lunedì 30 maggio 2016

L’élite europea e la sfida globale

Jan Dibbets-Moma-2015
L’euro consente all’élite finanziaria europea di accedere al colonialismo proprietario. La possibilità di vincere la partita globale dipende dalla capacità di tenere insieme moneta forte e benessere dei cittadini. L’industrialismo nuovo può comportare una crescita dell’offerta e della domanda in presenza di capitale umano qualificato.

L’Unione Europea è alla ricerca di una politica economica in grado di produrre crescita. La crisi ha comportato una modificazione dello scenario della produzione di valore aggiunto all’interno dell’economia. L’economia dell’Unione Europea è orientata verso il settore dei servizi. L’Europa in volta alla produzione industriale è un progetto declinante anche per la Germania. La percentuale di valore aggiunto prodotto dal settore dell’industria in Germania e nell’Unione Europea è diminuito dal 2004 al 2014 come indicato dai dati della Banca Mondiale. La riduzione del valore aggiunto prodotto dal settore industriale in Europa è accompagnato anche dalla riduzione del valore aggiunto della produzione industriale realizzato negli Stati Uniti. La riduzione del valore aggiunto prodotto dal settore dell’industria è un fatto connaturato alla globalizzazione. La globalizzazione incrementa la produzione di beni e servizi realizzati dall’industria attraverso la crescita del numero dei paesi in grado di accedere alla manifattura. La manifattura è un settore internazionalizzato. I processi produttivi avvengono attraverso una serie complessa di interazioni internazionali. La rete dei trasporti e dei sistemi di comunicazione ed informatici ha un ruolo fondamentale per consentire ai produttori di realizzare dei prodotti finiti. L’internazionalizzazione del sistema della produzione avviene in connessione con l’apertura dei mercati dei servizi a livello globale. Il settore dell’industria ha la possibilità di generare un numero elevato di posti di lavoro all’interno dei settore dei servizi. L’internazionalizzazione del sistema produttivo comporta l’internazionalizzazione del settore dei servizi. La tensione alla globalizzazione porta i paesi a vedere ridotta la percentuale di prodotto interno lordo derivante dall’industria con la crescita del numero dei paesi di sviluppo nuovo. L’emancipazione economica dell’Africa e lo sviluppo sostenuto realizzato dai paesi a medio reddito in America Latina e in Asia comporta una crescita dell’offerta complessiva di beni e servizi industriali. Le relazioni industriali internazionali sono sempre più importanti. Le politiche economiche dei paesi devono essere volte ad ottenere delle relazioni con le nazioni dove sono allocate le produzioni. I paesi detentori di moneta forte possono investire nei paesi di sviluppo nuovo per ottenere diritti di proprietà e rendimenti elevati in fase di importazione finale dei prodotti realizzati nei paesi di origine. L’euro consente alle imprese, alle banche, agli investitori di svolgere un ruolo primario nella formazione della classe dirigente globale. L’élite industrialista europea dotata della moneta forte può procedere alla realizzazione di impianti produttivi con vantaggio di rendimento elevato nelle zone di sviluppo nuovo. L’euro ha consentito agli europei di svolgere un ruolo nuovo nella fase di colonialismo finanziario-proprietario caratterizzato dalla globalizzazione.
