercati finanziari. L’etero-direzione dei mercati finanziari può essere una opportunità per l’esercizio della governance per la classe dirigente europea. I mercati finanziari possono essere controllati. La presenza competitiva del rapporto tra banca e mercati può essere un elemento fondamentale nello sviluppo economico dell’Unione Europea. L’eurozona è un modello anche per molti paesi africani. Il perfezionamento di politiche fondate su moneta unica, del bancocentrismo e sviluppo dei mercati finanziari può portare ad una fase nuova delle istituzioni comunitarie con un rafforzamento della governance europea nella globalizzazione.  



mercoledì 20 aprile 2016

Industria sostenibile



La produzione di Co2 per abitante è stata ridotta in Europa. Esiste una relazione tra riduzione della produzione industriale dovuta alla crisi finanziaria e riduzione della produzione di CO2 per abitante.

La conferenza di Parigi ha messo in evidenza la necessità di realizzare delle riduzioni delle emissione della CO2. La produzione di CO2 è legata alla presenza di industrie inquinanti. I paesi aventi una struttura industriale predominante hanno un livello di CO2 elevato. Il cambiamento dei processi di industrializzazione può comportare la riduzione delle emissioni di CO2. L’economia della robotica, dell’informatica, della Intelligenza Artificiale può comportare una ottimizzazione della produzione nella riduzione delle emissioni di CO2.

La CO2 per abitante nell’Unione Europea. L’Eurostat ha pubblicato i dati relativi alla produzione di Co2 per abitante. I dati della produzione di CO2 per abitante possono essere rappresentati come ordinamento attraverso l’utilizzo della funzione Excel “Ordina dal più grande al più piccolo”. I dati fanno propongono una comparaizone tra: “ […] the level of CO2 emissions per inhabitant in the EU with levels in developing countries, in tonnes per inhabitant. For EU Member States: this indicator is compiled using the data on CO2 emissions […] provided in the official submission of the European Commission to the UNFCCC; and per capita emissions are calculated using Eurostat population statistics. For developing countries: this indicator is compiled using fuel combustion related CO2 emissions published by the IEA and per capita emissions are calculated population statistics published by the IEA. Developing countries are here identified with the 'developing countries and territories' on the OECD Development Assistance Committee List of Aid Recipients; for which CO2 emission data are available.” Il Lussemburgo è al primo posto della classifica indicata con un valore pari a 20,7. L’Estonia è al secondo posto con un valore pari a 12,9. La Repubblica Ceca è al terzo posto con un valore pari a 10,6. La Germania ha un valore della variabile pari a 10, il Regno Unito pari a 7,6, l’Italia pari a 6,5, la Spagna pari a 5,9 e la Francia pari a 5,7. Gli ultimi posti della classifica sono occupati dalla Croazia con un valore pari a 4,5, dalla Romania con un valore pari a 4,2 e dalla Lettonia con un valore pari a 3,6. Le nazioni e i territori riceventi aiuti in termini di sviluppo occupano la posizione ultima con un valore pari a 2,9.

