La crisi economica perdurante dal 2007 ha messo in evidenza molti dei limiti dell’economia pubblica e privata italiana. L’austerità è stata la soluzione proposta a livello europeo per combattere la crisi. Tuttavia l’austerità è stata intesa in modi differenti tra i diversi paesi europei. La Germania è infatti riuscita a fare in modo che l’austerità si traducesse anche in politiche economiche favorevoli alla inclusione sociale e alla riduzione del tasso di disoccupazione attraverso la crescita del sistema industriale nazionale. L’Italia ha invece dato origine ad un sistema basato su incremento della pressione fiscale, riduzione delle spesa pubblica e allontanamento delle imprese dal sistema creditizio. L’austerità italiana è stata vissuta come una sorta di colpa da espiare, come se gli italiani ad un certo punto avessero dovuto pagare per tutte le inefficienze “commesse” negli anni passati, come se cioè la crisi economica e finanziaria fosse stata prodotta in Italia piuttosto che importata dagli Stati Uniti. L’Italia sarà certo un paese con mille problemi. Tuttavia non è stata certo l’economia italiana a produrre la crisi economica. L’Italia non avrebbe potuto produrre la crisi finanziaria soprattutto perché la grandezza del suo mercato finanziario non è tale da avere un impatto globale tale da produrre una recessione così grave come quella della “ Great Financial Crisis”. Ne deriva che l’economia italiana è stata trascinata nella crisi. L’austerità in un primo momento è stata intesa come “punizione” per le inefficienze italiane e come “espiazione” delle colpe di una economia “malata”. L’applicazione di questa definizione di austerità ha avuto degli effetti ancora più recessivi sull’economia italiana. La definizione di austerità ha assunto anche un significato culturale e morale per molti versi estraneo alla cultura italiana e pertanto quasi incomprensibile per gli italiani. Tuttavia l’instaurarsi del Governo Renzi sembra aver modificato il significato del termine austerità. Il campo semantico dell’austerità sembra quindi essere orientato dalla “colpevolizzazione” di una economia considerata parte dei “Pigs”, vocabolo anglosassone che in italiano significa “porci”, ad una nuova definizione più vicina al concetto di solidarietà sociale e al concetto di etica nel management pubblico. Laddove per solidarietà è necessario prendere in considerazione una prassi che induce coloro i quali vivono condizioni economiche favorevoli ad aiutare coloro che vivono una condizione di difficoltà, di povertà di emarginazione anche attribuendo allo Stato il ruolo di riequilibrare gli squilibri attraverso il sistema tributario informato ai criteri di giustizia. Per etica pubblica, ed in particolare per etica del management pubblico, dobbiamo intendere la capacità da parte dei soggetti che a vario titolo svolgono funzioni di amministrazione dello Stato, di partecipare della condizione economica e sociale nella quale vive quel “popolo sovrano” che è l’unico detentore della sovranità. In questo senso è necessari cogliere con favore “Il tetto ai compensi delle società controllate non quotate […] operativo a 27 mesi dal decreto Salva Italia che l’aveva introdotto” (F. Forquet, Contro i privilegi, senzademagogia, Il sole 24 ore, 29/03/2014). La riduzione del costo dell’amministrazione realizzato attraverso le scelte di politica economica e amministrativa del Governo ha maggiore senso soprattutto se si inserisce in un contesto di condivisione con le associazioni di categoria relative alla funzione pubblica, ai manager pubblici. Sarebbe infatti molto più significativo se i soggetti che operano nel “management pubblico” italiano condividessero anche sotto il punto di vista etico-morale le determinazioni del Governo Italiano. Sarebbe significativo in questo senso una determinazione di una sorta di “manifesto etico dei dirigenti della PA”, una sorta di giuramento di Ippocrate per i dirigenti della PA italiana. Il “manifesto” dovrebbe rinsaldare gli obbiettivi perseguiti dai funzionari pubblici sottolineando il loro essere “ al servizio” della comunità, della popolazione, dei singoli, specie quando versano in condizioni di necessità e bisogno.
sabato 29 marzo 2014
Il "tetto" alle remunerazioni dei dirigenti Pa: una legge dello Stato o un'etica pubblica ?
sabato 22 marzo 2014
Da cosa dipende l'economia potenziale ?