Gli investimenti degli europei nei paesi di nuovo sviluppo. Il ruolo dell’euro è stato sempre considerato in modo negativo da molti commentatori sia europei sia extra-europei. La popolazione ha criticano l’euro per la perdita di potere di acquisto. I partiti politici hanno raccolto consensi per contrastare la moneta unica e proporre l’affermazione della sovranità nazionale. Il ruolo dell’euro può essere compreso nell’ottica della globalizzazione. L’Europa Unita e gli europei falliscono nella trappola del continentalismo. L’Europa deve essere aperta sia nell’accoglienza sia nell’affermazione internazionale economica, finanziaria, proprietaria. I fondi di investimento europei, le banche europee, i financers privati europei possono essere classe dirigente globale. La capacità dell’euro di essere uno strumento per l’accumulazione di diritti di proprietà nel contesto della globalizzazione. L’euro è uno strumento per una forma di colonialismo proprietario nuovo realizzato nelle imprese attraverso la collezione dei fattori di produzione dei paesi a reddito medio e di sviluppo nuovo. La classe dirigente europea con l’euro può vincere la partita globale del liberalismo elitario. La globalizzazione informale richiede classi dirigenti in grado di operare mediante accordi tra soggetti anche determinati in via privatistica. Le classi dirigenti europee con l’euro possono anche operare attraverso l’offerta di strumenti finanziari in grado di ottenere rendimenti elevati. L’élite europea può acquistare centri di potere finanziari e proprietari nuovi nella globalizzazione. Le classi dirigenti europee possono con facilità partecipare delle privatizzazioni, acquisire monopoli, realizzare delle forme di controllo oligopolistico e finanziario. La lotta tra le classi dirigenti vede l’élite europea in vantaggio grazie alla presenza dell’euro. La globalizzazione chiede alla classe dirigente di essere pronta alla “guerra proprietaria” ovvero all’acquisizione di diritti di proprietà nei vari paesi per difendere le posizioni internazionali e garantire la prosperità anche in Europa. L’Unione Europa vince con l’apertura internazionale. Una Europa pioneristica volta all’egemonia finanziaria e proprietaria può guidare la globalizzazione verso una struttura di benessere grazie anche alla presenza della cultura della democrazia e dei diritti inviolabili.
La classe dirigente europea e la questione dell’equità. La globalizzazione è caratterizzata da un fenomeno di crescita del numero dei paesi costituenti la base della produzione economica industriale aventi accesso a forme di reddito elevato all’interno di un processo di aumento delle diseguaglianze sociali fondate sulla ricchezza finanziaria. Il fenomeno orizzontale dell’aumento del numero delle persone aventi un reddito crescente è inserito in un contesto di verticalizzazione delle classi sociali con assottigliamento all’apice. L’euro consente alla classe dirigente europea di poter vincere la sfida elitaria della globalizzazione. Il costo sociale della vittoria globale può essere elevato. Il welfare state compromesso. Le entrate del sistema tributario ridimensionate. Le politiche economiche sociali prive delle capacità di incidere sul benessere delle persone. Lo stato può perdere la capacità di essere ente in grado di produrre trasferimenti finanziari su base democratica e meritocratica. L’ente pubblico superiore può essere limitato nell’azione volta a produrre beni e servizi pubblici in favore dei cittadini. Il debito pubblico elevato crescente nell’Europa Unita può portare ad una riduzione dei diritti economici e sociali dei cittadini. Il vincolo inflattivo della Banca Centrale può portare alla perdita della politica monetaria come strumento per produrre benefici ai percettori di redditi da lavoro. La classe dirigente europea impegnata nella vittoria della sfida all’accumulazione globale ha necessità di policy makers in grado di svolgere l’attività di fornitura di beni e servizi alla popolazione. I cittadini europei dovrebbero continuare ad essere istruiti, curati nelle strutture pubbliche e in ogni caso con livelli alti di somministrazione di beni e servizi sanitari, in grado di partecipare con libertà alla comunità e pronti a realizzare la manifestazione della personalità nelle organizzazioni scelte. Il benessere dei cittadini è fondamentale per la vittoria della sfida globale. L’Europa può essere un modello in grado di mettere insieme una economia