lunedì 11 aprile 2016

Il governo fa coaching con il DEF


Il def. Le previsioni ottimistiche. Il peso della questione meridionali. I problemi strutturali italiani privi di soluzione.

Il governo ha presentato il Documento di Economia e Finanza. Le previsioni economiche del governo appaiono rosee. L’economia italiana nelle previsioni del governo sembra pronta a compiere un balzo in avanti. Il governo immagina uno scenario positivo per l’Italia, l’Europa e la globalizzazione. Il documento di economia e finanza prevede una crescita del PIL accompagnata da una crescita dell’inflazione. I due fenomeni congiunti secondo le stime dovrebbero portare ad una crescita del PIL per un valore pari al 2.2%. L’andamento dell’economia italiana potrebbe anche migliorare. Tuttavia il miglioramento avverrebbe nella permanenza dei problemi strutturali del paese. Il profilo della finanza pubblica è caratterizzato dall’evasione fiscale e dalla corruzione. Le politiche economiche volte al rafforzamento del sistema tributario appaiono prive di efficacia e di effettività. La corruzione sembra essere presente nonostante l’istituzione di autorità preposte per combattere il fenomeno.

L’andamento dell’economia italiana dal 2004-2015. L’andamento dell’economia italiana dal 2004 al 2015 secondo i dati dell’Eurostat ha avuto un andamento abbastanza basso. E’ probabile una crescita del Pil nel periodo 2001-2015 sopra la media. Tuttavia possiamo chiederci: di quanto la crescita del Pil può superare la media degli ultimi 10 anni? La crescita media del PIL italiano tra il 2004 e il 2015 è stata pari a -0,1%. Il tasso di crescita medio del PIL italiano peggiora nella considerazione del periodo 2012-2015. Tra il 2012 e il 2015 il tasso di crescita medio del PIL italiano è stato pari a -1%. Il grafico mostra nel dettaglio l’andamento in gran parte negativo del tasso di crescita del prodotto interno lordo italiano. E’ probabile che tra il 2016 e il 2017 il tasso di crescita del Pil cresca con valori di molto superiori rispetto alla media. Tuttavia la probabilità della crescita del PIL oltre i valori medi dei periodi considerati appare bassa, lontana, marginale, utopica, onirica. In una classifica per tasso di crescita del PIL fondata su dati Eurostat del 2015 l’Italia è agli ultimi posti. La classifica è comprensiva anche di alcuni aggregati di paesi dell’Unione Europea.  L’Irlanda è al primo posto con un taso di crescita del PIL pari al 7,8%, Malta è al secondo posto con un tasso di crescita del Pil pari a 6,3%, il Lussemburgo è al terzo posto con un tasso di crescita del Pil pari al 4,8%. L’Italia è al 31 posto con un tasso di crescita pari allo 0,8%.

Le strategie della crescita economica. Il governo ha scritto un bel documento positivo sul futuro. Il renzismo politico trasporto negli atti ufficiali del governo e del parlamento dà origine ad una narrazione interessante sotto il profilo storico culturale. Il renzismo funziona come coaching istituzionale. Tuttavia il passaggio dalla psicologia del coaching della politica e delle istituzioni alla condizione economica reale del paese rischia di trasformare l’euforia in dramma. Il governo ha mancato di affrontare i problemi fondamentali del paese compresa la questione meridionale. Le previsioni potrebbero essere giuste se il documento di economia e finanza fosse basato solo sul Nord Itali. Tuttavia il mancato utilizzo di politiche economiche volte  ridurre il divario dtra Nord e Sud pesa sulla probabilità dell’economia italiana di vivere un “balzo in avanti” dovuto all’effetto congiunto del tasso di crescita del Pil e dell’inflazione. Il tasso di crescita del PIL delle regioni meridionali è basso. L’inflazione nelle regioni meridionali è pari a zero. Il meridione necessita di politiche economiche volte alla crescita. Il governo paga la mancanza di interventi strutturali nel Sud Italia. Il governo avrebbe potuto prevedere la realizzazione di opere pubbliche, un piano per l’insediamento delle imprese, per offrire opportunità di internazionalizzazione e crescita dimensionale delle imprese meridionali, per produrre incremento nel reddito pro capite meridionale. Il governo ha messo in atto una politica contraria al Mezzogiorno. Le previsioni ottimistiche del governo incontrano il limite dello sviluppo del Mezzogiorno.

Una politica economica in favore del Meridione. Il governo tuttavia potrebbe incrementare la probabilità di realizzare gli obbiettivi di bilancio indicati nel DEF attraverso una serie di investimenti nell’economia meridionale. La predisposizione di un Ministro per la coesione territoriale potrebbe essere un elemento positivo nella riduzione del gap Nord-Sud. La predisposizione di piani economici per lo sviluppo del Sud Italia sia sotto il profilo economico e finanziario ma anche con interventi diretti in termini di capitale umano potrebbe portare ad una crescita del Pil in linea con le previsioni.


Una Italia caratterizzata da maggiore omogeneità. Il ruolo dello Stato italiano può essere importante nel produrre omogeneità nell’ambito del rapporto Nord-Sud. L’Unione Europea vista come insieme di regioni potrebbe anche superare la concezione dello Stato nazionale. Gli stati nazionali possono essere fondamentali se riescono ad agire nelle condizioni strutturali di criticità. La riduzione del divario Nord-Sud può dare senso alla presenza di uno Stato italiano. Tuttavia uno Stato italiano rinunciatario nei confronti delle questioni fondamentali del territorio italiano potrebbe essere sostituito da una idea di Europa Unita fondata sulle regioni. Il governo potrebbe negoziare una maggiore flessibilità attraverso l’assunzione dell’impegno a ridurre il gap tra Nord e Sud con l’Unione Europea. Il costo del divario tra Nord e Sud potrebbe essere affrontato anche dall’Unione Europea. Il governo potrebbe avere una sponda per contrattare flessibilità in cambio di sviluppo economico. La creazione di una classe dirigente italiana in grado di svolgere una funzione di raccordo tra le istituzioni europee e le necessità della comunità nazionale è fondamentale per la crescita economica. 






geo\time
2015
1
Ireland
7,8
2
Malta
6,3
3
Luxembourg
4,8
4
Sweden
4,1
5
Iceland
4
6
Romania
3,8
7
Former Yugoslav Republic of Macedonia, the
3,7
8
Poland
3,6
9
Slovakia
3,6
10
Spain
3,2
11
Bulgaria
3
12
Hungary
2,9
13
Slovenia
2,9
14
Latvia
2,7
15
United Kingdom
2,3
16
Netherlands
2
17
Germany
1,7
18
Euro area (changing composition)
1,6
19
Euro area (19 countries)
1,6
20
Euro area (18 countries)
1,6
21
Croatia
1,6
22
Cyprus
1,6
23
Lithuania
1,6
24
Norway
1,6
25
Portugal
1,5
26
Belgium
1,4
27
Denmark
1,2
28
France
1,2
29
Estonia
1,1
30
Austria
0,9
31
Italy
0,8
32
Finland
0,5
33
Greece
-0,2

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