venerdì 17 marzo 2017

Paesi per Pil Nominale 2008-2015

L’andamento del prodotto interno lordo viene spesso preso in considerazione come tasso di crescita. Tuttavia il tasso di crescita è privo della capacità di raccontare la capacità di una economia di riprendere un cammino di crescita economica. In modo particolare la crisi economica può essere considerata come conclusa per i paesi in grado di avere una produzione di valore aggiunto elevata rispetto al prodotto interno lordo precedente alla crisi economica e finanziaria 2008.
Il prodotto interno lordo nominale a prezzi di mercato valutato in dollari Usa è una variabile in grado di dare una rappresentazione della capacità dei paesi di procedere ad una crescita del PIL per valutare la ripresa effettiva della produzione di valore aggiunto.
I dati analizzati fanno riferimento ai paesi seguenti: Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2008 e il 2015. La fonte dei dati è la Banca Mondiale. La classifica prende in considerazione il valore aggiunto prodotto nel 2015 come variazione percentuale del prodotto interno lordo realizzato nel 2008.
Gli Stati Uniti sono al primo posto con un valore della produzione di reddito nel 2015 pari al 22.54% del PIL 2008. La capacità di produzione dell’economia statunitense è aumentata nel periodo considerato.
Il Regno Unito è al secondo posto della classifica dei paesi proposti con un valore del PIL nominale a prezzi di mercato nel 2015 pari a -0,61% del PIL nominale a prezzi di mercato del 2008. L’economia del Regno Unito ha mancato l’obbiettivo di realizzare un valore aggiunto elevato rispetto al periodo precedente alla crisi. L’effetto della Brexit sulla capacità di produzione del valore aggiunto può aumentare la ripresa economica dell’isola europea.
La Germania è al terzo posto della classifica per capacità di produrre PIL nominale a prezzi di mercato elevato rispetto alla crisi. La Germania ha mancato l’obbiettivo della produzione di valore aggiunto elevato rispetto al 2008. Il PIL nominale della Germania nel 2015 è stato pari al -10.36% del PIL nominale 2008. La ripresa dei tedeschi è sostenuta in termini di tasso di crescita del PIL. Tuttavia i dati mostrano una fragilità dell’economia tedesca rispetto alla capacità di produrre valore aggiunto nominale elevato rispetto al 2008. L’economia tedesca tende ad essere coinvolta da un processo di globalizzazione volto a spostare l’industria nei paesi asiatici.
L’economia giapponese è al quarto posto della classifica del PIL nominale 2015 come percentuale del PIL nominale 2008. Il valore del PIL nominale giapponese nel 2015 è stato pari al -13% del valore del PIL nominale giapponese 2008.
Il valore del PIL nominale francese nel 2015 è stato pari al -17.26% del PIL nominale francese nel 2008. L’economia francese ha un valore della produzione basso rispetto al periodo precedente alla crisi del 2008.
Il valore della produzione di PIL italiano nel 2015 è stato pari al -23.81% del PIL nominale italiano 2008. L’economia italiana è in una condizione di crisi elevata.
I dati mettono in evidenza la difficoltà dell’economia europea e dell’economia giapponese rispetto alla capacità di produrre valore aggiunto ai prezzi di mercato elevato rispetto al periodo precedente della crisi.

