martedì 26 gennaio 2016

Il salario nel mondo senza inflazione


Evitare sommatorie […] E considerare il salario […] nella sua totalità.” (Carlo Dell'Aringa)

Il salario dei lavoratori è determinato in base ad una componente fissa ed una componente variabile. L’ammontare del salario necessario per affrontare il costo della vita ha assunto una connotazione localistica. La difficoltà nella ricomposizione di regole salariali “generali” è rappresentazione della diversificazione regionale e infraregionale del lavoro e della produttività. Le regioni hanno una diversa capacità produttiva e una differenziata attitudine ad evolvere il sistema di produzione industriale. Agganciare la remunerazione a livelli dell’inflazione, oppure del prezzo del petrolio rischia di essere un errore nella fase attuale della globalizzazione. Il salario del lavoratore dovrebbe riflettere l’andamento del prezzo dei beni acquistati per ottenere una vita dignitosa nella considerazione anche del contesto socio-culturale. L’Unione Europea può stabilire regole quadro per il contratto di lavoro e per il diritto sindacale. I sindacati possono essere orientati ad un processo di europeizzazione.
Le enormi disparità regionali incidono sulla possibilità di individuare un salario unico per i lavoratori
Le disparità regionali nella capacità produttiva sono tali da rendere difficile indiviudare elementi in comune tra le varie tipologie di lavoro. La differenza nel costo del lavoro, nel costo della vita nelle varie regioni europee rendono nulla ab inizio la ricerca di un minimo comune denominatore per l’individuazione di regole salariali. Le diseguaglianze possono essere ancora più marcate in una condizione di analisi infraregionale. All’interno di una regione esistono diverse aree salariali in connessione con un andamento del prezzo dei fattori, del costo della vita, del prezzo della produzione.
La determinazione del  salario deve tenere in considerazione le disparità regionali. I lavoratori delle aree dove il costo della vita è più elevato dovrebbero avere una componente fissa elevata. I lavoratori delle aree dove il costo della vita è più basso dovrebbero avere una componente variabile fondata sull’analisi del rapporto esistente rispetto alla presenza di beni sociali, pubblici e comunitari.
La fine dell’inflazione e la sconfitta della macroeconomia
Il ruolo dell’inflazione nel sistema economica è cambiato. L’inflazione è bassa. In alcuni casi l’inflazione è negativa. Il mondo occidentale è orientato verso una struttura economica caratterizzata dalla scomparsa dell’inflazione. La deflazione è il fenomeno di politica monetaria caratterizzante l’attuale stato della globalizzazione nel mondo occidentale. La fine dell’inflazione ha delle conseguenze rilevanti a livello di andamento macroeconomico sul tasso di occupazione, sul ruolo di una moneta rispetto al mercato dei cambi e sul ruolo stesso della banca centrale in relazione al governo. Le banche centrali- soprattutto la BCE- sembrano prive della capacità di governare l’inflazione- ovvero di produrre crescite e riduzioni dell’inflazione- attraverso l’intervento con le politiche monetarie. L’inflazione può portare ad una crescita dei salari e dei prezzi. La crescita dei salari può essere anche minore della crescita dei prezzi. Tuttavia alcune categorie di lavoratori sindacalizzati possono ottenere salari superiori alla crescita dei prezzi. L’inflazione bassa elimina alla radice la possibilità per i lavoratori di vedere incrementato il reddito “da inflazione” e per i sindacati di poter intervenire attraverso politiche del lavoro volte alla modificazione della distrubuzione degli effetti dell’inflazione con la creazione di categorie di lavoratori tutelati. L’inflazione bassa riduce anche la possibilità per le banche centrali di operare sul mercato internazionale dei cambi. Il tasso di interesse può essere considerato in un certo senso come un prezzo. L’inflazione bassa impedisce di avere degli apprezzamenti sul mercato dei cambi. Il ruolo della banca centrale in assenza di inflazione, oppure con un andamento deflattivo, è pregiudicato. La banca centrale esercita poteri limitati. La riduzione del valore della banca centrale pone la questione della contrapposizione tra politiche economiche fiscali e politiche economiche monetarie. Una banca centrale in grado di governare l’inflazione può avere degli strumenti convincenti per contrastare o avvallare le politiche economiche fiscali.
L’uscita di scena dell’inflazione mette in pericolo la possibilità di utilizzare la macroeconomia sviluppata nel 900. Il ruolo dei mercati finanziari nella macroeconomia novecentesca è marginale. Nel contesto attuale della globalizzazione i mercati finanziari hanno un ruolo determinante nella definizione degli indirizzi di politica economica della banca centrale e del governo. Tuttavia manca una teoria macroeconomica in grado di mettere insieme da le politiche economiche degli enti pubblici e a rilevanza pubblica come per il governo e la banca centrale con la politica economica informale sviluppata dagli enti del mercato finanziario. Il mercato finanziario può vanificare sia le politiche fiscali disposte dal governo sia le politiche monetarie disposte dalla banca centrale.
Il fondamento del salario nel mondo senza inflazione
La riduzione del ruolo della macroeconomia pone la questione della necessità di trovare elementi in grado di sopperire all’inflazione per la determinazione del salario. Occorre considerare tre elementi nella definizione del salario: capacità di cogliere la partecipazione del lavoratore alla produzione; capacità del salario di comprare i beni fondamentali per il lavoratore; capacità del salario di ripagare il lavoratore della mancanza di beni pubblici, sociali, relazionali.
Il lavoratore attraverso il salario ottiene anche un riscontro della partecipazione al processo produttivo aziendale. La quantificazione del valore aggiunto prodotto, dell’output realizzato all’interno dell’impresa anche attraverso l’utilizzo di sistemi metrici di valutazione può consentire di individuare un elemento base del salario. L’impresa deve essere in grado di quantificare la parte della produzione riconducibile alla presenza attiva del lavoratore nel contesto aziendale. Il lavoratore deve poter conoscere il contributo dato alla produzione e alla determinazione di valore aggiunto aziendale.
Il lavoratore con il salario deve poter acquistare i beni necessari. Occorre considerare i costi delle case, l’ammontare degli affitti, il costo dei generi alimentari, dell’accesso ai beni tecnologici. La creazione di un paniere di beni deve avvenire sulla base zonale attraverso l’analisi delle provenienze dei lavoratori.
Il salario deve comprendere anche una parte in grado dare riconoscimento alla presenza di capitale umano, sociale , pubblico e relazionale. Occorre riconoscere la presenza di elementi relazionali e comunitari in grado di agire sulla felicità del lavoratore o sulla percezione delle felicità. I lavoratori operanti in contesti con un capitale sociale, pubblico o relazionale basso devono poter ottenere una componente del salario compensativa. Il salario dei lavoratori operanti in contesti con basso capitale sociale deve essere aumentato per consentire l’accesso ad una vita piena e dignitosa.
Il ruolo dell’Unione Europea

L’Unione Europea può disporre un diritto del lavoro e sindacale nuovo nel riconoscimento del ruolo della differenziazione regionale. Il sindacato può essere orientato ad una europeizzazione. La dimensione europea può consentire di incrementare l’equità nella determinazione dei salari dei lavoratori. 

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