mercoledì 15 novembre 2017

IA vs Secular Stagnation




https://www.moma.org/collection/works/221525?locale=it&with_images=true


“ […] evitare che singole aziende acquisiscano grandi banche dati e algoritmi specifici, alle politiche che incoraggino la trasparenza e la condivisione delle banche dati, pubbliche e private.” (http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-11-14/non-ci-sara-robocalypse-224731.shtml?uuid=AEMWLABD)



La questione della proprietà dei dati e dell’utilizzo degli stessi per finalità previsionali risulta essere al centro delle attività orientate alla costruzione di mercati dei dati. Il data market building tuttavia è un processo conclusivo, concordato, e sostenuto dalle politiche economiche rispetto all’amministrazione dei dati nella condizione attuale di mancanza di infrastrutture di scambio dei dati. Le imprese in grado di utilizzare i dati hanno dei vantaggi competitivi enormi in grado sia di performare una sorta di knowledge economy, sia di realizzare delle attività di speculazione sui dati.
Infinite derivative data theory. I dati possono essere utilizzati in modo quasi infinito. La mancanza di una corruzione dei dati aumenta la capacità di elaborazione dei dati. Tuttavia i processi di acquisizione dei dati pongono delle questioni giuridiche afferenti la tutela e la difesa del consumatore ancora assenti nel dibattito pubblico. Le forze politiche sembrano essere prive di interesse nei confronti della capacità di difendere i dati come elemento costitutivo dei diritti della personalità per la capacità sintetica di rappresentare la vita delle persone nelle varie manifestazioni delle preferenze individuali. Inoltre la capacità di estrarre informazioni dai dati è infinita per la capacità di mixare informazioni implicite con informazioni esplicite. Il dato è sia self evident sia oggetto di mining ovvero oggetto di indagini per estrarre il contenuto informativo necessario all’analisi e alla previsione del fenomeno economico utilizzato. La stragrande maggioranza delle informazioni estratte dai dati risulta essere prodotta per motivazioni extra-economiche e afferenti la sfera sociale, ludica oppure utilità di carattere anche culturale ed istituzionale. L’analisi dei dati può consentire di realizzare una delle aspirazioni da sempre presenti nell’economia ovvero la creazione di trade offs monetari applicati a scelte realizzate per motivazioni extra-monetarie. Il risultato può consentire alle imprese una valutazione attenta della capacità di spesa potenziale e reale dei customers, una analisi dei competitors ed in una ottica di impresa snella può anche avere un impatto positivo sulla supply chain e sulla produzione del tipo just in time. Inoltre la capacità previsionale può essere incrementata attraverso il matching di dati caratterizzati dalla dimensione “big” per il fatto di essere quasi esaustivi in modo completo del fenomeno in oggetto. Il fenomeno economico viene catturato in modo quasi completo rispetto alla dimensione reale. I dati quindi possono essere utilizzati e oggetto di una funzione produttive derivativa ed infinita senza perdere le connotazioni informative, le caratteristiche semantiche, la capacità di generare senso in presenza di una capacità ermeneutica generata dagli algoritmi previsionali. Tuttavia la capacità di realizzare delle previsioni dipende anche dalla teoria sottostante. Gli algoritmi talvolta sono privi di una capacità ermeneutica, ovvero di una struttura in grado di dare senso mediante una forma di storytelling, di metanarrazione. La metanarrazione è invece possibile in uno scenario caratterizzato dalla capacità degli algoritmi di predire sia le grandezze statistiche fondamentali in grado di sintetizzare il complesso delle regressioni e delle correlazioni, sia anche di offrire un racconto in grado di aprire i dati alla capacità cognitiva degli utenti utilizzatori.
Il marketing è in genere la funzione aziendale individuata per procedere alla costruzione di storie di senso aventi una capacità ermeneutica dei dati. Tuttavia, poiché i dati fanno spesso riferimento a delle grandezze di carattere extra-monetario allora occorre anche fare anche utilizzare degli strumenti di carattere sociologico, antropologico.