RANK
VARIAZIONE PERCENTUALE 2008-2015
COUNTRY
1
22.54
USA
2
-0.61
GBR
3
-10.36
DEU
4
-13
JPN
5
-17.26
FRA
6
-23.81
ITA


La crisi finanziaria è stato uno strumento per bloccare l’economia europea

I dati mettono in evidenza la capacità ridotta dell’economia europea e anche giapponese di procedere ad una ripresa a seguito della crisi almeno sotto il punto di vista della crescita del prodotto interno lordo valutato in termini nominale. L’economia statunitense ha avuto una capacità di ripresa immediata dinanzi alla crisi economica e finanziaria.  Il PIL dell’economia statunitense valutato sulla base del PIL nominale è andata in crisi per un esercizio tra il 2008 e il 2009. Dal 2009 al 2015 il PIL nominale dell’economia statunitense ha ripreso a crescere con un andamento sostenuto. Le economie dei paesi europei, del Regno Unito e del Giappone hanno subito un processo di riduzione del valore aggiunto nominale. Il Regno Unito ha quasi recuperato il valore della produzione nominale del periodo pre-crisi.
La crisi ha colpito la dimensione della produzione di valore aggiunto. La scelta del governo statunitense di evitare il salvataggio del sistema bancario ha portato degli effetti rilevanti sull’economia europea continentale, sull’economia del Regno Unito, e sull’economia del Giappone. I paesi europei privi di una governance significativa hanno rallentato il processo della ripresa dell’economia con un effetto negativo anche sul prodotto interno lordo globale e nella produzione di un valore aggiunto ridotto per i cittadini.

I dati mettono in evidenza la capacità degli Usa di risolvere la crisi contro una Europa priva di strumenti operativi efficienti nei confronti degli strumenti di intervento. I limiti del sistema bancario centrale europeo, insieme con le caratteristiche tipiche del sistema della produzione di valore aggiunto europeo fondato, la mancanza di un processo di organizzazione chiaro delle istituzioni ha portato l’Europa ha perdere valore in termini di PIL. 




Tuttavia occorre considerare i limiti della variabile in oggetto. E' infatti necessario procedere a calcolare la variazione tra il 2008 e il 2015 attraverso l'utilizzo della valuta locale. Il risultato risulta essere indicato nella tabella di seguito:

COUNTRY
VARIAZIONE PERCENTUALE PIL REALE IN VALUTA LOCALE 2008-2015
USA
22.54
GERMANY
18.39
FRANCE
9.28
ITALY
0.81






martedì 7 marzo 2017

Paesi Europei per Gender Gap

 
L’Estonia è al primo posto nella classifica dei paesi per Gender Gap ovvero percentuale del reddito delle donne inferiore rispetto agli uomini dell’UE per il 2015 con un valore pari a 26,9%.
La Repubblica Ceca è al secondo posto con un valore pari a 22,5%.
La Germania è al terzo posto con un valore pari al 22%.
Italia e Lussemburgo chiudono la classifica con dei valori pari al 5,5%.
In Francia il reddito delle donne è pari all’85% del reddito degli uomini in media nel 2015.
Nel Regno Unito il gender gap è stato pari al 17,9% nel 2015.
La relazione tra Gender Gap e GDP growth è negativa. Tuttavia il valore dell’intercetta è pari a -0,6 ed il valore dell’R-quadro risulta essere basso.
La questione del gender gap è rilevante anche se gli effetti economici sono ambigui. I paesi con tassi di crescita economica elevata come Germania, UK, e Francia hanno un gender gap sostenuto superiore al 15%.

La questione del gender gap rilevante in senso politico e giuridico. 


RANK
COUNTRY
GENDER GAP
1
Estonia
26,9
2
Czech Republic
22,5
3
Germany
22
4
Austria
21,7
5
Slovakia
19,6
6
United Kingdom
17,9
7
Portugal
17,8
8
Switzerland
17,7
9
Iceland
17,5
10
Finland
17,3
11
Latvia
17,0
12
European Union 
16,4
13
Netherlands
16,1
14
France
15,8
15
Bulgaria
15,4
16
Denmark
15,1
17
Spain
14,9
18
Norway
14,9
19
Lithuania
14,2
20
Cyprus
14,0
21
Hungary
14,0
22
Sweden
14,0
23
Slovenia
8,1
24
Poland
7,7
25
Belgium
6,5
26
Romania
5,8
27
Italy
5,5
28
Luxembourg
5,5




lunedì 6 marzo 2017

Una fase nuova della crescita economica

I dati mettono in evidenza la crescita degli occupati in Italia. La ripresa dell’occupazione italiana è un mix derivante sia da una condizione normativa sia dalla condizione macroeconomica. La ripresa economica ha portato ad una crescita delle prospettive anche del lavoro.
Tuttavia occorre considerare l’impatto dell’industria 4.0 nelle dinamiche del lavoro. L’economia dell’Unione Europea richiede servizi elevati con un sistema industriale caratterizzato dalla connessione tra automazione e robotizzazione.
L’economia italiana ha subito la crisi economica con valori negativi di crescita del PIl nel 2008 (-1,1), nel 2009 (-5,5), nel 2012 (-2,8) e nel 2013 (-1,7). L’economia italiana a partire dal 2014 ha iniziato a crescere in modo stabile con un valore pari allo 0,1% nel 2014, pari allo 0,8% nel 2015 e pari allo 0,9% nel 2016.

