“[…]
il livello di produzione industriale pre-crisi (quello dell’aprile 2008) sarà
toccato di nuovo nel 2034, tra poco più di 18 anni. Un obiettivo più alla
portata del sistema Italia è il ritorno al livello della produzione industriale
prevalente prima della crisi dell’euro: con il passo degli ultimi 18 mesi, la
produzione industriale tornerà al livello dell’aprile 2011 tra sei anni e
mezzo, dunque a metà del 2022.”(Francesco
Daveri)
I valori della produzione industriale sembrano essere lontani
dai livelli pre-crisi. La probabilità per l’Italia di ritornare ad un livello
di produzione industriale precedente al 2008 è prossima a zero. La possibilità
di riprendere la produzione industriale è legata alla condizione delle
politiche economiche realizzate. La condizione economica italiana sembra mancare
di incentivi alla realizzazione di imprese di produzione industriale all’interno
di un contesto globalizzato con prezzi dei fattori penalizzanti per i paesi UE.
Il cambiamento dell’economia potrebbe in realtà portare ad una crescita del
settore dei servizi. I servizi possono più che compensare la perdita eventuale
nel settore della produzione industriale.
Il
ruolo dell’euro nel cambiamento delle politiche industriali
Gli imprenditori italiani hanno pagato il passaggio all’euro,
così come anche la dimensione dei prezzi nella globalizzazione. Tuttavia l’euro
e il cambiamento dei prezzi a livello internazionale sembrano delle
determinanti irreversibili nel processo di riassestamento della
globalizzazione. Il sistema imprenditoriale italiano basatao su piccole e medie
imprese in grado di produrre beni di alta qualità a basso prezzo è stato
superato dalla globalizzazione.
Una
soluzione dimensionale per le imprese di produzione
La produzione industriale italiana può essere preservata
attraverso la creazione di global players in grado di competere all’interno del
mercato europeo e nell’economia internazionale. Le imprese italiana devono
trovare una capacità di competizione nel mercato italiano ed internazionale
sulla base dei prezzi di mercato. Il processo di merger and acquisition può
aiutare molte piccole e medie imprese a trovare nuove soluzioni per la
realizzazione di economie di scala. Tuttavia il lavoro da svolgere nei
confronti delle piccole e medie imprese italiane è arduo. Le piccole e medie
imprese italiane sono in genere a conduzione familiare e preferiscono in genere
detenere il controllo aziendale.
La
soluzione offerta dai mercati finanziari
La creazione di mercati finanziari ad hoc per le imprese di
produzione può portare alla crescita dei finanziamenti alle imprese. Tuttavia
il pregiudizio italiano nei confronti del sistema finanziario limita le
possibilità di finanaziamento delle imprese. Le banche hanno difficoltà a
sostenere le imprese sia nei processi di produzione industriale all’interno
mercato italiano sia nei processi di internazionalizzazione. La presenza di
mercati finanziari ad hoc con istituzioni creditizie dedicate può portare ad
una crescita dei finanziamenti alle imprese di produzione con un impatto
positivo sulla crescita del valore aggiunto. I mercati finanziari possono
essere istituiti anche a livello locale. Sarebbe per esempio possibile
realizzare un mercato finanziario meridionale. L’organizzazione dei mercati
finanziari può essere anche gerarchica con una centralità riconosciuta a Borsa
Italiana S.p.a. e la organizzazione contestuale di mercati finanziari dedicati
per settore di attività economica. La Consob potrebbe esercitare un potere di
controllo sui mercati finanziari esteso anche ai mercati locali con una organizzazione
ad hoc. Il processo di finanziamento alle imprese è fondamentale per poter
consentire alle aziende di produzione di permanere nel processo di creazione di
valore aggiunto.
Il
cambiamento dell’economia di produzione
I dati che sono stati elaborati dalla Cia, organizzazione del
governo statunitense, evidenziano la ripartizione del prodotto interno lordo
dei paesi in tre settori: agricoltura, industria e servizi. Il settore
industria è comprensivo anche del settore costruzioni. La Germania ha un valore
dell’economia proveniente dall’industria pari al 30% del Pil. Tuttavia la media
della produzione di valore aggiunto per il Regno Unito, gli Stati Uniti e la
Francia è pari a circa il 20%. L’Italia ha un valore del prodotto interno lordo
derivante dall’Industria pari al 23,4%. Il prodotto interno lordo proveniente
dall’industria per l’Italia potrebbe essere ridotto anche di 2-3 punti di Pil
nei prossimi anni in assenza di una politica economica incentivante l’industria.