volta alla promozione delle persone e delle collettività con la presenza di una classe dirigente vincitrice della competizione globale. L’europeismo nuovo è globalizzato volto alla vittoria nella sfida proprietaria e finanziaria e caratterizzato dall’offerta di sistemi economici e sociali di benessere per i cittadini. Il modello economico dell’Europa può guidare la globalizzazione nel raggiungimento dell’obbiettivo della crescita economica, della pace, dell’inclusione sociale e del rispetto ambientale. I popoli dell’Europa possono partecipare con successo del processo europeistico della globalizzazione. La democrazia può tenere insieme la tensione delle élite a vincere la competizione globale con il diritto al benessere e alla promozione sociale dei cittadini.
La riforma del sistema produttivo industriale nella globalizzazione. Il sistema della produzione industriale globale è stato oggetto di una modificazione strutturale. Il numero di paesi in grado di produrre beni e servizi legati al settore dell’industria è elevato. L’allargamento della base dei paesi in grado di produrre comporta una riduzione relativa della percentuale di prodotto interno lordo derivante dall’industria nei paesi occidentali. La Banca Mondiale produce una variabile relativa alla percentuale del Prodotto Interno Lordo dei paesi dell’industria. Nei dati della Banca Mondiale l’industria è comprensiva anche del settore delle costruzioni. La Repubblica Ceca nel 2014 è stata al primo posto nella classifica dei paesi europei per percentuale di prodotto interno lordo derivante dall’industria con un valore pari al 37,9%. La Slovacchia al secondo posto con un valore pari al 33,6%. La Slovenia al terzo posto con un valore dell’industria pari al 33,12 percento del PIL. L’Italia nel 2014 era al sedicesimo posto con un valore dell’industria pari al 23,4% del PIL. Grecia, Lussemburgo e Cipro chiudono la classifica con un valore della produzione industriale sul PIL pari al 15%, 11% e 10%. I dati possono essere considerati anche sotto un profilo dinamico come variazione del prodotto interno lordo derivante dall’industria nel periodo 2003-2014. Nella Repubblica Ceca la percentuale di prodotto interno lordo realizzata con l’industria è aumentata del 2,2% tra il 2003 e il 2014. In Polonia è nello stesso periodo la percentuale è aumentata dell’1,3%. In Germania dell’1,07%. Spagna, Cipro e Irlanda sono i paesi hanno perso il 7%, 9% e 10% della produzione industriale rispetto al PIL. Il dato medio per i paesi europei nel periodo 2003-2014 è negativo pari a -4,3%. La percentuale di prodotto interno lordo dell’economia mondo derivante dall’industria è diminuita dal 2003 al 2013 dell’1,4%. Il fenomeno della riduzione della produzione industriale come percentuale del PIL è globalizzato.
 Nuove tipologie di industrie a fondamento tecnologico. La percentuale del prodotto interno lordo generato dall’industria nei paesi occidentali e nell’economia mondo tende a diminuire. L’aspetto quantitativo dice solo una parte della questione. Occorre anche considerare la dimensione qualitativa. L’industrialismo nuovo realizzato deve essere fondato sull’automazione, sulla robotizzazione. La produzione industriale automatizzata può portare ad una crescita dei beni e servizi realizzati. L’effetto della robotozzazione e dell’automazione può essere ambiguo. La robotizzazione e l’automazione incrementano la produzione di beni e servizi attraverso l’efficientamento delle imprese di produzione. L’effetto della robotizzazione e dell’automazione sull’offerta è positivo. L’effetto sulla domanda deve essere considerato come connaturato alla dimensione dei servizi. La robotizzazione e l’automazione dei processi industriale può comportare una crescita di posti di lavoro nel settore dei servizi connessi. L’effetto congiunto dell’aumento dell’offerta e della domanda può essere positivo in presenza di capitale umano qualificato.