In un articolo
pubblicato oggi su Il Sole 24 ore
intitolato « Il problema con L’Europa è la crescita potenziale » si fa riferimento alla circostanza che
«[…]
la stagione dei protagonisti di questo decennio a Bruxelles sta per concludersi». Tuttavia l’Italia avrebbe un punto
critico molto importante che sarebbe non «[…] non la crescita, ma la crescita
potenziale ». Lo scenario
della crescita potenziale sarebbe davvero drammatico poiché « Nell’’ultimo documento di economia e
finanza dell’aprile 2013, lo scenario base colloca il tasso di crescita
potenziale al di sotto dello 0,5% fino al 2017. » Si tratta di una
condizione davvero difficile per l’economia italiana poiché il tasso di
crescita potenziale con difficoltà viene superato dal tasso di crescita reale e
pertanto un basso tasso di crescita potenziale lascia inferire la presenza di
un basso tasso di crescita reale ancora per 3 anni e non è da escludersi che il
tasso di crescita dell’economia reale possa essere negativo per alcuni dei 12
trimestri considerati. Inoltre nell’articolo si fa riferimento alla circostanza
che « […] la struttura del nostro sistema
è tale che gli impulsi di domanda faticano a tradursi in crescita effettiva
anche quando si supera il tasso potenziale. » In modo particolare si
mette in evidenza che « La liquidità
restituita alle imprese con lo sblocco dei debiti della Pa fatica a tradursi in investimenti;
il maggior reddito delle famiglie anche meno abbienti vien in parte
risparmiato; quote significative della domanda di beni si orientano verso le
importazioni. » Si ritiene che vi saranno dei cambianti nella
politica fiscale a sostegno delle politiche monetarie. « Chiedere lo scorporo del rapporto deficit/PIl dalla quota di
cofinanziamento nazionale per alcuni progetti approvati sotto l’egida delle Politiche
regionali comunitarie consentirebbe di liberare risorse che potrebbero essere
destinate anche al taglio del cuneo fiscale ». Inoltre si mettono in evidenza alcuni degli
elementi di maggiore criticità del sistema italiano come « il processo amministrativo, dei controlli e giudiziario costituisce un
freno agli investimenti ». Mentre resta l’enorme problema del
rapporto pubblico-privato che potrebbe
portare alla creazione « […] nuove
rendite e clientele », un rischio da scongiurare.
E’
necessario mettere in evidenza come il richiamo all’economia potenziale sia
molto importante in un contesto economico dominato dalle aspettative dei
mercati, degli operatori dei mercati, degli opinion leaders e dei policy
makers. Tuttavia è necessario sottolineare anche le aspettative dei consumatori
sono importanti in un sistema economico come quello contemporaneo orientato all’economia
dei consumi. Il cambiamento delle aspettative della classe dirigente non potrà
avvenire se non sarà preceduto e accompagnato da un cambiamento delle
aspettative dei consumatori circa l’andamento dell’economia. Fino a quando i
consumatori continueranno a considerare il sistema economico come un sistema
stagnante e caratterizzato da forti tendenze recessive ed il sistema politico
caratterizzato da alta corruzione, alta
inefficienza e forte austerità nei confronti delle politiche economiche “ espansive” le previsioni circa
il tasso di crescita dell’economia potenziale potrebbero rimane prossime allo
zero. E’ necessario considerare che il cambiamento della classe dirigente al
vertice, così come anche il cambiamento delle regole di funzionamento dell’Unione
europea sotto il punto di vista fiscale possono trovare la loro maggiore
efficienza nell’incontrare le domande di politiche economiche volte ad
incrementare il benessere dell’economia, inteso anche come felicità pubblica,
come benessere generale. Queste definizioni che sono state introdotte dalla
scuola degli economisti illuministi lombardi grazie anche all’influenza dei
profughi napoletani della rivoluzione del 99, sono fondamentali per poter
procedere ad un sostanziale miglioramento del tasso di crescita dell’economia
potenziale. Soltanto quando l’economia serve una popolazione promuovendone uno
sviluppo che sia complessivo ma soprattutto individuale delle singole persone
nei gruppi e nelle organizzazioni naturali e positive, come indicato anche nell’art.
2 della costituzione italiana, allora le aspettative circa il funzionamento
dell’economia possono sbloccare quelle risorse tali da poter far migliorare il
tasso di crescita potenziale. E’ necessario considerare che in questa ripresa
delle aspettative razionali molta importanza ha anche la capacità delle persone
di poter realizzarsi mettendo a frutto i propri talenti non solo nel lavoro, ma
anche nell’impegno associativo e sociale, e nell’essere riconosciuti come
portatori di valori ed ideali ( Nussbaum, 2012) . La capacità anche relazionale
che si sviluppa all’interno di una economia, tra i soggetti economici, può costituire un elemento fondamentale per
fare in modo che le persone pensino che l’economia sia capace di sostenere uno
sviluppo durevole e pertanto far crescere il tasso di crescita potenziale.
Per
quanto infatti l’economia sia una realtà di produzione, scambio, consumo,
risparmio, innovazione, competizione e cooperazione il suo fondamento è sempre
di carattere immateriale. Sono i beni immateriali che consentono agli
imprenditori di poter svolgere degli investimenti rischiosi, che guidano i
giovani nella formazione anche costosa sotto il punto di vista umano ed
economico, che promuovono opere che hanno una capacità installata superiore
alle immediate necessità contingenti, che sostengono opere di pianificazione e
di progettazione che sono sempre più compatibili con i bisogni di sostenibilità
sempre più avvertiti dalla popolazione.
Il
tasso di crescita potenziale può migliorare attraverso la crescita del capitale
sociale.
Come
fare a far crescere il capitale sociale ? La teoria economica fa riferimento ad
alcuni beni come l’istruzione, la sanità pubblica, ma anche l’accesso al
credito, alla proprietà, la libertà fondamentali e il riconoscimento delle
persone nella comunità, insieme con le pari opportunità, costituiscono solo
alcuni degli elementi che gli economisti sviluppisti e gli economisti che si
occupano di opportunità hanno messo a punto per i policy makers che volessero
incrementare il valore del capitale sociale a mezzo delle politiche economiche.
Far
crescere il capitale sociale potrebbe sostenere delle aspettative razionali
tali da far migliorare il tasso di crescita dell’economia potenziale.
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