La modificazione del valore delle emissioni nel corso del tempo. I dati dell’Eurostat mettono in evidenza il valore delle emissioni di CO2 per abitante in relazione dal 1990 al 2012. I dati dell’Italia, della Germania, della Spagna, della Francia e del Regno Unito mettono in evidenza la presenza di un punto di svolta nel 2005. Le emissioni pro capite di CO2 sono aumentate dal 1990 fino a metà degli anni duemila per i paesi considerati. A partire del 2005 in poi il valore delle emissioni è stato ridotto. La crisi economica ha ridotto la produzione industriale. La riduzione della produzione industriale ha avuto un impatto sulla riduzione delle emissioni di Co2. L’anno 2005 èsintomatico di un cambiamento nel processo produttivo di CO2 per i paesi considerati ovvero: Italia, Spagna, Francia e Germania. Possiamo analizzare il settennato precedente al 2005 e il settennato successivo al 2005 per verificare l’andamento della produzione di CO2 per abitante. La produzione di CO2 per abitante nel periodo 1998-2005 per l’Italia è stata pari all’8,2 ed è stata ridotta dell’8,4% nel periodo successivo fino a giungere al valore di 7,5. La produzione di CO2 per abitante per la Spagna è passata da 7,775 del periodo 1998-2005 a 7,025 nel periodo 2005-2012 con una riduzione equivalente al 9,64%. La produzione media di Co2 per abitante in Francia è stata diminuita dal 6,9 al 6,2 con una riduzione del 10,37% nel passaggio dal settennato 1998-2005 al settennato 2005-2012. La produzione di CO2 per abitante della Germania è passata dal 10,83 come media del periodo 1998-2005 al 10,175 come media del periodo 2005-2012 con una riduzione equivalente al 6,11%. In media il tasso di crescita della produzione di CO2 per abitante calcolata dall’Eurostat è passata dall’essere positiva i media nel periodo 1998-2005 ad essere negativa nel periodo 2005-2012 per l’Italia, Spagna, Francia e Germania. In modo particolare il tasso di crescita medio della CO2 per abitante è stato positivo nel periodo 1998-2005 per poi diventare negativo nel periodo 2005-2012. L’Italia è passata da un tasso di crescita della CO2 per abitante pari allo 0,938 nel periodo 1998-2005 ad un tasso di crescita pari al -3,21% nel periodo 2005-2012. Il tasso di crescita della CO2 per abitante è passato dal 2,89% del periodo 1998-2005 al -3,91% del periodo 2005-2012 per la Spagna. Il tasso di crescita medio della produzione di CO2 per abitante è passato dallo 0,033% del periodo 1998-2005 al -2,30% del periodo 2005-2012 per la Francia. Il tasso di crescita della produzione di CO2 in Germania è passata dallo -0,9% del periodo 1998-2005 allo -0,78% del periodo 2005-2012. La Germania è l’unico paese selezionato con un tasso di crescita della CO2 per abitante negativo in entrambi i settennati considerati. La riduzione della produzione di CO2 della Germania è una politica strutturale precedente alla crisi finanziaria. La riduzione della produzione di CO2 per abitante in Germania potrebbe riflettere un processo di localizzazione della produzione nei paesi asiatici.


geo\time
2012
Luxembourg
20,7
Estonia
12,9
Czech Republic
10,6
Iceland
10,4
Germany
10
Netherlands
9,9
Finland
9,4
Belgium
9,1
Norway
8,9
Poland
8,4
Ireland
8,3
Greece
8,2
Cyprus
8,2
Austria
8,1
Slovenia
7,6
United Kingdom
7,6
EU (28 countries)
7,4
EU (27 countries)
7,4
Denmark
7,1
Malta
6,7
Bulgaria
6,6
Italy
6,5
Slovakia
6,5
Spain
5,9
France
5,7
Switzerland
5,4
Portugal
4,8
Sweden
4,8
Turkey
4,8
Lithuania
4,7
Hungary
4,6
Croatia
4,5
Romania
4,2
Latvia
3,6
Countries and territories receiving Official Development Assistance
2,9



CO2 PER ABITANTE
1998-2005
2005-2012
RIDUZIONE PERCENTUALE
8,2625
7,5625
Italy
-8,472
7,775
7,025
Spain
-9,646
6,9875
6,2625
France
-10,376
10,8375
10,175
Germany
-6,113
TASSI DI CRESCITA
TASSO DI CRESCITA
0,938
-3,21
Italy
2,899
-3,91
Spain
0,033
-2,30
France
-0,903
-0,78
Germany

domenica 17 aprile 2016

La Governance dell’Economia dei Trasporti



In Italia il numero di chilometri di autostrada costruiti è basso. Il numero di autoveicoli pro capite è elevato in Italia. Incrementare gli investimenti nei trasporti può ridurre la diseguaglianza sociale.

Il governo è orientato alla realizzazione di una fusione tra il gruppo delle Ferrovie dello Stato, alcune aziende locali dei trasporti e l’Anas. L’idea di una azienda grande per il trasporto pubblico è coerente con l’indirizzo del governo volto alla creazione di un sistema economico caratterizzato da players di dimensioni rilevanti. Gli investimenti nel settore dei trasporti sono fondamentali. La globalizzazione è fondata sull’efficienza del settore dei trasporti. Tuttavia gli investimenti nella rete stradale italiana sembrano essere privi di efficienza in un confronto con gli investimenti realizzati nell’ambito dell’Unione Europea.