Tuttavia la perdita della produzione industriale potrebbe essere compensata
dalla crescita del settore dei servizi. Il settore dei servizi in Italia
potrebbe essere incrementato di 5-6 punti percentuali per giungere ad un valore
vicino all’80%. Il cambiamento dell’economia di produzione verso il settore dei
servizi sembra essere una condizione ineluttabile del sistema economico
italiano.
L’economia
dei servizi nel processo di cambiamento della produzione
L’economia dei servizi ha modificato il volto del sistema economico
nel suo complesso. Una parte dei servizi continua ad essere rappresentata da
elementi della produzione come nel caso dell’esternalizzazione di fasi del
processo produttivo. Tuttavia vengono considerati come servizi se l’azienda
decide di produrre attraverso l’acquisto sul mercato alternativo rispetto alla
produzione all’interno del sistema aziendale. Una parte dei servizi continua ad
essere de facto economia della produzione anche se viene computata nel sistema
della contabilità nazionale come produzione di servizi per la vendita delle
prestazioni sul mercato.
Gli
elementi fondamentali dell’economia dei servizi
Nel 2014 l’economia dei servizi ha prodotto il 74,4 % del Pil
italiano. L’economia dei servizi potrebbe crescere di 5,6% per giungere all’80%
e più che compensare la perdita di valore aggiunto nel settore della produzione
industriale. La crescita del settore dei servizi necessita di un capitale umano
qualificato e di strutture organizzative attraverso la crescita della dotazione
della cyber-economics. L’Italia per ottimizzare il settore dei servizi dovrebbe
investire di più nell’istruzione con particolare attenzione all’istruzione
superiore universitaria con corsi di master di I e II livello, scuole di
formazione e specializzazione alle professioni, e con un processo continuo di
facilitazione dei processi di aggiornamento e di educazione. La prestazione del
settore dei servizi ha una caratteristica fondamentale: l’immaterialità. Tuttavia
l’immaterialità della prestazione dei servizi è fondata sull’economia della
conoscenza, sulla formazione di capitale umano qualificato in grado di
conoscere gli aspetti scientifici della produzione, di conoscere almeno due
lingue straniere, di avere relazioni anche internazionali. Il settore dei
servizi è human-implementing e relational-depending. I servizi tendono a
mettere in evidenza il ruolo del “fattore umano” e a dare rilievo alle
relazioni tra le persone all’interno di scambi complessi.
Il
valore ambientale dei servizi nel contesto della globalizzazione
L’economia dei servizi ha anche la capacità di essere a basso
impatto ambientale. Lo sviluppo dell’economia asiatica e dell’economia
africana, così come anche dell’economia dei paesi latinoamericani può portare
alla crescita delle “fabbriche del mondo” ovvero di luoghi ove la produzione di
beni materiali può avvenire a costo basso. L’Europa e gli Stati Uniti hanno
costruito il capitalismo con costi ambientali rilevanti. L’economia dei servizi
può dare ristoro alla tutela ambientale nei paesi occidentali. L’esperienza dei
paesi occidentali può aiutare l’economia dei paesi di nuova industrializzazione
ad risolvere anche i problemi ambientali.
La
perdita della produzione industriale
La “perdita” della produzione industriale deve essere
inserita in un contesto più ampio in grado di cogliere gli elementi
fondamentali del processo di cambiamento economico della globalizzazione. La probabilità
per i paesi occidentali di competere con i prezzi bassi dei paesi di nuova
industrializzazione è nulla. L’economia dei servizi può più che compensare la
perdita dell’economia della produzione industriale e portare vantaggi anche in
termini di politiche economiche ambientali.
(DATI
CIA- GOVERNO USA)
|
ITALY
|
GERMANY
|
UNITED KINGDOM
|
UNITED STATES
|
FRANCE
|
AGRIGOLTURA
|
2,2
|
0,7
|
0,6
|
1,6
|
1,7
|
INDUSTRIA
|
23,4
|
30,4
|
19,9
|
20,6
|
19,4
|
SERVIZI
|
74,4
|
68,9
|
79,5
|
77,8
|
78,9
|
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