Rubber data barons. La capacità di organizzazione dei mercati competitivi afferenti i dati risulta essere abbastanza ridotta. Il mercato dei dati sembra essere caratterizzato da una dimensione predatoria richiamante in parte le dinamiche dei robber barons ovvero di quegli imprenditori che acquisirono il controllo privato di beni di utilità pubblica essenziali per lo sviluppo dell’economia negli Stati Uniti con la costruzione di monopoli ed oligopoli nel settore delle ferrovie, dei trasporti, del petrolio. I Rubber Data Barons possono amministrare il mercato dei dati in misura monopolistica ed oligopolistica con dei vantaggi sia nei confronti della concorrenza, ma anche con una dimensione di pervasività nei confronti delle persone aventi partecipanti in modo involontario alla produzione di dati oggetto di funzioni di utilità delle imprese massimizzanti il profitto. Il mercato dei dati quindi richiede un intervento di policy, di regolamentazione in grado di mettere ordine e di garantire e tutelare i diritti dei consumatori produttori di dati attraverso l’utilizzo di internet, dei computer e delle app. Il problema del controllo e della tutela dei diritti diventa rilevante soprattutto con riferimento alle persone ed acquisisce invece un ruolo marginale nel contesto dei dati sviluppati in ambito industriale. La creazione di mercati monopolistici dei dati può comportare anche un profilo pubblico e introdurre delle limitazioni nel processo di integrazione della globalizzazioni. Gli stati e le nazioni hanno delle politiche differenziate con riferimento alla integrazione dei sistemi informativi. La creazione di una istituzione globale rivolta alla tutela dei diritti delle persone in ambito informativo può avere un impatto positivo sull’eliminazione delle barriere normative esistenti tra i vari paesi con riferimento allo scambio di informazioni.
Influenzare le scelte di portafoglio degli utenti. Le imprese operanti nel mercato monopolistico hanno una capacità molto elevata di procedere ad influenzare il portafoglio degli utenti. Le imprese possono offrire nei confronti degli utenti le opzioni desiderate dai consumatori attraverso l’analisi delle storie di acquisto e con il matching di dati provenienti da fonti differenziate. Le imprese possono quindi entrare nel portafoglio dei consumatori e facilitare il processo di incontro tra la domanda e l’offerta attraverso l’estrazione del prezzo di riserva dal singolo consumatore per ciascuna transazione posta in essere. Le scelte di portafoglio degli utenti risultano quindi orientate dall’offerta. La componente dell’acquisto compulsivo ed impulsivo può essere orientata a crescere mediante l’offerta di beni aventi la capacità massima di soddisfare l’aspettativa di acquisto del consumatore.
L’intelligenza artificiale e l’impatto basso su Pil. L’intelligenza artificiale sembra avere un risultato basso sulla capacità di produzione di valore aggiunto. IL prodotto interno lordo dei paesi occidentali risulta essere avvitato nella condizione della stagnazione secolare. La capacità stessa di utilizzare l’espressione Quarta Rivoluzione Industriale risulta essere ridotta per la mancanza di un impatto sul PIL significativo come per esempio quello verificatosi nelle altre vere rivoluzioni industriali in grado di cambiare in modo strutturale la vita delle persone attraverso la chimica, la meccanica, l’elettricità. L’Intelligenza Artificiale, con le questioni connesse al machine learning e al deep learning rischiano di avere un impatto di efficientamento del sistema della produzione industriale in un contesto globale di trasferimento di capitale tecnologico nei paesi asiatici. Forse le aspettative sull’intelligenza artificiale sono state troppo elevate, forse esistono delle economie potenziali in senso schumpeteriano da sviluppare per il tramite dell’esercizio dell’attività di innovazione. Tuttavia poiché il numero delle persone impiegate nei processi innovativi risulta essere ridotto è probabile una svolta elitista dell’intelligenza artificiale con impatti bassi e nulli sul prodotto interno lordo della popolazione. La Quarta Rivoluzione Industriale per essere tale deve mostrare di porre fine alla “Secular Stagnation”. Tuttavia fino a quando i tassi di crescita del prodotto interno lordo saranno bassi allora la Quarta Rivoluzione Industriale con il suo armamentario di IA, deep learning e machine learnig rischia di essere solo un processo di ristrutturazione del settore industriale disponibile per imprese aventi una sensibilità elevata all’innovazione.
La soluzione istituzionale al gap tra innovazione tecnologica e prodotto interno lordo. Una soluzione istituzionale potrebbe comportare un potenziamento delle connessioni tra le forme innovative della Quarta Rivoluzione Industriale e le imprese e le pubbliche amministrazioni considerate anche sotto il punto di vista istituzionale ed organizzativo ovvero tali da indurre a forme nuove di utilizzazione dei fattori produttivi, di contabilizzazione, e di orientamento di politica economica volta alla risoluzione del fallimento di mercato esistente tra i possessori di capitale tecnologico e i soggetti richiedenti innovazioni.

