giovedì 14 aprile 2016

Robot Economics

L'industria è robotizzata. C'è una speranza per il lavoro dell'uomo nella IV rivoluzione industriale ? 


Il sistema industriale è suscettibile di una robotizzazione completa. La  robotizzazione è una condizione ineluttabile per l’industria. La presenza di processi industriali ripetitivi, suscettibili di una pianificazione logistica efficiente, consente la sostituzione totale dell’uomo con il robot. La robotizzazione dell’economia industriale è una certezza in grado di incrementare la produzione. L’industria tuttavia viene spesso sopravvalutata con riferimento alla capacità di produrre lavoro. L’industria era importante negli anni 70. Il fordismo-taylorismo è un esempio di archeologia dell’organizzazione dei sistemi produttivi in grado di evidenziare la presenza di una specie particolare di sistema produttivo fondato sull’industria. I grandi complessi industriali energivori e in grado di cannibalizzare le vite dei lavoratori sono estinti. I complessi industriali giganti permangono come segno di società impegnate nel processo di accentramento dei fattori produttivi. La rivoluzione industriale fondata sull’informatica è in grado di automatizzare i processi industriali complessi. La cessione dell’industria alla robotizzazione è un obbiettivo già originario del capitalismo. Molti sono preoccupati della robotizzazione. Eppure il sogno della robotizzazione ha accompagnato lo sviluppo del sistema industriale complessivo. Il rapporto uomo-robot è un rapporto in grado di incrementare la capacità produttiva del sistema industriale. Il peso relativo dell’industria come componente del prodotto interno lordo può crescere attraverso la robotizzazione. La jobless society è una certezza nel settore dell’industria. I grandi giganti industriali del passato offriranno spunto per musei di archeologia della seconda rivoluzione industriale per i visitatori della domenica. Il lavoratore supino nei confronti del gigante produttivo fordista-taylorista è stato liberato. Le tribù comunitarie fondate nelle fabbriche, nelle organizzazioni produttive saranno estinte e con esse le rivendicazioni sindacali, politiche volte a richiedere la dignità del lavoro, i pari diritti sul lavoro, l’incremento reddituale marginale, le feste pagate, l’anticipazione del tfr, l’accorciamento dell’età pensionistica, le garanzie sul fondo pensione. Il lavoratore dell’industria è estinto. Tuttavia occorre domandarsi: davvero l’estinzione del lavoro nell’industria comporta una jobless society?

Il lavoro nel settore dei servizi. Il mercato del lavoro in realtà mostra la centralità del settore dei servizi. Il 75% per prodotto interno lordo delle economie aventi un reddito elevato è generato nel settore dei servizi. I servizi sono in grado di assorbire lavoro e nello stesso tempo sono in un certo senso liberi dai pericoli della sostituzione robotica. Sostituire un professionista operante in settore ad alta intensità di capitale umano, sociale e relazionale può essere complesso anche per un robot e per l’intelligenza artificiale, almeno allo stato attuale. Il lavoro in grado di resistere all’automazione è il lavoro in grado di produrre beni sottoposti a processi creativo, in grado di coinvolgere altre persone, ovvero di innescare un processo sociale-comunitario attraverso la predisposizione delle relazioni. Tuttavia occorre ancora andare avanti con le domande e chiedersi: davvero un processo creativo può essere libero dalla minaccia della robotizzazione? davvero l’organizzazione di strutture produttive complesse a fondamento relazionale e socio-comunitario può consentire agli essere umani di essere liberi dalla sostituzione robotica? La risposta a questa domanda è complessa e dipende dal grado di automazione presente nei processi creativi e di organizzazione relazionale delle strutture socio-comunitarie. Se infatti il grado di lavoro creativo è di tipo ripetitivo come può essere il lavoro dell’artigiano che produce manifatti simili, o di artisti che realizzano “serie” di opere o che hanno un codice produttivo-creativo efficiente ed efficace orientato ad un obbiettivo quali-quantitativo allora certamente anche il lavoro creativo può essere robotizzato. Basterebbe inserire negli algoritmi dell’intelligenza artificiale le formule ricorisive normate dal codice produttivo volto alla realizzazione di prodotti in serie. Lo stesso dicasi anche per le organizzazioni sociali-comunitarie a carattere produttivo. Se l’organizzazione ha un codice predefinito, ovvero presenta un elevato livello di automazione, allora è certo che l’intero processo interattivo intracomunitario a carattere relazionale può essere suscettibile di una riproducibilità a mezzo di robot. Il discrimine è il grado di automazione. Se il processo creativo o relazionale è ripetitivo allora può essere oggetto di un processo di automazione ovvero può essere realizzato con efficienza da un robot. In fondo il robot, o l’intelligenza artificiale, producono efficienza massima nella esecuzione di ruoli ben definiti, ripetitivi, anche se di carattere creativo o relazionale. Esistono dunque limiti alla capacità dei robot di sostituire il lavoro umano nel settore dei servizi? In teoria no se il lavoro nel settore dei servizi è suscettibile di un processo di automazione a seguito dell’individuazione di strutture ripetitive dell’esercizio della mansioni-base o di codici relazionali definiti e implementabili in un linguaggio informatico. Quale può essere allora la soluzione per la conservazione del lavoro? Il lavoro può resistere nel settore dei servizi, compresa l’attività di progettazione di robot e intelligenza artificiale, attraverso l’introduzione di path caotici dello sviluppo fondati su attività multitasking, sull’eterogeneità, sulla diversità, sulla crescita del grado di complessità dei processi fuori dall’equilibrio di sistema. La distruzione creatrice in grado di conservare il lavoro per l’essere umano è fondata sulla capacità di rompere l’ordine delle mansioni, delle procedure, delle organizzazioni, di mettere in atto processi privi di path, o di omettere le strutture assiomatiche, di produrre modificazioni strutturali a balzo, caratterizzate da complessità e da elementi di cultural mix ad alta intensità. La crescita del grado di complessità, la capacità di accogliere e performare la diversità culturale, la dimensione caotica, possono consentire di preservare il lavoro dell’uomo e dare all’essere umano un ruolo nel sistema produttivo della IV rivoluzione industriale.

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