Invecchiamento
della popolazione. Crescita bassa. Ruolo degli immigrati. Eliminare le
discriminazione nel lavoro.
La condizione demografica
italiana risulta essere in condizioni gravi. L’andamento demografico tende ad
essere negativo con riferimento ai dati pubblicati dall’Istat. La popolazione
italiana è caratterizzata dall’invecchiamento, dalla bassa natalità, dalla
scomparsa dei giovani e dalla riduzione della percentuale della popolazione in
grado di svolgere attività economica profittevole. Lo scenario demografico
richiede interventi di politica economica soprattutto sotto il punto di vista
del lavoro in grado di incrementare il reddito delle famiglie, di offrire
maggiori beni e servizi alla popolazione e di migliorare le aspettative
relative al futuro. Una economia fondata sull’austerità, relegata a tassi di
crescita bassa, fondata sul rispetto di trattati internazionali deprimenti la
popolazione può avere delle conseguenze negative in termini di conservazione
dell’andamento demografico. La condizione demografica è negativa sia al nord
che al sud. Il declino demografico è una delle poche condizioni economiche
paritetiche nel sistema economico italiano.
I
dati delle regioni italiane. Il tasso di incremento
della popolazione nelle regioni italiane per il 2015 stimato per mille
residenti dall’Istat è stato positivo solo per la Provincia di Bolzano pari a
+3,7%, per la provincia di Trento pari all’1,%, e per la Lombardia pari allo
0,5%. Le altre regioni italiane hanno avuto tassi negativi. L’Emilia Romagna ha
fatto segnare un -0,8%, il Lazio -1,1%, la Campania -1,9%, la Toscana -2,2%, il
Veneto -2,4%, la Calabria -3,1%, la Puglia -3,4%, la Sardegna -3,5%, la Sicilia
-3,7%, l’Abruzzo -3,8%, il Molise -3,8%, l’Umbria -4,2%, il Piemonte -4,9%, il
Friuli Venezia Giulia -4,9%, le Marche -5,1%, la Basilicata -5,2%, la Valle d’Aosta
-7,2%, la Liguria -7,9%. La media italiana è stata pari a -2,3%.
L’importanza
degli immigrati. La condizione della riduzione della
popolazione italiana deve essere messa in relazione anche con l’aumento dell’immigrazione
in percentuale della popolazione residente. Nelle regioni del Nord gli
immigrati arrivano a contare fino al 10% della popolazione. La percentuale
della popolazione di immigrati è pari al 9,6% in Piemonte, al 6,9% in Valle d’Aosta
all’11,5% in Lombardia al 9,1% in Trentino Alto Adige, al 10,2% in Veneto, all’8,7%
in Friuli Venezia Giulia, all’8,8% in Liguria, al 12,1 % in Emilia Romagna, al
10,7% in Toscana, all’11% in Umbria, al 9,2% nelle Marche al 10,9% in Lazio.
Nelle regioni meridionali la percentuale degli immigrati è bassa: in Abruzzo è
pari al 6,6%, nel Molise pari al 3,9%, in Campania pari al 4,0%, in Puglia pari
al 3,0%, in Basilicata pari al 3,4%, in Calabria pari al 4,0%, in Sicilia pari
al 3,6%, in Sardegna pari al 2,8%. La presenza bassa degli immigrati nelle
regioni meridionali può essere spiegata in funzione del reddito. Il reddito
delle regioni meridionali è basso. Gli immigrati tendono a preferire regioni
con redditi pro capiti elevati. Le regioni italiane settentrionali accolgono un
numero di immigrati maggiore grazie anche alla presenza di redditi pro capite
elevati. La presenza degli immigrati può essere considerato positiva. Gli
immigrati abbassano l’età media della popolazione. Gli immigrati tendono ad
avere una cultura della famiglia legata alla procreazione. Gli immigrati possono
operare anche come forza lavoro in grado di incrementare la produzione dell’attività
economica italiana. Le regioni del Nord Italia riescono ad essere competitive
rispetto alle regioni meridionali anche grazie alle possibilità economiche
offerte nei confronti degli immigrati.
Le
politiche della demografia. La questione demografica
rischia di essere una vera e propria incognita nello scenario dello sviluppo
economico occidentale. Lo scenario è quella di una “Aging Era” per la cultura
occidentale ovvero di un fenomeno complessivo di invecchiamento della
popolazione. La civiltà occidentale per la prima volta è caratterizzata da un
numero di anziani sulla popolazione residente elevato e crescente. Gli anziani
possono avere delle limitazioni nell’esercizio dell’attività di impresa e nella
realizzazione di attività economiche volte alla crescita materiale e
spirituale. L’aging della popolazione comporta inoltre delle problematiche
relative al sistema pensionistico, al sistema sanitario e alla sostenibilità
della finanza pubblica italiana. Il sistema finanziario italiana ha bisogno
degli immigrati sia per sostenere il sistema pensionistico sia per sostenere il
welfare state degli anziani. Le politiche economiche del governo sono prive di
efficacia con riferimento all’andamento della popolazione. Il governo dovrebbe
fare dei piani e governare nell’interesse delel generazioni future con
attenzione a lasciare la condizione economica materiale e finanziaria dello
Stato in condizioni ottimali. La politica può essere un elemento di solidarietà
intergenerazionale nell’operare attraverso la generosità delle istituzioni
predisposte all’offerta dei servizi nei confronti della popolazione. La
condizione delle donne deve essere migliorata per consentire lo sviluppo
economico e per migliorare anche gli andamenti demografici. Le organizzazioni
della vita sociale sono caratterizzate da forme di unioni nuove tra uomo e
donna. I matrimoni, le unioni civili possono essere elementi di sviluppo per la
società. Occorre tuttavia incrementare i redditi dei lavoratori, ridurre la
gender discrimination.
La
centralità della questione lavoro. Il lavoro rimane lo
strumento fondamentale per poter incrementare anche la dimensione demografica.
Lavoro deve essere inteso come attività produttiva di reddito. Il reddito
consente di realizzare forme di consumo tipiche delle aziende di erogazioni a
carattere famigliare in grado di operare per l’incremento del tasso di crescita
demografica. La flessibilità del lavoro, la precarizzazione del lavoro, la
riduzione delle condizioni di certezza del lavoro hanno portato ad individui
privi della capacità di progettare il futuro. Lo shortermismo domina le scelte
degli individui. Consentire alle persone di poter incrementare la dotazione di
progettazione di futuro è possibile attraverso la realizzazione di piani di
lavoro. Il lavoro, nella riduzione soprattutto della gender discrimination,
nell’incremento del reddito percepito dalle donne, e delle limitazioni all’accesso
delle professioni, può consentire di strutturare una società italiana
caratterizzata da un andamento demografico in grado di sostenere una crescita
economica durevole. La demografia è una variabile fondamentale dei processi di
crescita economica. I modelli di crescita economica considerano anche il
livello del capitale umano legato all’andamento demografico. Individui in grado
di progettare il proprio futuro offrono maggiori garanzie in termini di qualità
di capitale umano e possono consentire di ottenere livelli elevati di
produttività. Il lavoro, le garanzie del lavoro, e il riconoscimento del
diritto materiale all’organizzazione della vita individuale nei gruppi sociale
possono consentire all’Italia sia di incrementare l’andamento demografico sia
di aumentare il livello di attività economica.
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