lunedì 13 novembre 2017

L'intelligenza artificiale e il bias comportamentale

L’economia comportamentale e la neuroeconomia aiutano a far capire come il concetto di razionalità sia più ampio di quanto rappresentato nell’economia tradizionale.” (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-08/perche-sono-economista-il-prefisso-neuro-204106.shtml?uuid=AEalvu6C)

L’economia comportamentale e la neuro economia come rivoluzione teorica. L’economia comportamentale è realtà l’emersione di una traccia da sempre presente nell’interno della scienza economia. Già nella teoria keynesiana è possibile riconoscere elementi richiamanti la rilevanza della psicologia nel processo decisionale e nella dimensione anche di carattere macroeconomia. Tuttavia sotto il punto di vista accademico la neuro-economia e la psicologia comportamentale mettono più che altro in evidenza il ruolo crescente delle scienze cognitive nell’ambito delle scienze sociali. E’ probabile che nel futuro l’economia perderà il ruolo di “regina delle scienze sociali” in favore della psicologia. Gli avanzamenti della psicologia definiti sia a livello individuale sia a livello sociale hanno invaso anche il campo dell’economia con effetti rilevanti in grado di incidere in maniera profonda anche sul ruolo dell’economia come scienza. La modellistica economica classifica risulta costituire una pellicola intermedia tra le motivazioni intrinseche dell’attore considerato sotto il punto di vista psicologico con il suo complesso di pulsioni e di sentimenti, e l’azione sociale collettiva costituita da enti eteronomi come lo stato o la legge. L’economia è una terra di mezza che sta tra l’individuo come percezione di sé anche nelle relazioni con gli altri e il mondo organizzato della vita pubblica e sociale. Penetrare attraverso gli strumenti della scienza negli estremi significa rompere gli argini dell’economia e contaminare l’episteme. Tuttavia la contaminazione può essere produttiva purché sia finalizzata. La neuro economia, in modo particolare rappresenta una specificazione ancora ulteriore rispetto alla psicologia. La neuro economia infatti indaga i processi nell’interno del cervello nella considerazione sia della rete neuronale sia dei complessi scambi fisico-chimici ed elettrici tra i neuroni. Tuttavia l’esercizio di una attività di indagine così profonda tendente ad ampliare il novero degli enti rientranti nella base della scelta dell’attore economico lasciano inalterate alcune domande afferenti la capacità dell’individuo di procedere all realizzazione di decisioni in grado di rispecchiare il riconoscimento dei propri interessi, delle proprie passioni, delle proprie proiezioni. Ecco allora risorgere la centralità della teoria economia standard in grado di riconnettere il complesso delle micro-neuro fondazioni al contesto ampio della società considerata sotto il punto di vista economico e anche in parte istituzionale. La neuro-economia e la psicologia possono allora consentire di ottenere delle informazioni utili alla comprensione dell’esistenza di taluni concetti come per esempio: l’interesse per il bene proprio, l’interesse per il bene altrui, il pregiudizio, la vendetta, la capacità di compensare, l’odio, l’amore e verificare come questi sentimenti agiscono e interferiscono con il processo della scelta. Tuttavia una volta che l’individuo ha incanalato l’oggetto della propria funzione di utilità essa tende ad operare, in media, secondo le dinamiche indicate dalla teoria economica standard in termini di massimizzazione dei profitti ovvero di ciò che è considerato un gain e di minimizzazione delle perdite ovvero di ciò che è considerato un costo.
