« […] economie che si sviluppano in modo diverso e preferenze
politiche dei cittadini anch'esse divergenti sono una combinazione pericolosa
sul lungo andare. […]Se i partiti più euro-critici
dovessero vincere le elezioni in singoli Paesi […] ogni progetto di modifica
dei Trattati, o ogni decisione europea che richiedesse ratifiche parlamentari
nazionali, verrebbe accantonata. L'idea di completare l'unione monetaria con la
creazione di un governo economico europeo finirebbe in cantina fino a un futuro
distante. Sarebbe più difficile anche approvare misure di solidarietà […]. I
due fattori – debolezza economica e instabilità politica – si alimentano l'un
l'altro e mettono in diretto collegamento gli equilibri nazionali con il voto
europeo nel quale gli elettori sono motivati, secondo i sondaggi, dallo stato
dell'economia e dal livello di disoccupazione. […]Poi, una volta terminata la
campagna elettorale, i toni si abbasseranno. […] I Paesi più fragili saranno un
poco più soli e dovranno far leva su se stessi per alimentare assieme lo
sviluppo dell'economia e la credibilità della politica.» (La cattiva spirale dell'instabilità, di Carlo Bastasin,22 maggio 2014)
Lo scenario
descritto nell’articolo sembra essere
davvero inquietante circa la possibilità da parte dell’Unione Europea di
svilupparsi come una comunità politica. Si mette in evidenza il conflitto degli
interessi tra paesi poveri e paesi ricchi. Ogni elemento di diversità sembra
essere una determinante del conflitto europeo. La presenza di diverse culture
economiche, di diverse tradizioni giuslavoristiche, di diverse concezioni di
governance bancaria, di diverse pratiche di impresa sociale, e di modalità di
esercizio del mandato della
rappresentanza politica sembrano essere un problema nell’Unione Europea. La
diversità tra modelli economici all’interno dell’Unione Europea si esprime a
livello etno-antropologico e linguistico. Tuttavia è la diversità delle culture
economiche e politiche può essere una ricchezza politica per l’Unione Europea. Non
vi sono notizie circa l’esistenza di altre comunità politiche caratterizzate da
un tale livello di diversità etnoantropologica. Il rafforzamento delle
caratteristiche culturali tipiche delle regioni europee è in parte anche una
conseguenza del dibattito europeo. Se infatti l’Unione Europea non esistesse le
singole aree geografiche rivendicatrici dell’identità culturale non
riuscirebbero a coltivare la propria diversità e sarebbero forse più esposte al
rischio di eterodirezione politica. La
presenza dell’Unione Europea ha fatto rinascere l’ideale della difesa delle
identità regionali nell’Unione. L’attuale nazionalismo, o regionalismo
identitario , trova uno dei suoi fondamentali pilastri nell’esistenza dell’Unione
Europea. La presenza di una molteplicità di identità politiche è fondamentale
per il dialogo politico. Il dialogo politico è una sorta di never ending
positive sum game a payoff crescenti in ragione dell’eterogeneità delle identità
politiche. La presenza di tale eterogeneità è requisito fondamentale per la
costruzione delle politiche economiche europee. Il dialogo politico potrebbe
condurre alla convergenza dei modelli economici verso la media europea. La
convergenza può riguardare i modelli di politiche sociali. La convergenza può
riguardare il reddito minimo di cittadinanza, l’economia dei sistemi scolastici,
l’economia sanitaria, l’economia pubblica, l’economia dell’ambiente, l’economia
delle imprese industriali, l’economia delle piccole imprese artigiane, l’economia
dell’integrazione dei mercati europei.
La diversità
delle identità politiche regionali è una ricchezza per l’unione europea. La
diversità delle identità politiche è costitutiva delle istituzioni comunitarie.
La diversità delle identità politiche nel dialogo politico può incrementare la
convergenza verso il bene comune.