I km di autostrade percorribili costruiti. L’Italia ha investito poco nella realizzazione di chilometri di autostrade percorribili. Tra il 2009 e il 2013 la Spagna ha realizzato 958 km di strade percorribili, la Francia 389 km, la Germania 104, l’Italia 65 e il Regno Unito 61. I dati sono raccolti dall’Eurostat. La Spagna ha incrementato del 6,83% i chilometri della rete stradale, la Francia del 3,48%, l’Italia dello 0,98%. Le politiche economiche dei trasporti potrebbero prevedere una crescita dei chilometri costruiti a prescindere dalla governance dell’ente realizzatore. E’ chiaro che il sistema stradale necessita di una organizzazione istituzionale dedicata in grado di incrementare l’efficienza delle opere e di migliorare la condizione dei cittadini nell’esercizio dei diritti della mobilità. Il diritto alla mobilità, anche sostenibile, è un diritto fondamentale della persona umana. Il Governo potrebbe prevedere una crescita dei chilometri della rete stradale costruita superiore al 3% nel quinquennio 2016-2021.

Il numero di veicoli pro capite. Occorre considerare il numero dei chilometri costruiti anche con riferimento al numero dei veicoli procapite. L’Italia è al primo posto per numero di veicoli pro capite. Nel 2014 il numero di veicoli pro capite in Italia è stato pari a 0,69. In Germania il numero di veicoli pro capite nel 2014 è stato pari a 0,61. In Spagna il numero di veicoli pro capite è stato pari a 0,59 nel 2014. Il numero di veicoli pro capite nel Regno Unito nel 2014 è stato pari a 0,53. L’Italia ha un numero di veicoli pro capite elevato a fronte di un numero di chilometri di autostrade costruire inferiore rispetto ai paesi considerati ovvero Spagna, Francia, Germania e Regno Unito. Il numero elevato di veicoli pro capite è anche un segnale dell’efficienza bassa raggiunta da mezzi alternativi come ad esempio il treno. Gli italiani esprimono una preferenza per il veicolo anche a fronte di un investimento in chilometri per autostrade ridotto.


La governance dei trasporti. Gli investimenti pubblici nella rete stradale dovrebbero essere incrementati. L’incremento degli investimenti è necessario per produrre una efficienza crescente. Occorre incrementare i chilometri di autostrade costruiti. E’ necessario realizzare un sistema integrato efficiente per eliminare il rischio della congestione e portare ad una crescita dell’esercizio del diritto alla mobilità. Le politiche economiche dei trasporti possono anche comportare una riduzione della diseguaglianza sociale attraverso la creazione di opportunità nuove di relazioni e sviluppo. 





sabato 16 aprile 2016

Giustizia finanziaria

La crisi ha prodotto fallimenti. I fallimenti generano crediti deteriorati. I crediti deteriorati possono essere acquistati da soggetti investitori controllati. La capacità residua del credito deteriorati mobilita l’interesse legittimo dei cittadini. Il sistema giudiziario può essere migliorato attraverso il dialogo istituzionale nell’esercizio della contrapposizione dei poteri dello Stato.