RANK
COUNTRY
2003-2014
1
Czech Republic
2,252939
2
Poland
1,349649
3
Germany
1,077672
4
Hungary
0,617171
5
Croatia
-0,03495
6
Bulgaria
-0,35421
7
Lithuania
-0,50931
8
Latvia
-0,52323
9
Romania
-0,63678
10
Estonia
-1,16817
11
Slovak Republic
-1,56031
12
Slovenia
-1,57127
13
Netherlands
-2,34483
14
Italy
-2,47979
15
Austria
-2,61536
16
France
-2,62958
17
United Kingdom
-3,08822
18
Sweden
-3,25864
19
Denmark
-3,30857
20
Belgium
-3,58009
21
Portugal
-4,31223
22
Luxembourg
-6,47487
23
Greece
-7,1073
24
Finland
-7,34624
25
Spain
-7,91449
26
Cyprus
-9,59233
27
Ireland
-10,7335




RANK
COUNTRY
% INDUSTRY/Gdp
1
Czech Republic
37,96036
2
Slovak Republic
33,62116
3
Slovenia
33,12207
4
Poland
32,59446
5
Hungary
31,17129
6
Lithuania
30,543
7
Germany
30,32801
8
Croatia
28,83014
9
Estonia
28,11005
10
Austria
28,04381
11
Romania
27,27353
12
Bulgaria
27,1679
13
Finland
26,53532
14
Sweden
25,9877
15
Ireland
25,62044
16
Italy
23,4797
17
Latvia
23,35949
18
Denmark
22,4578
19
Spain
22,41031
20
Belgium
22,14515
21
Portugal
21,54575
22
Netherlands
21,20187
23
United Kingdom
20,95559
24
France
19,43571
25
Greece
15,76111
26
Luxembourg
11,87006
27
Cyprus
10,5501

domenica 29 maggio 2016

Il reddito operativo delle banche europee nel post-crisi

Laglands and Bells, with Ben Laglands and Nikki Bells-MOMA-2015

Il Governatore della Banca D’Italia esporrà la relazione annuale. Il sistema bancario ombra e i derivati possono mettere in crisi l’Ue e la globalizzazione. La democrazia sembra aver perso la capacità di produrre diritti economici per i cittadini. Il reddito operativo delle banche europee sembra orientato alla ripresa.

La banca d’Italia sta per realizzare la riunione annuale. Il governatore Visco presenterà la relazione. Il sistema bancario italiano è parte integrante del sistema bancario europeo. La crisi economica ha colpito le banche e il sistema finanziario. L’intervento degli enti di regolamentazione è stato privo della capacità di produrre una soluzione alla questione della sostenibilità finanziaria. La congiunzione di debito pubblico elevato in Europa insieme con l’aumento delle passività e dei crediti deteriorati delle banche incrementa il rischio sistemico. La probabilità di manifestazione di una crisi finanziaria è elevata. La presenza del sistema bancario ombra destabilizza le politiche economiche ufficiali della Banca Centrale Europea. Le connessioni strette tra banche e mercati finanziario producono una crescita delle negoziazioni dei derivati e contratti collegati difficile da controllare. La Banca Centrale Europa governa solo una parte del complesso sistema di creazione monetaria. Le fonti di produzione monetaria di terzo livello ovvero legate alla presenza di contratti derivati nei mercati finanziari a vario grado di riconoscimento giuridico continuano ad incrementare la posizione debitoria delle parti deboli nel tentativo di rendere liquidi gli elementi patrimoniali. Le regole del bail- in e l’organizzazione della vigilanza bancaria sono solo una parte della storia. Gli elementi in grado di mettere in ginocchio il sistema bancario europeo sono: la presenza del sistema bancario ombra e il livello finanza derivata.

