lunedì 4 aprile 2016

Investire nella ricerca

Il rapporto tra impresa euniversità finalizzato alla ricerca può essere una leva della crescita dell’economiaitaliana. Il nesso ricerca-industria in Italia tende ad essere debole. Le imprese sono troppo piccole per poter svolgere una ricerca scientifica autonoma. Le università sono prive dei finanziamenti necessari per poter guidare una ricerca volta alla innovazione dei settori industriali. Le istituzioni dell’economia italiana arrancano dinanzi alle risorse poste in campo dalle economie evolute per far fronte alla crescita economica. I modelli della crescita riconoscono il ruolo del capitale umano e della ricerca. L’investimento nel capitale umano consente di incrementare il tasso di crescita di lungo periodo. Il governo italiano, insieme con il parlamento e l’ordinamento giudiziario con riferimento all’applicazione delle leggi possono guidare un sistema economico volto all’ottimizzazione della ricerca scientifica. Per incrementare la ricerca occorre consentire allo svolgimento di operazioni di aggregazioni industriali di imprese. Il tessuto produttivo italiano fondato sul piccole imprese riduce la probabilità di invesimento nella ricerca. Le imprese hanno dimensioni troppo ridotte per poter sostenere economie di scala volte all’ottimizzazione di una funzione di ricerca & sviluppo anche in collaborazione con l’università. La crescita interna delle imprese può essere agevolata con politiche economiche del governo. Le università hanno collaborazioni ristrette con il sistema imprenditoriale. Il governo può intervenire per stabilire ranking per affidare i finanziamenti. Le risorse impegnate nella ricerca sono basse in Italia in un confronto con i paesi europei.

L’Italia nel contesto dell’Unione Europea. L’Eurostat riporta i dati relativi alla “Total Intramural R&D expenditure[...] by sectors  of performance and NUTS2 regions”. I dati fanno riferimento al periodo 2009-2013. Le regioni Italiane classificate secondo l’indice NUTS2, hanno valori di investimento procapite in ricerca e sviluppo ridotti. I dati relativi al 2013 possono essere analizzati con una classifica. Al primo posto nelle regioni europee per investimento in ricerca e sviluppo pro capite vi è la Prov. Brabant Wallon con un valore di 4.342 euro pro capite in ricerca e sviluppo, al secondo posto la regione Hovedstaden con 2.790,00 euro pro capite in ricerca e sviluppo e al terzo posto vi è Braunschweig con 2.730 euro pro capite in ricerca e sviluppo. La provincia autonoma di Trento è La prima unità amministrativa italiana nella classifica delle regioni amministrative europea con un valore pari a 633,00 euro al 122 posto su un totale di 402 posizioni. Le regioni italiane investono poco rispetto alle altre regioni europee in ricerca e sviluppo.

Le disparità all’interno delle regioni italiane. L’investimento in ricerca e sviluppo tende a manifestare in modo drammatico l’esistenza di un divario tra nord e Sud. In una classifca
Per valore pro capite investito in ricerca e sviluppo al promo posto troviamo la provincia autonoma di Trento con 633,2 euro; il Piemonte è al secondo posto con 568,7; il Lazion è al terzo posto con 539,3 euro pro capite; l’Emilia Romagna è al quarto posto con 538,5 euro pro capite; Il Friuli Venezia Giulia è al sesto posto con 430,1 euro pro capite, la Liguria è al settimo posto con 391,8 euro pro capite; la Toscana è all’ottavo posto con 368,9 euro por capite; il Veneto è al nono posto con 337,5 euro pro capite; la provincia autonoma di Bolzano è al decimo posto con 258,2 euro pro capite; la Campania è all’11 posto con 225,5 euro pro capite; le Marche sono al 12° posto con 208,1 euro pro capite, l’Abruzzo al 13° posto con 206,6 euro pro capite; la Basilicata al 14° posto con 206,6 euro pro capite; l’Umbria al 15° posto con 201,3 euro pro capite; la Sicilia al sedicesimo posto con 155,8 euro pro capite, la Sardegna al 17° posto con 153,5 euro pro capite; il Molise al diciottesimo posto con 147,1 euro pro capite; la Vale d’Aosta al 19° posto con 145,5 euro pro capite; la Puglia al ventesimo posto con 143,2 euro pro capite; la Calabria al ventunesimo posto con 89,5 euro pro capite. I valori indicano una sproporzione tra Nord e Sud. Il Lazio è l’unica regione del centro-sud ad avere un livello di investimento in ricerca e sviluppo pro capite elevato.
L’incremento dell’investimento in ricerca e sviluppo nelle regioni italiane. Nonostante i valori dell’investimento in ricerca e sviluppo nelle regioni italiane siano bassi rispetto ai valori delle regioni europee è possibile notare tra il 2009 e il 2013 un fenomeno di crescita relativa. Tra il 2009 e il 2013 l’investimento pro capite in ricerca e sviluppo nelle regioni italiane è cresciuto in modo quasi uniforme. In modo particolare nel periodo considerato l’investimento pro capite in ricerca e sviluppo è cresciuto di 104,6 euro in Emilia Romagna, 59 euro nella provincia autonoma di Bolzano, 58 euro in Piemonte. Solo 4 regioni hanno visto ridurre il valore della ricerca e sviluppo pro capite nel periodo considerato ovvero: Lazio (-17,70 euro); Provincia Autonoma di Trento (-23,70 euro); Umbria (-35,90 euro); Valle d’Aosta (-80,00 euro).

Politiche economiche a favore della crescita dimensionale delle imprese. Le imprese per poter affrontare al meglio i mercati devono svolgere delle attività di ricerca e sviluppo. La ricerca e sviluppo diventa una funzione ammissibile nell’economia organizzativa dell’impresa a seguito di un processo di crescita dimensionale oppure di specializzazione funzionale. La crescita dimensionale e la specializzazione funzionale possono essere oggetto di politiche economiche mirate del governo vincolate all’implementazione di ricerca e sviluppo. La crescita dimensionale può essere realizzata attraverso processi di acquisizione di nuove imprese, di nuovi stabilimenti, attraverso l’incremento del personale, la penetrazione di nuovi mercati, l’ottenimento di nuovi progetti industriali. Le operazioni volte alla crescita dimensionale dell’impresa possono essere agevolate  dal legislatore attraverso politiche economiche di riduzione del carico fiscale, di accompagnamento al credito, di finanziamento a fondo perduto. La crescita dimensionale delle imprese deve essere un obbiettivo del governo in un contesto di globalizzazione e di competizione internazionale. Stare sul mercato e competere con i cinesi significa anche crescere nella dimensione aziendale. Inoltre è necessario anche procedere con la crescita della specializzazione funzionale. Vi sono alcune particolari tipologie di imprese deputate alla innovazione tecnologica: le start up. Le start up hanno una funzione laboratoriale e possono operare processi di esternalizzazione della funzione di innovazione, ricerca e sviluppo. Le start up possono essere premiate dal governo sulla base dei risultati raggiunti a livello di produzione di innovazioni, di ricerca e sviluppo e produrre nuovi sistemi in grado di incrementare la spesa e i risultati della innovazioni. Governo e mercato, le istituzioni dell’economia possono guidare l’Italia verso un percorso di crescita economica fondato sulla ricerca e sviluppo attraverso relazioni tra imprese, star up, e organizzazioni impegnate nella ricerca. 




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