La giustizia ha un impatto sull’andamento del sistema economico. Il nesso tra giustizia ed economica ha dato origine ad un topic autonomo intitolato “Law and Economics” ovvero “Diritto ed economia”. L’affermazione del “Law and Economics” è arrivata anche nei paesi caratterizzati dal diritto scritto. L’efficienza del sistema giudiziario consente la velocizzazione del sistema economico. Gli economisti in genere chiedono al sistema giudiziario di essere in grado di riconoscere e tutelare i diritti di proprietà, di regolare con efficacia il rapporto tra soggetti attivi e soggetti passi in un negozio giuridico a contenuto creditizio, di operare nel controllo della “shadow economics” ovvero dell’economia ombra in grado di celare soci occulti, conflitti di interessi. Inoltre particolare interesse viene riservato alla giustizia nella capacità di salvare il cittadino dalle vessazioni delle grandi aziende, della pubblica amministrazione, e del sistema tributario nella capacità di disporre tasse e imposte.
La questione dei crediti deteriorati. Un ruolo particolare soprattutto a seguito della crisi finanziaria del 2007 è giocato dai crediti deteriorati o derivanti da fallimenti. Le banche hanno assistito al fallimento di numerose imprese ed organizzazioni economiche durante il periodo della crisi finanziaria. La cessione dei crediti nei confronti dei soggetti interessati richiede certezze. Il grado di certezza dell’acquisto di un credito deteriorato può essere aumentato attraverso l’utilizzo di un sistema predefinito per legge. Occorre offrire informazioni sia sul credito oggetto di acquisto, sia sul soggetto acquirente. Gli investitori di crediti deteriorati possono essere soci occulti o mandatari di soggetti economici in grado di svolgere una attività economica deleteria nei confronti del bene pubblico a seguito dall’aggiudicazione. Il legislatore dovrebbe sia determinare le procedure per l’individuazione di un ranking di affidabilità del credito deteriorato sottoposto all’acquisto della platea degli investitori sia creare un albo degli investitori rankati sulla base delle capacità, solidità finanziaria e patrimoniale con particolare attenzione alla presenza di conflitti di interessi. Il bene pubblico da tutelare è costituito dalla capacità produttiva residua del credito deteriorato. Il credito deteriorato può entrare a far parte del ciclo produttivo attraverso l’estrazione dal patrimonio del soggetto economico sottoposto alla procedura fallimentare e l’immissione conseguente nella sfera giuridica del soggetto investitore. L’investitore può utilizzare la capacità produttiva residua del credito deteriorato nel sistema economico attraverso l’estrazione di reddito, rendita e capacità di realizzazione di valore aggiunto residua. L’investitore può anche incrementare il valore del credito deteriorato mediante l’efficientamento del sistema gestionale, attraverso un management efficiente, con la finalizzazione ulteriore alla crescita produttiva. La capacità produttiva installata nel credito residuo presenta le caratteristiche di un bene rilevante per la collettività. L’utilizzo della capacità generativa di valore aggiunto residua del credito deteriorato assume la caratteristica dell’interesse legittimo. Il credito deteriorato sottoposto al processo produttivo può produrre esternalità positive, incrementare il reddito dell’organizzazione economica acquirente e ottimizzare le risorse esistenti. Il legislatore ha interesse a individuare le procedure per la determinazione delle caratteristiche del soggetto investitore acquirente per garantire il conseguimento dell’interesse legittimo consistente nella capacità di utilizzare il bene residuo nella produzione. Il legislatore potrebbe stabilire un elenco per gli investitori volto all’assegnazione di rating di affidabilità. La norma dovrebbe prevedere una analisi della condizione finanziaria del soggetto investitore per evitare sia il caso delle risorse insufficienti sia il caso del soggetto acquirente volto alla distruzione del bene acquistato. Occorre infatti evitare la trasformazione dei crediti deteriorati in wasted resources dovuta all’assegnazione dei beni a soggetti aventi interessi alla distruzione del bene acquisito. Il legislatore deve quindi tutelare il finanziatore attraverso la fornitura delle informazioni necessarie alla realizzazione dell’affare economico in condizioni di sicurezza e deve anche garantire l’interesse legittimo dei cittadini alla utilizzazione effettiva della capacità produttiva residua del credito deteriorato acquistato.
La condizione della giustizia italiana rispetto alla giustizia europea. La Commissione Europea pubblica ogni anno un report intitolato “The JusticeScoreboard”. Il rapporto per il 2016 mette confronta la condizione della giustizia italiana rispetto alla giustizia degli altri paesi facenti parte dell’Unione Europea. I risultati per il sistema giudiziario italiano sono abbastanza scadenti. Alcune tabelle relative alla condizione della giustizia italiana sono riportate di seguito. Il lettore può confrontare l’efficienza misurata per la giustizia italiana con il valore della performance della giustizia negli altri paesi considerati dal rapporto.
Il conflitto dei poteri e l’ordinamento giudiziario. La costituzione italiana è fondata sul conflitto dei poteri. I padri costituenti italiani hanno applicato alla Costituzione la proposizione montesquieiana recitante “Il potere limita il potere”. Il potere esecutivo, legislativo e giudiziario sono posti in contrapposizione egualitaria. I poteri devono affrontare una condizione di scontro istituzionale permanente nel quadro normativo previsto dalla costituzione. Il conflitto tra i poteri dello Stato produce un output necessario per il regime della Repubblica italiana: l’indipendenza dei poteri. Le relazioni tra i poteri dello Stato sono indicate nella Costituzione. Le norme relative al funzionamento del Governo, del Parlamento e della potere giudiziario sono volte a garantire l’indipendenza dei poteri. Il conflitto tra i poteri dovrebbe essere superato dall’individuazione di un bene comune nazionale dello Stato da raggiungere, conservare e porre nella disponibilità effettiva dei cittadini. I poteri dello Stato possono produrre beni pubblici rilevanti. La capacità del legislatore di essere efficiente nella predisposizione della legge, l’efficienza esecutiva del governo e la capacità del sistema giudiziario di essere pronto a rispondere alle esigenze della popolazione sono beni pubblici conseguibili attraverso un impegno collettivo delle istituzioni dello Stato. L’efficientamento del sistema giudiziario può avvenire nella considerazione del bene pubblico rappresentato dalla giustizia. Il potere legislativo e il potere esecutivo, per il tramite della predisposizione della legge e dell’esercizio delle funzioni direttive nel controllo dell’ordinamento giudiziario, possono indurre il potere giudiziario collaborante alla realizzazione di un sistema efficiente in grado di avere anche un impatto rilevante sull’economia. Il potere giudiziario può partecipare all’efficientamento del potere legislativo ed esecutivo per il conseguimento di un percorso di miglioramento istituzionale in grado di preservare la contrapposizione dei poteri e di giungere attraverso il dialogo e il riconoscimento del bene pubblico collettivo ad incrementi marginali ottimali nell’organizzazione dello Stato. Il sistema giudiziario potrebbe crescere nell’efficienza e competere con i sistemi giudiziari europei nella globalizzazione. 