La contaminazione tra le discipline è una cosa buona specie in un ambiente interculturale. Tuttavia occorre considerare che il dibattito scientifico, come ogni forma di dibattito e di dialogo, funziona se i partecipanti tengono un ruolo, interpretano un approccio epistemologico. Il confronto con gli psicologi e i neuro scienziati, con i matematici, è una cosa buona per un economista. L’economista, forse più di altri, necessita di confronto per la struttura dell’episteme, tuttavia il confronto deve avvenire nell’affermazione di una indentità come premessa per l’apertura al dialogo con l’altro affinché anche l’altra componente del dialogo possa ottenere dei vantaggi dallo scambio. La neuro-economia e l’economia comportamentale possono quindi affrontare anche i temi rilevanti come per esempio gli aspetti macro-economici e superare le ristrettezze della logica micro nella quale sono ingabbiate.
Tuttavia occorre anche considerate il ruolo della tecnologica nello sviluppo della scienza, e soprattutto nel cambiamento delle scelte operate dai soggetti economici.
L’intelligenza artificiale come superamento dell’economia comportamentale. La prospettiva offerta dell’intelligenza artificiale promette di modificare il modo in cui gli attori prenderanno le scelte economiche. L’intelligenza artificiale è tesa a diventare uno strumento in grado di modificare in modo struttale la capacità decisionale dei singoli. Il processo di scelta degli individui tende a cambiare sia nell’interno delle organizzazioni sia nella vita civile. La pigrizia dell’individuo nel cercare delle soluzioni facili ai problemi complessi, nel rifiuto della dimensione computazionale, tende ad essere superata dalla precisione e dall’accuratezza degli algoritmi. Gli algoritmi possono procedere a definire delle strutture decisionali anche dinamiche e quindi automatizzare le scelte. La dimensione psicologica ed emotiva potrebbe avere un ruolo ridotto nell’affermazione di un sistema decisionale basato sulla intelligenza artificiale. La neuro-economia e l’economia comportamentale rischiano così di essere marginalizzate dalla mancanza di rilevanza della dimensione psicologica in un contesto di scelte guidate da algoritmi in grado di proporre soluzioni nuove in modo dinamico, creativo ed innovativo. L’intelligenza artificiale tende ad essere un partner nel rafforzamento dei processi decisionali complessi necessitanti operazioni di calcolo, valutazione di alternative aventi contenuti probabilistici differenziati. La capacità computazionale ridotta tipica dell’individuo preda dell’emotività tende ad essere superata dalla precisione dell’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale può anche retroagire sul cervello umano e proporre dei cambiamenti cognitivi rilevanti nell’innalzamento complessivo delle capacità computazionali complessive della popolazione. L’individuo preda di pulsioni, emozioni, bias dell’economia comportamentale avrà un sostegno importante nell’intelligenza artificiale per vincere l’emotività distorcente e massimizzare gli sforzi nel raggiungimento di livelli elevati di manifestazione del sé. I bias emotivi e valutativi degli individui e delle organizzazioni sono causa di fallimento. Tuttavia l’intelligenza artificiale attraverso l’utilizzo di algoritmi tende ad offrire uno strumento di emancipazione ulteriore dell’individuo dalla condizione libidinale di schiacciamento nelle emozioni.
Il tema della relazione tra economia comportamentale ed innovazione introdotta dalla intelligenza artificiale è ampio e richiede anche il riferimento ai temi indicato di seguito:
  • ·         l’esercizio della scelta in un mondo di algoritmi;
  • ·         l’impossibilità di esercitare la scelta sui big data
  • ·         Il bias strumentale: come la scelta degli analytical tools cambia la soluzione del modello

