La crisi economica ha colpito le economie occidentali. La Cina può sviluppare politiche finanziarie e bancarie autonome.
L’economia a stelle e
strisce sembra essere arrivata alla condizione di perdita della leadership mondiale.
Il secolo americano, il novecento, è destinato a rimanere nei libri di storia.
La fase della globalizzazione aperta a seguito dell’introduzione dei paesi
asiatici nella globalizzazione porta ad una riduzione del ruolo degli Stati
Uniti all’interno dell’economia globale. Gli Stati Uniti possono essere
caratterizzati da un fenomeno di marginalizzazione dovuto anche alla presenza
dell’Europa Unita. Europa Unita e protagonismo asiatico possono decretare la
fine del progetto dell’egemonia globale statunitense. Il ruolo degli Usa
risulta ridimensionato sotto il profilo economico e politico. Gli Usa permangono
in una condizione di forza militare e di capacità di azione internazionale
anche se sotto il profilo economico rischiano di dover negoziare con i soggetti
nuovi del capitalismo globale. I dati possono raccontare la perdita progressiva
della rilevanza statunitense. Tuttavia esiste anche una storia culturale
statunitense in crisi. Gli americani pionieri, conquistatori, in grado di incrementare
il livello della civiltà complessiva occidentale sembrano essere passati in
secondo piano. L’occidente sembra essere arenato, privo della possibilità
stessa della realizzazione di una conquista. Tuttavia è necessario considerare
il rapporto assai particolare esistente tra Occidente e l’idea stessa del
tramonto. Per usare un linguaggio romantico potremmo dire che l’Occidente è
tramontare. L’occidente ha una visione della fine, della distruzione, dell’annullamento
connaturato alla sua radice culturale. Gli USA hanno rappresentato anche il
sogno di una società dominata dalla distruzione creatrice in grado di essere
inclusiva ed anche di eliminare le istituzioni estrattive limitanti la
crescita. Gli USA hanno anche manifestato nella espressione massima la cultura
dell’individualismo ovvero della centralità della persona all’interno della
comunità, anche in contrapposizione allo stato. L’individualismo americano ha
una natura profonda. L’individualismo libertario arriva a mettere in discussione
il valore dello Stato nella capacità di esercitare il potere giudiziario,
esecutivo e legislativo. I libertari hanno immaginato un sistema giudiziario
privato in grado di difendere i diritti di proprietà e la moneta. La visione
individualista statunitense opera insieme con la funzione dell’imprenditore
come soggetto in grado di utilizzare le forze della tecnologia per modificare
la condizione di vita delle persone, per incidere nella vita della comunità. L’imprenditore
libertario e demiurgo ha un ruolo politico di guida della comunità. Il ruolo
guida è esercitato attraverso i mezzi dell’organizzazione aziendale, dell’innovazione
tecnologica, della produzione di valore aggiunto attraverso la realizzazione di
beni e servizi. Libertà, produzione e contribuzione al bene sociale attraverso
la dimensione economica hanno costituito gli elementi fondamentali del successo
americano. L’occidente ha bisogno dei valori della libertà individuale nelle
organizzazioni produttive, sociali, comunitarie. La globalizzazione come
struttura informale costituita dalla contrattazione tra enti pubblici ed entri
privati necessita di condizioni di libertà, diritti di proprietà e produzione
economica in grado di garantire il processo della distruzione creatrice. Gli Usa
possono riscoprire, attraverso le elezioni la cultura occidentale in grado di
guidare la globalizzazione. La globalizzazione necessita ancora di individui
liberi, produttivi, dotati di moneta e proprietà privata in grado di decidere
gli assetti produttivi e contribuire al benessere della comunità.
PIL.
Il tasso di crescita dell’economia americana può essere confrontato con il
tasso di crescita dell’eurozona e della Cina. I dati fanno riferimento al
periodo 2001-2014. Il tasso di crescita medio dell’economia americana tra il
2001 e il 2014 è stato pari all’1,79%. Il tasso di crescita medio dell’economia
cinese tra il 2001-2014 è stato pari al 9,8%. Il tasso di crescita dell’economia
dell’eurozona tra il 2001 e il 2014 è stato pari allo 0,9%. La crisi economica
ha avuto un impatto negativo sul tasso di crescita dele economie considerate. L’economia
statunitense ha perso tra il 2007 e il
2008 un valore pari al 2,07% del PIL dall’1,78% del 2007 al -0,29% del 2008
ovvero una perdita equivalente al 116%. L’economia cinese tra il 2007 e il 2008
ha perso il 4,5% del Pil dal 14,19% al 9,23% ovvero unaperdita equivalente al
32% del Pil. L’economia dell’eurozona ha perso tra il 2007 e il 2008 il 2,5%
del Pil dal 3% allo 0,47% ovvero una riduzione dell’84%. La crisi economica ha
colpito le tre aree economiche a sviluppo avanzato dell’economia globale. Gli
Stati Uniti hanno perso il 116% del Pil, l’eurozona l’84%, e la Cina solo il
32%. La crisi economica del 2007 ha colpito le economie occidentali. La crisi è
stata una crisi occidentale. La ripresa economica a seguito della crisi del
2007 è stata difficile. Gli Usa hanno raggiunto un tasso di crescita dell’economia
pari al 2,5% nel 2010 e pari al 2,3% nel 2014. Tuttavia prima della crisi, nel
periodo tra il 2001 e il 2014, gli USA avevano raggiunto un tasso di crescita
economica pari al 3,7% nel 2004. L’economia cinese dopo la crisi ha visto una riduzione
del tasso di crescita. Il tasso di crescita medio dell’economia cinese tra il
2001 e il 2007 è stato pari al 10,8%. Il tasso di crescita medio dell’economia
cinese tra il 2008 e il 2014 è stato pari all’8,9%. Anche l’economia dell’eurozona
ha rallentato nel periodo successivo alla crisi
con tassi di crescita del prodotto interno lordo negativi sia nel 2012
sia nel 2013 ed un valore del tasso di crescita del Pil pari allo 0,88% nel
2014.
La
crisi delle economie occidentali. La crisi economica del
2007 ha colpito le economie occidentali in misura rilevante rispetto all’economia
cinese. Le problematiche connesse al sistema bancario-finanziario hanno una
capacità di colpire con veemenza gli USA e l’eurozona. L’economia cinese ha una
connessione finanziaria ridotta nell’economia globale. L’impatto della finanza
nell’economia occidentale porta ad incrementare la responsabilità degli enti di
regolamentazione bancaria e finanziaria. Le istituzioni formali ed informali
della globalizzazione possono utilizzare gli strumenti delle politiche
finanziarie soprattutto nelle economie statunitensi ed europee. L’economia
cinese rimane libera da condizioni di politica finanziaria e monetaria. L’indipendenza
finanziaria cinese potrebbe essere un elemento di forza in grado di rendere il
sistema produttivo cinese performante, efficiente ed autonomo. La probabilità
da parte dell’economia cinese di sviluppare un sistema finanziario indipendente
è alta. L’economia cinese può cambiare l’assetto bancario e finanziario globale
con impatto nell’economia statunitense e dell’eurozona.
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