L'industria è robotizzata. C'è una speranza per il lavoro dell'uomo nella IV rivoluzione industriale ?
Il sistema industriale
è suscettibile di una robotizzazione completa. La robotizzazione è una condizione ineluttabile
per l’industria. La presenza di processi industriali ripetitivi, suscettibili
di una pianificazione logistica efficiente, consente la sostituzione totale
dell’uomo con il robot. La robotizzazione dell’economia industriale è una
certezza in grado di incrementare la produzione. L’industria tuttavia viene
spesso sopravvalutata con riferimento alla capacità di produrre lavoro. L’industria
era importante negli anni 70. Il fordismo-taylorismo è un esempio di archeologia
dell’organizzazione dei sistemi produttivi in grado di evidenziare la presenza
di una specie particolare di sistema produttivo fondato sull’industria. I
grandi complessi industriali energivori e in grado di cannibalizzare le vite
dei lavoratori sono estinti. I complessi industriali giganti permangono come
segno di società impegnate nel processo di accentramento dei fattori
produttivi. La rivoluzione industriale fondata sull’informatica è in grado di
automatizzare i processi industriali complessi. La cessione dell’industria alla
robotizzazione è un obbiettivo già originario del capitalismo. Molti sono
preoccupati della robotizzazione. Eppure il sogno della robotizzazione ha
accompagnato lo sviluppo del sistema industriale complessivo. Il rapporto
uomo-robot è un rapporto in grado di incrementare la capacità produttiva del
sistema industriale. Il peso relativo dell’industria come componente del
prodotto interno lordo può crescere attraverso la robotizzazione. La jobless
society è una certezza nel settore dell’industria. I grandi giganti industriali
del passato offriranno spunto per musei di archeologia della seconda
rivoluzione industriale per i visitatori della domenica. Il lavoratore supino
nei confronti del gigante produttivo fordista-taylorista è stato liberato. Le
tribù comunitarie fondate nelle fabbriche, nelle organizzazioni produttive
saranno estinte e con esse le rivendicazioni sindacali, politiche volte a
richiedere la dignità del lavoro, i pari diritti sul lavoro, l’incremento
reddituale marginale, le feste pagate, l’anticipazione del tfr, l’accorciamento
dell’età pensionistica, le garanzie sul fondo pensione. Il lavoratore dell’industria
è estinto. Tuttavia occorre domandarsi: davvero l’estinzione del lavoro nell’industria
comporta una jobless society?
Il lavoro nel settore dei servizi. Il mercato del lavoro in realtà mostra
la centralità del settore dei servizi. Il 75% per prodotto interno lordo delle
economie aventi un reddito elevato è generato nel settore dei servizi. I
servizi sono in grado di assorbire lavoro e nello stesso tempo sono in un certo
senso liberi dai pericoli della sostituzione robotica. Sostituire un
professionista operante in settore ad alta intensità di capitale umano, sociale
e relazionale può essere complesso anche per un robot e per l’intelligenza
artificiale, almeno allo stato attuale. Il lavoro in grado di resistere all’automazione
è il lavoro in grado di produrre beni sottoposti a processi creativo, in grado
di coinvolgere altre persone, ovvero di innescare un processo
sociale-comunitario attraverso la predisposizione delle relazioni. Tuttavia
occorre ancora andare avanti con le domande e chiedersi: davvero un processo
creativo può essere libero dalla minaccia della robotizzazione? davvero l’organizzazione
di strutture produttive complesse a fondamento relazionale e socio-comunitario
può consentire agli essere umani di essere liberi dalla sostituzione robotica? La
risposta a questa domanda è complessa e dipende dal grado di automazione
presente nei processi creativi e di organizzazione relazionale delle strutture
socio-comunitarie. Se infatti il grado di lavoro creativo è di tipo ripetitivo
come può essere il lavoro dell’artigiano che produce manifatti simili, o di
artisti che realizzano “serie” di opere o che hanno un codice produttivo-creativo
efficiente ed efficace orientato ad un obbiettivo quali-quantitativo allora
certamente anche il lavoro creativo può essere robotizzato. Basterebbe inserire
negli algoritmi dell’intelligenza artificiale le formule ricorisive normate dal
codice produttivo volto alla realizzazione di prodotti in serie. Lo stesso
dicasi anche per le organizzazioni sociali-comunitarie a carattere produttivo.
Se l’organizzazione ha un codice predefinito, ovvero presenta un elevato
livello di automazione, allora è certo che l’intero processo interattivo
intracomunitario a carattere relazionale può essere suscettibile di una
riproducibilità a mezzo di robot. Il discrimine è il grado di automazione. Se
il processo creativo o relazionale è ripetitivo allora può essere oggetto di un
processo di automazione ovvero può essere realizzato con efficienza da un
robot. In fondo il robot, o l’intelligenza artificiale, producono efficienza
massima nella esecuzione di ruoli ben definiti, ripetitivi, anche se di
carattere creativo o relazionale. Esistono dunque limiti alla capacità dei
robot di sostituire il lavoro umano nel settore dei servizi? In teoria no se il
lavoro nel settore dei servizi è suscettibile di un processo di automazione a
seguito dell’individuazione di strutture ripetitive dell’esercizio della
mansioni-base o di codici relazionali definiti e implementabili in un
linguaggio informatico. Quale può essere allora la soluzione per la
conservazione del lavoro? Il lavoro può resistere nel settore dei servizi,
compresa l’attività di progettazione di robot e intelligenza artificiale,
attraverso l’introduzione di path caotici dello sviluppo fondati su attività
multitasking, sull’eterogeneità, sulla diversità, sulla crescita del grado di
complessità dei processi fuori dall’equilibrio di sistema. La distruzione
creatrice in grado di conservare il lavoro per l’essere umano è fondata sulla
capacità di rompere l’ordine delle mansioni, delle procedure, delle
organizzazioni, di mettere in atto processi privi di path, o di omettere le
strutture assiomatiche, di produrre modificazioni strutturali a balzo,
caratterizzate da complessità e da elementi di cultural mix ad alta intensità. La
crescita del grado di complessità, la capacità di accogliere e performare la
diversità culturale, la dimensione caotica, possono consentire di preservare il
lavoro dell’uomo e dare all’essere umano un ruolo nel sistema produttivo della
IV rivoluzione industriale.
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