martedì 5 aprile 2016

Il lavoro è la chiave anche per la demografia



Invecchiamento della popolazione. Crescita bassa. Ruolo degli immigrati. Eliminare le discriminazione nel lavoro.

La condizione demografica italiana risulta essere in condizioni gravi. L’andamento demografico tende ad essere negativo con riferimento ai dati pubblicati dall’Istat. La popolazione italiana è caratterizzata dall’invecchiamento, dalla bassa natalità, dalla scomparsa dei giovani e dalla riduzione della percentuale della popolazione in grado di svolgere attività economica profittevole. Lo scenario demografico richiede interventi di politica economica soprattutto sotto il punto di vista del lavoro in grado di incrementare il reddito delle famiglie, di offrire maggiori beni e servizi alla popolazione e di migliorare le aspettative relative al futuro. Una economia fondata sull’austerità, relegata a tassi di crescita bassa, fondata sul rispetto di trattati internazionali deprimenti la popolazione può avere delle conseguenze negative in termini di conservazione dell’andamento demografico. La condizione demografica è negativa sia al nord che al sud. Il declino demografico è una delle poche condizioni economiche paritetiche nel sistema economico italiano.
I dati delle regioni italiane. Il tasso di incremento della popolazione nelle regioni italiane per il 2015 stimato per mille residenti dall’Istat è stato positivo solo per la Provincia di Bolzano pari a +3,7%, per la provincia di Trento pari all’1,%, e per la Lombardia pari allo 0,5%. Le altre regioni italiane hanno avuto tassi negativi. L’Emilia Romagna ha fatto segnare un -0,8%, il Lazio -1,1%, la Campania -1,9%, la Toscana -2,2%, il Veneto -2,4%, la Calabria -3,1%, la Puglia -3,4%, la Sardegna -3,5%, la Sicilia -3,7%, l’Abruzzo -3,8%, il Molise -3,8%, l’Umbria -4,2%, il Piemonte -4,9%, il Friuli Venezia Giulia -4,9%, le Marche -5,1%, la Basilicata -5,2%, la Valle d’Aosta -7,2%, la Liguria -7,9%. La media italiana è stata pari a -2,3%.
L’importanza degli immigrati. La condizione della riduzione della popolazione italiana deve essere messa in relazione anche con l’aumento dell’immigrazione in percentuale della popolazione residente. Nelle regioni del Nord gli immigrati arrivano a contare fino al 10% della popolazione. La percentuale della popolazione di immigrati è pari al 9,6% in Piemonte, al 6,9% in Valle d’Aosta all’11,5% in Lombardia al 9,1% in Trentino Alto Adige, al 10,2% in Veneto, all’8,7% in Friuli Venezia Giulia, all’8,8% in Liguria, al 12,1 % in Emilia Romagna, al 10,7% in Toscana, all’11% in Umbria, al 9,2% nelle Marche al 10,9% in Lazio. Nelle regioni meridionali la percentuale degli immigrati è bassa: in Abruzzo è pari al 6,6%, nel Molise pari al 3,9%, in Campania pari al 4,0%, in Puglia pari al 3,0%, in Basilicata pari al 3,4%, in Calabria pari al 4,0%, in Sicilia pari al 3,6%, in Sardegna pari al 2,8%. La presenza bassa degli immigrati nelle regioni meridionali può essere spiegata in funzione del reddito. Il reddito delle regioni meridionali è basso. Gli immigrati tendono a preferire regioni con redditi pro capiti elevati. Le regioni italiane settentrionali accolgono un numero di immigrati maggiore grazie anche alla presenza di redditi pro capite elevati. La presenza degli immigrati può essere considerato positiva. Gli immigrati abbassano l’età media della popolazione. Gli immigrati tendono ad avere una cultura della famiglia legata alla procreazione. Gli immigrati possono operare anche come forza lavoro in grado di incrementare la produzione dell’attività economica italiana. Le regioni del Nord Italia riescono ad essere competitive rispetto alle regioni meridionali anche grazie alle possibilità economiche offerte nei confronti degli immigrati.
Le politiche della demografia. La questione demografica rischia di essere una vera e propria incognita nello scenario dello sviluppo economico occidentale. Lo scenario è quella di una “Aging Era” per la cultura occidentale ovvero di un fenomeno complessivo di invecchiamento della popolazione. La civiltà occidentale per la prima volta è caratterizzata da un numero di anziani sulla popolazione residente elevato e crescente. Gli anziani possono avere delle limitazioni nell’esercizio dell’attività di impresa e nella realizzazione di attività economiche volte alla crescita materiale e spirituale. L’aging della popolazione comporta inoltre delle problematiche relative al sistema pensionistico, al sistema sanitario e alla sostenibilità della finanza pubblica italiana. Il sistema finanziario italiana ha bisogno degli immigrati sia per sostenere il sistema pensionistico sia per sostenere il welfare state degli anziani. Le politiche economiche del governo sono prive di efficacia con riferimento all’andamento della popolazione. Il governo dovrebbe fare dei piani e governare nell’interesse delel generazioni future con attenzione a lasciare la condizione economica materiale e finanziaria dello Stato in condizioni ottimali. La politica può essere un elemento di solidarietà intergenerazionale nell’operare attraverso la generosità delle istituzioni predisposte all’offerta dei servizi nei confronti della popolazione. La condizione delle donne deve essere migliorata per consentire lo sviluppo economico e per migliorare anche gli andamenti demografici. Le organizzazioni della vita sociale sono caratterizzate da forme di unioni nuove tra uomo e donna. I matrimoni, le unioni civili possono essere elementi di sviluppo per la società. Occorre tuttavia incrementare i redditi dei lavoratori, ridurre la gender discrimination.

La centralità della questione lavoro. Il lavoro rimane lo strumento fondamentale per poter incrementare anche la dimensione demografica. Lavoro deve essere inteso come attività produttiva di reddito. Il reddito consente di realizzare forme di consumo tipiche delle aziende di erogazioni a carattere famigliare in grado di operare per l’incremento del tasso di crescita demografica. La flessibilità del lavoro, la precarizzazione del lavoro, la riduzione delle condizioni di certezza del lavoro hanno portato ad individui privi della capacità di progettare il futuro. Lo shortermismo domina le scelte degli individui. Consentire alle persone di poter incrementare la dotazione di progettazione di futuro è possibile attraverso la realizzazione di piani di lavoro. Il lavoro, nella riduzione soprattutto della gender discrimination, nell’incremento del reddito percepito dalle donne, e delle limitazioni all’accesso delle professioni, può consentire di strutturare una società italiana caratterizzata da un andamento demografico in grado di sostenere una crescita economica durevole. La demografia è una variabile fondamentale dei processi di crescita economica. I modelli di crescita economica considerano anche il livello del capitale umano legato all’andamento demografico. Individui in grado di progettare il proprio futuro offrono maggiori garanzie in termini di qualità di capitale umano e possono consentire di ottenere livelli elevati di produttività. Il lavoro, le garanzie del lavoro, e il riconoscimento del diritto materiale all’organizzazione della vita individuale nei gruppi sociale possono consentire all’Italia sia di incrementare l’andamento demografico sia di aumentare il livello di attività economica. 

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