La globalizzazione elitaria. La globalizzazione ha ripreso il duplice movimento di allargamento della base dei soggetti coinvolti nelle transazioni economiche e nello stesso tempo di innalzamento della “Piramide sociale a carattere finanziario”. L’élite globale ha la possibilità di realizzare contrattazioni sia attraverso l’ordinamento giuridico normato sia nell’ordinamento giuridico informale caratterizzato dalla presenza di contrattazioni tra soggetti privati fondati su organizzazioni multilaterali in grado di realizzare un mix tra obbligazioni privatistiche e pubblicistiche. La governance globale opera nella democrazia anche se in un contesto decisionale orientato all’amminstrazione elitaria. La distanza tra la classe dirigente e la popolazione è elevata. L’analisi della diseguaglianza realizzata con l’indice di Gini racconta solo una parte del divario economico. I dati ufficiali raccolti anche dai sistemi nazionali e internazionali della contabilità sono parziali. Il divario tra soggetti detentori di risorse finanziarie e il resto della popolazione manifesta l’evidente fallimento sia degli ordinamenti democratici occidentali sia dell’impianto dell’organizzazione internazionale fondata sul modello dei diritti umani dell’Onu. La democrazia ha fallito la promessa di realizzare un sistema equo in grado di equilibrare mediante la tassazione la diversità delle posizioni di partenza. Gli economisti impegnati nell’analisi della diseguaglianza hanno tentato di produrre dei sistemi di valutazione nuovi. Gli economisti studiosi della diseguaglianza hanno fallito. L’approccio fondato sulla cosiddetta “eguaglianza delle opportunità” sembra essere privo della capacità di portare a compimento uno scenario in grado di produrre eguaglianza. La condizione di partenza fondata sul patrimonio ereditato ha un ruolo determinante nella condizione economica degli individui e delle famiglie nell’occidente (Piketty, 2014). Lo Stato democratico è privo della capacità di realizzare la promozione sociale. Le opportunità di eguaglianza dei cittadini sono tradite sia negli Usa sia in Europa. Gli Usa hanno perso la capacità di garantire ai cittadini la possibilità di realizzare il “Sogno americano”. L’Europa ha perso la dimensione sociale in grado di garantire lavoro, istruzione, difesa e sanità alle persone intese come parte della comunità. Gli individui hanno un ruolo minoritario negli Usa. Le comunità sembrano prive di capacità operativa in Europa. La democrazia ha fallito l’intento ri-equilibratore.

Il fallimento del sistema fiscale. Il sistema fiscale di molti paesi occidentali, soprattutto europei, sembra essere giunto in una condizione di strutturale difficoltà. Le entrate raccolte dagli stati a titolo di imposte e tasse sono prive della capacità di garantire la copertura dei servizi pubblici considerati essenziali. Il sistema scolastico europeo, il sistema sanitario europeo può essere considerato omogeneo seppure con  delle diversità rilevanti. Tuttavia la presenza di un debito pubblico elevato rende la raccolta delle imposte e delle tasse una attività priva di capacità operative. La globalizzazione ha comportato anche la crescita dell’evasione fiscale attraverso la creazione di residenze ad hoc per le società. I soggetti giuridici pongono la sede legale ed operative all’interno degli ordinamenti caratterizzati da un livello di semplificazione fiscale elevata e da tassazione bassa. La imprese fuggono dalla tassazione. La competizione tra gli ordinamenti giuridici è fondata sulal presenza di un sistema fiscale in grado di ridurre l’imposizone sul capitale e sul lavoro. La riduzione delle imposte è stabilita nella visione di attrarre imprese. Le entrate tributarie per la fornitura di servizi da parte dello stato sono considerate di valore basso. I governi attraggono imprese con sistemi fiscali di favore per incrementare la base della circolazione finanziaria nel sistema bancario di riferimento. Il trasferimento della sede di una impresa in un paese comporta anche una iniezione di liquidità nel sistema bancario. Le banche possono vedere crescere i depositi. La crescita dei depositi delle banche dovuta al trasferimento delle società per motivi legati alla fiscalità comporta un incremento dell’offerta monetaria di secondo livello realizzata mediante la concessione di prestiti[1]. Il sistema tributario ha perso l’obbiettivo di essere uno strumento per equilibrare la condizione reddituale mediante il prelievo e la redistribuzione sia diretta sia attraverso la produzione dei servizi. Il sistema tributario europeo ha perso gli elementi tipici della democraticità. La dimensione tecnocratica della globalizzazione comporta un sistema di facilitazione per i soggetti detentori di capitali volto alla creazione monetaria di secondo e terzo livello. Il sistema tributario deve essere equilibrato. La riduzione della tassazione sul capitale può consentire l’installazione di imprese provenienti dall’estero. La riduzione della ridistribuzione può portare ad un welfare state orientato al mercato. Il welfare state market oriented può funzionare in presenza di reddito pro capite elevato. Lo stato dovrebbe preservare il controllo sulla fornitura dei servizi di welfare stare offerti nell’ottica del mercato per garantire i diritti fondamentali. Il nuovo sistema tributario fondato sulla riduzione delle imposte per le società accompagnato dalla riduzione della spesa pubblica e del debito pubblico richiede un modello di cittadinanza nuovo fondato su livelli elevati di reddito pro capite. I cittadini aventi un elevato reddito pro-capite possono affrontare i costi derivanti dall’acquisto sul mercato di servizi rientranti nella sfera del benessere, della salute, dell’istruzione, della difesa, della partecipazione alla comunità.