giovedì 14 aprile 2016

Robot Economics

L'industria è robotizzata. C'è una speranza per il lavoro dell'uomo nella IV rivoluzione industriale ? 


Il sistema industriale è suscettibile di una robotizzazione completa. La  robotizzazione è una condizione ineluttabile per l’industria. La presenza di processi industriali ripetitivi, suscettibili di una pianificazione logistica efficiente, consente la sostituzione totale dell’uomo con il robot. La robotizzazione dell’economia industriale è una certezza in grado di incrementare la produzione. L’industria tuttavia viene spesso sopravvalutata con riferimento alla capacità di produrre lavoro. L’industria era importante negli anni 70. Il fordismo-taylorismo è un esempio di archeologia dell’organizzazione dei sistemi produttivi in grado di evidenziare la presenza di una specie particolare di sistema produttivo fondato sull’industria. I grandi complessi industriali energivori e in grado di cannibalizzare le vite dei lavoratori sono estinti. I complessi industriali giganti permangono come segno di società impegnate nel processo di accentramento dei fattori produttivi. La rivoluzione industriale fondata sull’informatica è in grado di automatizzare i processi industriali complessi. La cessione dell’industria alla robotizzazione è un obbiettivo già originario del capitalismo. Molti sono preoccupati della robotizzazione. Eppure il sogno della robotizzazione ha accompagnato lo sviluppo del sistema industriale complessivo. Il rapporto uomo-robot è un rapporto in grado di incrementare la capacità produttiva del sistema industriale. Il peso relativo dell’industria come componente del prodotto interno lordo può crescere attraverso la robotizzazione. La jobless society è una certezza nel settore dell’industria. I grandi giganti industriali del passato offriranno spunto per musei di archeologia della seconda rivoluzione industriale per i visitatori della domenica. Il lavoratore supino nei confronti del gigante produttivo fordista-taylorista è stato liberato. Le tribù comunitarie fondate nelle fabbriche, nelle organizzazioni produttive saranno estinte e con esse le rivendicazioni sindacali, politiche volte a richiedere la dignità del lavoro, i pari diritti sul lavoro, l’incremento reddituale marginale, le feste pagate, l’anticipazione del tfr, l’accorciamento dell’età pensionistica, le garanzie sul fondo pensione. Il lavoratore dell’industria è estinto. Tuttavia occorre domandarsi: davvero l’estinzione del lavoro nell’industria comporta una jobless society?