ITALY CRESCITA PIL-EUROSTAT
2005
0,9
2006
2
2007
1,5
2008
-1,1
2009
-5,5
2010
1,7
2011
0,6
2012
-2,8
2013
-1,7
2014
0,1
2015
0,8
2016
0,9
MEDIA
-0,21667

La ripresa della crescita economica ha comportato anche una mobilitazione del lavoro. Tuttavia occorre considerare la suddivisione del tasso di crescita per le regioni. Le regioni del Nord Italia tendono a crescere per un valore in media pari al doppio del tasso di crescita nazionale. Il tasso di crescita stimato per le regioni del Nord Italia tende ad essere elevato ovvero pari all 1,8%. 
La capacità di crescere nella dimensione è legata ad alcuni fattori: eliminazione divario infraregionale, automazione e robotizzazione del sistema industriale , ri-organizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali, centralità delle imprese di servizi.

Tuttavia è probabile una crescita del divario Nord-Sud e un allargamento delle distanze reddituali tra centro e periferia nel processo di innesco di una fase sostenuta di aumento del PIL. L’archiviazione della crisi costa in termini di crescita della diseguaglianza sociale tra le aree territoriali e all’interno delle classi. 

domenica 5 marzo 2017

Fondi europei per la convergenza economica

Le politiche economiche europee hanno consentito alle regioni europee di ridurre la diseguaglianza in termini di reddito pro capite. Il valore del reddito pro-capite delle regioni europee appartenenti al NUTS2 è aumentato grazie agli interventi dell’Unione Europea. Tuttavia è necessario tenere in considerazione due questioni afferenti da un lato all’efficienza microeconomica del programma degli aiuti economici europei e dall’altro lato il fenomeno della crescita economica complessiva dell’Unione europea.

Un approccio micro. La definizione amministrativa utilizzata dall’Unione Europea per procedere all’assegnazione degli aiuti costituita dalle regioni indicate al NUTS2. Tuttavia all’interno delle regioni l’economia risulta essere caratterizzata da un andamento idiosincratico. Talune province risultano avere un reddito elevato anche in un contesto regionale avente un reddito-procapite basso rispetto alla media del reddito pro-capite dell’Unione Europa. L’Unione Europea può utilizzare la definizione amministrativa basata sulle provincie per procedere ad una determinazione micro degli aiuti economico-finanziari in favore della convergenza. La riduzione del divario infra-regionale è un elemento chiave nelle politiche economiche europee. Tuttavia occorre considerare la necessità di realizzare la convergenza su base micro per incrementare il valore della coesione europea.

Il problema macro. Tuttavia l’Unione Europea è anche caratterizzata da un problema macro afferente la crescita economica in generale. Il tasso di crescita dell’Unione europea è basso.


TASSI DI CRESCITA PIL
EU-(EUROSTAT)
USA (WB)
2008
0,4
-2,8
2009
-4,4
2,5
2010
2,1
1,6
2011
1,7
2,2
2012
-0,5
1,7
2013
0,2
2,4
2014
1,6
2,6
2015
2,2
MEDIA
0,4
1,5



Le politiche economiche devono riguardare anche la crescita dell’area dell’Unione Europea nel complesso per consentire un riferimento adeguato alle politiche economiche della convergenza e della coesione. L’allargamento della base delle regioni amministrative aventi un reddito pro-capite elevato va posto a sistema con la crescita della capacità di competitività globale delle aree leader nella produzione di valore aggiunto.