domenica 7 febbraio 2016

Inflazione e crescita nell'eurozona



Gli economisti temono l’inflazione per una serie di motivazione legate soprattutto alla stabilità. Il livello di inflazione ottimale è stato individuato in circa una misura variabile tra lo 0% e il 3% (Blanchard et. al 2010). La Banca Centrale Europea ha un target di inflazione fissato al 2%. Tuttavia il processo di attuazione dell’obbiettivo del 2% sembra definire il target identificato come un limite superiore. La Banca Centrale Europea sarebbe contraria rispetto alla possibilità di un superamento del limite anche solo temporaneo. Il 2 % potrebbe essere inteso come una media per essere in grado di svolgere una funzione di stimolo nei confronti dell’economia (Monacelli 2016). In realtà il problema dell’inflazione è sopravvalutato. L’inflazione intorno al 2% è una misura in grado di garantire l’equilibrio delle posizioni economiche attive e passive. Gli economista keynesiani in genere mettono in evidenza l’importanza del nesso tra inflazione e occupazione (Keynes 1936). Stiglitz ha evidenziato la necessità di un obbiettivo inflazione per la Banca Centrale in grado di incorporare anche un livello di inflazione da raggiungere. Il nesso tra inflazione e occupazione viene in genere considerato fondato su di una analisi eterodossa e veteromarxista della scienza economica. Gli ortodossi irti a difensori della vera scienza rifiutano l’idea di una inflazione funzionale rispetto a variabili economiche reali. L’inflazione conserva un significato finanziario. Il tasso di interesse domina l’inflazione. La Banca centrale con il tasso di interesse interviene nell’economia attraverso la mobilitazione del mercato finanziario. Tuttavia l’analisi economica complessiva deve tenere in considerazione anche il ruolo delle altre variabili economiche come per esempio il tasso di occupazione ed anche la produzione di valore aggiunto.

La diseguaglianza da inflazione remunera l’attivismo politico delle classi sociali
Il rifiuto dell’inflazione viene motivato anche come contrarietà rispetto alla dinamica sociale. L’inflazione intesa come crescita del livello generale dei prezzi porta anche ad un conflitto sociale. Alcune classi di lavoratori possono essere avvantaggiati attraverso la richiesta di crescite salariali superiori rispetto alla crescita dei prezzi. L’inflazione può produrre un certo tipo di diseguaglianza. Tuttavia la diseguaglianza da inflazione può essere in certo senso preferibile rispetto alla diseguaglianza prodotta dalla finanziarizzazione dell’economica. La diseguaglianza da inflazione è community implementing: gli individui all’interno dei processi collettivi della società cercano di creare delle organizzazioni sociali per potere accedere ad una “lotta dei diritti del lavoro” in grado di incrementare il reddito. La sindacalizzazione della società in classi per tipologia di lavoro è un frutto dell’inflazione. Combattere la diseguaglianza da inflazione è possibile attraverso i corsi sociali intermedi: partiti, sindacati, organizzazioni di interesse dei lavoratori, degli imprenditori e dei professionisti. Il conflitto sociale prodotto dall’inflazione rende la struttura sociale dinamica: il numero di soggetti sociali inerti è ridotto quasi a zero. I gruppi sociali organizzati per interessi competono per ottenere incrementi marginali del reddito a seguito dell’inflazione. La dimensione di “social struggle” può portare gli effetti seguenti: aumento della partecipazione politica, aumento dell’organizzazione degli individui in gruppi di interesse, aumento dell’attenzione nei confronti della politica economica, aumento consapevolezza del ruolo delle istituzioni e del processo democratico. La diseguaglianza prodotta dall’inflazione può creare delle discriminazioni. Tuttavia i gruppi sociali hanno la possibilità di migliorare la propria condizione economica e di diritti attraverso una azione sociale e politica.
La diseguaglianza da inflazione è da preferire rispetto alla diseguaglianza prodotta dal mercatismo. La diseguaglianza da inflazione incentiva i cittadini all’azione politica. La diseguaglianza prodotta dal mercatismo porta i cittadini ad accettare un sistema gerarchico nella distribuzione delle risorse globali in grado di ridurre la produttività nazionale. I cittadini possono perdere fiducia nella probabilità di incidere nella condizione economica in assenza di un sistema di valori contendibile. Il mercatismo annulla la contendibilità nell’esercizio di un potere escludente fondato sulla proprietà individuale privata. I cittadini sono privi di preparazione rispetto alla diseguaglianza da mercatismo.
Le istituzioni possono operare sul livello di attività economica-sociale attraverso l’incremento dell’inflazione nella predisposizione di risorse contendibili. I cittadini possono decidere di accedere alla “social-struggle” e incrementare il tasso di attivismo generale dell’economia.

Il rapporto tra inflazione e tasso di crescita economica

Il nesso tra inflazione e crescita economica per alcuni paesi dell’area Euro sembra essere abbastanza chiaro. La relazione tra inflazione e tasso di crescita economia è positiva. Un paese all’interno dell’area euro può sperimentare i vantaggi dell’inflazione attraverso la crescita del tasso di inflazione in prossimità del 2%. I dati della Germania, del Regno Unito, della Francia, dell’Italia e della Spagna sono abbastanza eloquenti anche se confrontati con i dati degli Stati Uniti. Il tasso di inflazione in Francia è stato pari allo 0,5% nel 2014 e il tasso di crescita del Pil è stato pari allo 0,17%. Il tasso di inflazione in Germania nel 2014 è stato pari all’1,7 e il tasso di crescita del Pil pari all’1,6%. Il tasso di inflazione nel Regno Unito nel 2014 è stato pari all’1,7% e il tasso di crescita del Pil è stato pari al 2,9%. Il tasso di crescita dell’inflazione in Italia è stato nel 2014 allo 0,88% e il tasso di crescita del Pil pari allo 0,4%. Anche nel caso degli Stati Uniti esiste una relazione positiva tra tasso di crescita dell’inflazione pari all’1,4% nel 2014 e tasso di crescita del prodotto interno lordo pari al 2,38% nel 2014. L’indice di correlazione tra tasso di inflazione e tasso di crescita economica per i paesi considerati è pari a 0,8. La strategia ottimale potrebbe essere fondata sul rafforzamento dell’inflazione nelle economie in condizioni di maggiore difficoltà come per esempio l’Italia. La crescita dell’inflazione è associata ad una crescita del tasso di crescita del prodotto interno lordo. L’Unione Europea può realizzare una politica economica unitaria anche nel riconoscimento di diversi livelli di inflazione nei singoli paesi necessari per la ripresa economica. La banca centrale può imporre una politica economica fondata sulla crescita dell’inflazione per i paesi, come Francia e Italia, aventi un tasso di inflazione inferiore all’1% e produrre una crescita economia del prodotto interno lordo con mobilitazione delle componenti sociali. L’attivismo produttivo, sociale e politico dell’unione europea può essere prodotto attraverso un processo di contrattazione tra stati e banca centrale europea fondato sul livello di inflazione programmata. 




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