Gli economisti temono l’inflazione per una serie di motivazione legate soprattutto alla stabilità. Il livello di inflazione ottimale è stato individuato in circa una misura variabile tra lo 0% e il 3% (Blanchard et. al 2010). La Banca Centrale Europea ha un target di inflazione fissato al 2%. Tuttavia il processo di attuazione dell’obbiettivo del 2% sembra definire il target identificato come un limite superiore. La Banca Centrale Europea sarebbe contraria rispetto alla possibilità di un superamento del limite anche solo temporaneo. Il 2 % potrebbe essere inteso come una media per essere in grado di svolgere una funzione di stimolo nei confronti dell’economia (Monacelli 2016). In realtà il problema dell’inflazione è sopravvalutato. L’inflazione intorno al 2% è una misura in grado di garantire l’equilibrio delle posizioni economiche attive e passive. Gli economista keynesiani in genere mettono in evidenza l’importanza del nesso tra inflazione e occupazione (Keynes 1936). Stiglitz ha evidenziato la necessità di un obbiettivo inflazione per la Banca Centrale in grado di incorporare anche un livello di inflazione da raggiungere. Il nesso tra inflazione e occupazione viene in genere considerato fondato su di una analisi eterodossa e veteromarxista della scienza economica. Gli ortodossi irti a difensori della vera scienza rifiutano l’idea di una inflazione funzionale rispetto a variabili economiche reali. L’inflazione conserva un significato finanziario. Il tasso di interesse domina l’inflazione. La Banca centrale con il tasso di interesse interviene nell’economia attraverso la mobilitazione del mercato finanziario. Tuttavia l’analisi economica complessiva deve tenere in considerazione anche il ruolo delle altre variabili economiche come per esempio il tasso di occupazione ed anche la produzione di valore aggiunto.
La
diseguaglianza da inflazione remunera l’attivismo politico delle classi sociali
Il
rifiuto dell’inflazione viene motivato anche come contrarietà rispetto alla
dinamica sociale. L’inflazione intesa come crescita del livello generale dei prezzi
porta anche ad un conflitto sociale. Alcune classi di lavoratori possono essere
avvantaggiati attraverso la richiesta di crescite salariali superiori rispetto
alla crescita dei prezzi. L’inflazione può produrre un certo tipo di
diseguaglianza. Tuttavia la diseguaglianza da inflazione può essere in certo
senso preferibile rispetto alla diseguaglianza prodotta dalla
finanziarizzazione dell’economica. La diseguaglianza da inflazione è community
implementing: gli individui all’interno dei processi collettivi della società
cercano di creare delle organizzazioni sociali per potere accedere ad una “lotta
dei diritti del lavoro” in grado di incrementare il reddito. La
sindacalizzazione della società in classi per tipologia di lavoro è un frutto
dell’inflazione. Combattere la diseguaglianza da inflazione è possibile
attraverso i corsi sociali intermedi: partiti, sindacati, organizzazioni di
interesse dei lavoratori, degli imprenditori e dei professionisti. Il conflitto
sociale prodotto dall’inflazione rende la struttura sociale dinamica: il numero
di soggetti sociali inerti è ridotto quasi a zero. I gruppi sociali organizzati
per interessi competono per ottenere incrementi marginali del reddito a seguito
dell’inflazione. La dimensione di “social struggle” può portare gli effetti
seguenti: aumento della partecipazione politica, aumento dell’organizzazione
degli individui in gruppi di interesse, aumento dell’attenzione nei confronti
della politica economica, aumento consapevolezza del ruolo delle istituzioni e
del processo democratico. La diseguaglianza prodotta dall’inflazione può creare
delle discriminazioni. Tuttavia i gruppi sociali hanno la possibilità di
migliorare la propria condizione economica e di diritti attraverso una azione
sociale e politica.
La
diseguaglianza da inflazione è da preferire rispetto alla diseguaglianza
prodotta dal mercatismo. La diseguaglianza da inflazione incentiva i cittadini
all’azione politica. La diseguaglianza prodotta dal mercatismo porta i
cittadini ad accettare un sistema gerarchico nella distribuzione delle risorse
globali in grado di ridurre la produttività nazionale. I cittadini possono
perdere fiducia nella probabilità di incidere nella condizione economica in
assenza di un sistema di valori contendibile. Il mercatismo annulla la
contendibilità nell’esercizio di un potere escludente fondato sulla proprietà
individuale privata. I cittadini sono privi di preparazione rispetto alla
diseguaglianza da mercatismo.
Le
istituzioni possono operare sul livello di attività economica-sociale
attraverso l’incremento dell’inflazione nella predisposizione di risorse
contendibili. I cittadini possono decidere di accedere alla “social-struggle” e
incrementare il tasso di attivismo generale dell’economia.
Il rapporto tra
inflazione e tasso di crescita economica
Il
nesso tra inflazione e crescita economica per alcuni paesi dell’area Euro
sembra essere abbastanza chiaro. La relazione tra inflazione e tasso di
crescita economia è positiva. Un paese all’interno dell’area euro può
sperimentare i vantaggi dell’inflazione attraverso la crescita del tasso di
inflazione in prossimità del 2%. I dati della Germania, del Regno Unito, della Francia,
dell’Italia e della Spagna sono abbastanza eloquenti anche se confrontati con i
dati degli Stati Uniti. Il tasso di inflazione in Francia è stato pari allo
0,5% nel 2014 e il tasso di crescita del Pil è stato pari allo 0,17%. Il tasso
di inflazione in Germania nel 2014 è stato pari all’1,7 e il tasso di crescita
del Pil pari all’1,6%. Il tasso di inflazione nel Regno Unito nel 2014 è stato
pari all’1,7% e il tasso di crescita del Pil è stato pari al 2,9%. Il tasso di
crescita dell’inflazione in Italia è stato nel 2014 allo 0,88% e il tasso di
crescita del Pil pari allo 0,4%. Anche nel caso degli Stati Uniti esiste una
relazione positiva tra tasso di crescita dell’inflazione pari all’1,4% nel 2014
e tasso di crescita del prodotto interno lordo pari al 2,38% nel 2014. L’indice
di correlazione tra tasso di inflazione e tasso di crescita economica per i
paesi considerati è pari a 0,8. La strategia ottimale potrebbe essere fondata
sul rafforzamento dell’inflazione nelle economie in condizioni di maggiore
difficoltà come per esempio l’Italia. La crescita dell’inflazione è associata
ad una crescita del tasso di crescita del prodotto interno lordo. L’Unione
Europea può realizzare una politica economica unitaria anche nel riconoscimento
di diversi livelli di inflazione nei singoli paesi necessari per la ripresa
economica. La banca centrale può imporre una politica economica fondata sulla
crescita dell’inflazione per i paesi, come Francia e Italia, aventi un tasso di
inflazione inferiore all’1% e produrre una crescita economia del prodotto
interno lordo con mobilitazione delle componenti sociali. L’attivismo
produttivo, sociale e politico dell’unione europea può essere prodotto
attraverso un processo di contrattazione tra stati e banca centrale europea
fondato sul livello di inflazione programmata.
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