La democrazia privata del governo dell’economica ripiega sui diritti civili. La democrazia, i parlamentari di qualunque schieramento politico, hanno perduto la capacità di agire sulla condizione economica reale. Lo Stato ha partecipato in modo attivo alla realizzazione del capitalismo. Tuttavia la democrazia ha abbandonato i diritti economici alla gestione privatistica del mercato. La democrazia priva del governo dell’economia ha ripiegato sui diritti civili. Il politici evitano di proporre ai cittadini obbiettivi importanti come per esempio l’occupazione totale, un tasso di crescita economica elevato, la presenza di un sistema sanitario e dell’istruzione in grado di offrire opportunità e diritti ai cittadini. I politici affrontano solo temi civili: diritti degli omosessuali, delle coppie di fatto, delle minoranze etniche, religiose e simili. La democrazia economica sembra aver perso la capacità di produrre i benefici nella condizione reale. I diritti delle minoranze sono importanti. Tuttavia anche le minoranze hanno bisogno di un sistema sanitario funzionate, di un sistema in grado di garantire l’istruzione, di usufruire della difesa e della presenza dell’ordine pubblico. Il modello dei diritti civili realizzato nella democrazia svuotata comporta la crescita della diseguaglianza. Recuperare la condizione di democrazia finanziaria ed economica significa operare con la regolamentazione contro il sistema bancario ombra e contro il meccanismo di formazione dei contratti derivati. Gli Stati- nazione sono deboli. Occorre andare avanti nel processo di creazione di uno Stato globale normato sul modello individuato da Kant ne “La pace perpetua”. Il benessere economico è una variabile. La presenza di leggi, di norme per lo svolgimento dell’attività associata è una costante. Norme globali possono produrre un sistema equo a livello globale. La presenza di classi sociali è un fatto connaturato all’organizzazione della società. Tuttavia se la democrazia ha un senso è anche nel difendere e nell’offrire opportunità ai cittadini. La globalizzazione tende ad essere elitaria. La democrazia è di fatto uno strumento tollerato dall’elite globale. Una regolamentazione bancaria-finanziaria per il sistema bancario ombra e i contratti derivati potrebbe portare ad un miglioramento della condizione dei cittadini alla base della piramide sociale globale.