Il lavoro nel settore dei servizi. Il mercato del lavoro in realtà mostra la centralità del settore dei servizi. Il 75% per prodotto interno lordo delle economie aventi un reddito elevato è generato nel settore dei servizi. I servizi sono in grado di assorbire lavoro e nello stesso tempo sono in un certo senso liberi dai pericoli della sostituzione robotica. Sostituire un professionista operante in settore ad alta intensità di capitale umano, sociale e relazionale può essere complesso anche per un robot e per l’intelligenza artificiale, almeno allo stato attuale. Il lavoro in grado di resistere all’automazione è il lavoro in grado di produrre beni sottoposti a processi creativo, in grado di coinvolgere altre persone, ovvero di innescare un processo sociale-comunitario attraverso la predisposizione delle relazioni. Tuttavia occorre ancora andare avanti con le domande e chiedersi: davvero un processo creativo può essere libero dalla minaccia della robotizzazione? davvero l’organizzazione di strutture produttive complesse a fondamento relazionale e socio-comunitario può consentire agli essere umani di essere liberi dalla sostituzione robotica? La risposta a questa domanda è complessa e dipende dal grado di automazione presente nei processi creativi e di organizzazione relazionale delle strutture socio-comunitarie. Se infatti il grado di lavoro creativo è di tipo ripetitivo come può essere il lavoro dell’artigiano che produce manifatti simili, o di artisti che realizzano “serie” di opere o che hanno un codice produttivo-creativo efficiente ed efficace orientato ad un obbiettivo quali-quantitativo allora certamente anche il lavoro creativo può essere robotizzato. Basterebbe inserire negli algoritmi dell’intelligenza artificiale le formule ricorisive normate dal codice produttivo volto alla realizzazione di prodotti in serie. Lo stesso dicasi anche per le organizzazioni sociali-comunitarie a carattere produttivo. Se l’organizzazione ha un codice predefinito, ovvero presenta un elevato livello di automazione, allora è certo che l’intero processo interattivo intracomunitario a carattere relazionale può essere suscettibile di una riproducibilità a mezzo di robot. Il discrimine è il grado di automazione. Se il processo creativo o relazionale è ripetitivo allora può essere oggetto di un processo di automazione ovvero può essere realizzato con efficienza da un robot. In fondo il robot, o l’intelligenza artificiale, producono efficienza massima nella esecuzione di ruoli ben definiti, ripetitivi, anche se di carattere creativo o relazionale. Esistono dunque limiti alla capacità dei robot di sostituire il lavoro umano nel settore dei servizi? In teoria no se il lavoro nel settore dei servizi è suscettibile di un processo di automazione a seguito dell’individuazione di strutture ripetitive dell’esercizio della mansioni-base o di codici relazionali definiti e implementabili in un linguaggio informatico. Quale può essere allora la soluzione per la conservazione del lavoro? Il lavoro può resistere nel settore dei servizi, compresa l’attività di progettazione di robot e intelligenza artificiale, attraverso l’introduzione di path caotici dello sviluppo fondati su attività multitasking, sull’eterogeneità, sulla diversità, sulla crescita del grado di complessità dei processi fuori dall’equilibrio di sistema. La distruzione creatrice in grado di conservare il lavoro per l’essere umano è fondata sulla capacità di rompere l’ordine delle mansioni, delle procedure, delle organizzazioni, di mettere in atto processi privi di path, o di omettere le strutture assiomatiche, di produrre modificazioni strutturali a balzo, caratterizzate da complessità e da elementi di cultural mix ad alta intensità. La crescita del grado di complessità, la capacità di accogliere e performare la diversità culturale, la dimensione caotica, possono consentire di preservare il lavoro dell’uomo e dare all’essere umano un ruolo nel sistema produttivo della IV rivoluzione industriale.