Il salario dei lavoratori è determinato in base ad una
componente fissa ed una componente variabile. L’ammontare del salario
necessario per affrontare il costo della vita ha assunto una connotazione
localistica. La difficoltà nella ricomposizione di regole salariali “generali”
è rappresentazione della diversificazione regionale e infraregionale del lavoro
e della produttività. Le regioni hanno una diversa capacità produttiva e una
differenziata attitudine ad evolvere il sistema di produzione industriale. Agganciare
la remunerazione a livelli dell’inflazione, oppure del prezzo del petrolio
rischia di essere un errore nella fase attuale della globalizzazione. Il
salario del lavoratore dovrebbe riflettere l’andamento del prezzo dei beni
acquistati per ottenere una vita dignitosa nella considerazione anche del
contesto socio-culturale. L’Unione Europea può stabilire regole quadro per il
contratto di lavoro e per il diritto sindacale. I sindacati possono essere
orientati ad un processo di europeizzazione.
Le
enormi disparità regionali incidono sulla possibilità di individuare un salario
unico per i lavoratori
Le disparità regionali nella capacità produttiva sono tali da
rendere difficile indiviudare elementi in comune tra le varie tipologie di
lavoro. La differenza nel costo del lavoro, nel costo della vita nelle varie
regioni europee rendono nulla ab inizio la ricerca di un minimo comune
denominatore per l’individuazione di regole salariali. Le diseguaglianze
possono essere ancora più marcate in una condizione di analisi infraregionale.
All’interno di una regione esistono diverse aree salariali in connessione con
un andamento del prezzo dei fattori, del costo della vita, del prezzo della
produzione.
La determinazione del
salario deve tenere in considerazione le disparità regionali. I
lavoratori delle aree dove il costo della vita è più elevato dovrebbero avere
una componente fissa elevata. I lavoratori delle aree dove il costo della vita
è più basso dovrebbero avere una componente variabile fondata sull’analisi del
rapporto esistente rispetto alla presenza di beni sociali, pubblici e
comunitari.
La fine dell’inflazione
e la sconfitta della macroeconomia
Il
ruolo dell’inflazione nel sistema economica è cambiato. L’inflazione è bassa.
In alcuni casi l’inflazione è negativa. Il mondo occidentale è orientato verso
una struttura economica caratterizzata dalla scomparsa dell’inflazione. La
deflazione è il fenomeno di politica monetaria caratterizzante l’attuale stato
della globalizzazione nel mondo occidentale. La fine dell’inflazione ha delle
conseguenze rilevanti a livello di andamento macroeconomico sul tasso di
occupazione, sul ruolo di una moneta rispetto al mercato dei cambi e sul ruolo
stesso della banca centrale in relazione al governo. Le banche centrali-
soprattutto la BCE- sembrano prive della capacità di governare l’inflazione-
ovvero di produrre crescite e riduzioni dell’inflazione- attraverso l’intervento
con le politiche monetarie. L’inflazione può portare ad una crescita dei salari
e dei prezzi. La crescita dei salari può essere anche minore della crescita dei
prezzi. Tuttavia alcune categorie di lavoratori sindacalizzati possono ottenere
salari superiori alla crescita dei prezzi. L’inflazione bassa elimina alla
radice la possibilità per i lavoratori di vedere incrementato il reddito “da
inflazione” e per i sindacati di poter intervenire attraverso politiche del
lavoro volte alla modificazione della distrubuzione degli effetti dell’inflazione
con la creazione di categorie di lavoratori tutelati. L’inflazione bassa riduce
anche la possibilità per le banche centrali di operare sul mercato
internazionale dei cambi. Il tasso di interesse può essere considerato in un
certo senso come un prezzo. L’inflazione bassa impedisce di avere degli
apprezzamenti sul mercato dei cambi. Il ruolo della banca centrale in assenza
di inflazione, oppure con un andamento deflattivo, è pregiudicato. La banca
centrale esercita poteri limitati. La riduzione del valore della banca centrale
pone la questione della contrapposizione tra politiche economiche fiscali e
politiche economiche monetarie. Una banca centrale in grado di governare l’inflazione
può avere degli strumenti convincenti per contrastare o avvallare le politiche
economiche fiscali.
L’uscita
di scena dell’inflazione mette in pericolo la possibilità di utilizzare la
macroeconomia sviluppata nel 900. Il ruolo dei mercati finanziari nella
macroeconomia novecentesca è marginale. Nel contesto attuale della
globalizzazione i mercati finanziari hanno un ruolo determinante nella
definizione degli indirizzi di politica economica della banca centrale e del
governo. Tuttavia manca una teoria macroeconomica in grado di mettere insieme
da le politiche economiche degli enti pubblici e a rilevanza pubblica come per
il governo e la banca centrale con la politica economica informale sviluppata
dagli enti del mercato finanziario. Il mercato finanziario può vanificare sia
le politiche fiscali disposte dal governo sia le politiche monetarie disposte
dalla banca centrale.
Il fondamento del
salario nel mondo senza inflazione
La
riduzione del ruolo della macroeconomia pone la questione della necessità di
trovare elementi in grado di sopperire all’inflazione per la determinazione del
salario. Occorre considerare tre elementi nella definizione del salario:
capacità di cogliere la partecipazione del lavoratore alla produzione; capacità
del salario di comprare i beni fondamentali per il lavoratore; capacità del
salario di ripagare il lavoratore della mancanza di beni pubblici, sociali,
relazionali.
Il
lavoratore attraverso il salario ottiene anche un riscontro della
partecipazione al processo produttivo aziendale. La quantificazione del valore
aggiunto prodotto, dell’output realizzato all’interno dell’impresa anche
attraverso l’utilizzo di sistemi metrici di valutazione può consentire di
individuare un elemento base del salario. L’impresa deve essere in grado di
quantificare la parte della produzione riconducibile alla presenza attiva del
lavoratore nel contesto aziendale. Il lavoratore deve poter conoscere il
contributo dato alla produzione e alla determinazione di valore aggiunto
aziendale.
Il
lavoratore con il salario deve poter acquistare i beni necessari. Occorre
considerare i costi delle case, l’ammontare degli affitti, il costo dei generi
alimentari, dell’accesso ai beni tecnologici. La creazione di un paniere di
beni deve avvenire sulla base zonale attraverso l’analisi delle provenienze dei
lavoratori.
Il
salario deve comprendere anche una parte in grado dare riconoscimento alla
presenza di capitale umano, sociale , pubblico e relazionale. Occorre
riconoscere la presenza di elementi relazionali e comunitari in grado di agire
sulla felicità del lavoratore o sulla percezione delle felicità. I lavoratori
operanti in contesti con un capitale sociale, pubblico o relazionale basso
devono poter ottenere una componente del salario compensativa. Il salario dei
lavoratori operanti in contesti con basso capitale sociale deve essere aumentato
per consentire l’accesso ad una vita piena e dignitosa.
Il ruolo dell’Unione
Europea
L’Unione
Europea può disporre un diritto del lavoro e sindacale nuovo nel riconoscimento
del ruolo della differenziazione regionale. Il sindacato può essere orientato
ad una europeizzazione. La dimensione europea può consentire di incrementare l’equità
nella determinazione dei salari dei lavoratori.
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