L’economia ombra come vera determinante dell’economico. Il sistema bancario europeo è stato colpito dalla crisi economica del 2007. I dati riportati dall’Eurostat fanno riferimento al “Total Operating Income” ovvero al reddito operativo totale composto dalla differenza tra ricavi e costi operativi. Il valore del “Totale Operating Income” delle banche per i paesi considerati è diminuito sia in termini assoluti sia in termini percentuali sul prodotto interno lordo. La riduzione in termini assoluti può essere intesa come un elemento “naturale” derivante dalla crisi economica. La riduzione anche in termini percentuali sul Pil sta ad indicare una condizione del sistema bancario di crisi strutturale. I redditi operativi delle banche sono stati compromessi dalla crisi. Cipro è al primo posto in una classifica per reddito operativo in percentuale del Pil dei paesi censiti dal database della Banca Centrale europea con un valore pari al 13,41% del PIL. Le banche cipriote hanno realizzato un reddito operativo considerevole rispetto al PIL corrispettivo. La Spagna è al secondo posto nella classifica per reddito operativo realizzato dalle banche in percentuale del PIL con un valore pari all’8,6%. Il Lussemburgo è al terzo posto con un valore pari al 7,83%. Il posizionamento della Spagna è rilevante. Cipro e il Lussemburgo sono due paesi con una popolazione residente ridotta. La Spagna è un paese importante nell’Unione Europea sia per popolazione sia per prodotto interno lordo. Il sistema bancario spagnolo ha dimostrato di riuscire a recuperare redditività con velocità dopo la crisi finanziaria.  L’Italia è al decimo posto con un valore del reddito operativo della banche pari al 4,47%. Estonia, Slovacchia e Repubblica Ceca chiudono la classifica con un valore del reddito operativo prodotto dalle banche in percentuale del PIL pari a 0,22, 0,13, e 0,07. Nel corso della crisi economica alcuni paesi europei hanno perso reddito prodotto dal settore bancario.  I dati fanno riferimento alla differenza tra il 2007-2013. Per alcuni paesi i dati sono relativi al periodo 2007-2012.
L’Olanda è al primo posto per perdita di reddito operativo delle banche come percentuale del prodotto interno lordo tra il 2007 e il 2013 con un valore pari a -3,94%.  Malta è al secondo posto con un valore pari a -3,54%.



RANK
COUNTRY
TOI/GDP*100 2013-2007
1
Netherlands
-3,94
2
Malta
-3,54
3
Sweden
-2,79
4
France
-1,38
5
Austria
-1,33
6
Germany
-1,3
7
Denmark
-1,18
8
Poland
-0,7
9
Bulgaria
-0,56
10
Slovakia
-0,38
11
Estonia
-0,29
12
Czech Republic
-0,2
13
Finland
-0,12
14
Romania
-0,06
15
Spain
-0,03
16
United Kingdom
0,08
17
Italy
0,14
18
Hungary
0,26
19
Latvia
0,29
20
Lithuania
0,34
21
Slovenia
1,31
22
Luxembourg
1,76
23
Portugal
2,04
24
Greece
2,77
25
Belgium
2,91
26
Cyprus
2,97
27
Ireland
4,61



RANK
COUNTRY
TOTAL OPERATING INCOME/GDP*100
1
Cyprus
13,41
2
Spain
8,66
3
Luxembourg
7,83
4
Austria
7,46
5
United Kingdom
7,16
6
Ireland
6,94
7
Greece
6,87
8
Portugal
6,66
9
France
5,45
10
Italy
4,47
11
Sweden
4,14
12
Denmark
3,93
13
Belgium
3,89
14
Slovenia
3,39
15
Germany (until 1990 former territory of the FRG)
3,3
16
Hungary
2,94
17
Malta
2,7
18
Netherlands
2,52
19
Latvia
2,47
20
Finland
1,06
21
Poland
0,98
22
Bulgaria
0,65
23
Lithuania
0,57
24
Romania
0,54
25
Estonia
0,22
26
Slovakia
0,13
27
Czech Republic
0,07





[1] Le fonti di produzione monetaria sono di tre livelli. Il primo livello della produzione monetaria è rappresentato dalla emissione di banconote della Banca Centrale. Il secondo livello è governato dalle banche nella realizzazione di prestiti nei confronti della clientela. Il terzo livello della produzione monetaria è costituito dalla contrattazione sui mercati finanziari produttiva di contratti derivati.