L’economia comportamentale e la neuro-economica hanno consentito agli economisti di comprendere il funzionamento delle scelte fondate su emozioni, passioni, interessi. Tuttavia l’intelligenza artificiale mette in discussione i risultati dell’economia comportamentale e può portare ad una marginalizzazione definitiva del field in assenza di integrazione. Una soluzione può consistere nell’usare l’intelligenza artificiale nell’analisi neuroeconomica.

giovedì 2 novembre 2017

L'egemonia cinese necessita di riforme bancarie e finanziarie


https://www.moma.org/collection/works/162310?locale=it

« […] il 2017 sarà ricordato come l’anno in cui il duopolio Apple-Samsung è caduto sotto i colpi della furia cinese guidata da Huawei. Il produttore con sede a Shenzhen, secondo recenti stime, ha scalzato il gigante di Cupertino dalla seconda posizione nella classifica delle vendite. Un segnale chiarissimo di come i nuovi equilibri del settore vedano la Cina in prima linea.» (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-11-01/la-lunga-marcia-smartphone-cinesi-181016.shtml?uuid=AEXg1N1C)

La Cina è entrata in una fase nuova della produzione del mercato caratterizzata dalla centralità dell’autonomia delle imprese nel mercato globale. Gli Stati Uniti hanno tenuto per lungo tempo il primato delle aziende high tech. Tuttavia il primato della tecnologia sta per essere trasferito nel paese del Dragone. Le imprese cinesi hanno raggiunto dei risultati rilevanti nel mercato occidentale e hanno dimostrato una capacità di standing elevata. La capacità del capitalismo cinese di continuare a sostenere delle imprese orientate alla global performance dipende anche dalle riforme dello stato.
La Cina ha una forma di mercato controllato. Le politiche economiche dello Stato governato da un partito comunista sembrano tuttavia consentire la crescita e l’affermazione di imprese sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Se la Cina ha dimostrato di riuscire a ben performare nel senso della produzione di prodotti tecnologici come nel caso di Huawei, ci sono tuttavia dei dubbi sulla capacità delle imprese e del governo cinese di riuscire con successo a governare i processi finanziari. La finanza sembra essere una determinante ancora saldamente governata dagli USA. Del resto il successo delle aziende americane, come per esempio Apple, dipende dalla fiducia accordata dal sistema finanziario nei confronti delle imprese. L’alleanza tra Washington, Wall Street e Silicon Valley ha consentito alle aziende americane di procedere ad acquisire delle posizioni di rilievo internazionale.
Tuttavia il mercato finanziario rappresenta un rischio paese ed anche un rischio di mercato per le imprese cinesi. In modo particolare la finanza è in grado di modificare la compagine societarie delle aziende, agire sull’indebitamento e sul finanziamento e procedere alla definizione anche di minacce, di hostile takeovers in grado di influenzare in modo negativo o positivo il mercato. L’economia cinese sembra essere orientata ad un dirigismo significativo. La capacità di tenere insieme dirigismo istituzionale e delle grandi aziende americane risulta essere a rischio in presenza di un mercato finanziario aperto a livello internazionale. Tuttavia la capacità della Cina di trovare affermazione a livello internazionale dipende dall’apertura dei mercati finanziari, dalla capacità del sistema bancario di procedere all’accettazione di banche estere in un sistema bancario integrato a livello globale.
La vittoria della Cina nella competizione nei confronti degli USA dipende solo in parte dal reverse engineering e dalla capacità di favorire il trasferimento tecnologico necessario all’implementazione nelle imprese dei sistemi produttivi nuovi validi anche a livello di management e a livello commerciale. La vittoria dipende in modo particolare anche dalla capacità della Cina di sviluppare un sistema finanziario e bancario in grado di essere competitivo nei confronti del sistema di Wall Street ed in grado di transare valori elevati anche con riferimento ai capitali esteri. La capacità della Cina di vincere la sfida dipende anche dalla finanziarizzazione dell’economia cinese da realizzare attraverso un mix di mercati finanziari e bancocentrismo caratterizzato da una apertura parziale e controllata nei confronti dei mercati internazionali.
Tuttavia la politica economica di regolamentazione dei mercati finanziari e bancari necessita anche di una politica monetaria in relazione con le banche centrali dominanti la globalizzazione.