mercoledì 2 aprile 2014

Euro: uno per tutti o tutti per uno ?

“A marzo l’inflazione dell’euro è scesa allo 0,5% su base annua.”[…] “ una inflazione così bassa rende difficile per il Sud Europa recuperare il gap di competitività con il Nord Europa senza cadere in deflazione” […]“con debiti e mutui fissi in valore nominale, una deflazione aumenta il peso reale del debito” […]“una inflazione così bassa […] può anche ridurre i benefici che l’Italia può trarre dallo spread”[…] “ […] una crescita dei prezzi così limitata indica che la domanda aggregata nell’area euro è ancora molto asfittica e/o che la politica monetaria è eccessivamente restrittiva.” […] “Il problema è che […] il meccanismo  di trasmissione della politica monetaria ( ovvero il settore bancario) è in difficoltà”[…] “Gli strumenti possibili sono due. Il primo è di iniziare a pagare un tasso negativo  sulle riserve che le banche detengono presso la banca centrale (ovvero tassare le riserve) [….] Un tasso di interesse negativo indurrebbe molte di esse a usare queste riserve, possibilmente in prestiti.[…] L’altra possibilità è quella di ricorrere a  qualche forma di quantitative easing, ovvero di acquisti di titoli da parte della banca centrale.[…] L’altra possibilità è che la BCE compri titoli di alta qualità emessi nel settore privato. [...] Purtroppo l’Italia non è nella  posizione di avvantaggiarsi molto di una simile manovra”. (Luigi Zingales, Fare credito per battere ladeflazione, Il sole 24 ore, Mercoledì 2 aprile 2014, pag. 1 e pag. 6)


Nell’articolo  riportato in parte, si mette in evidenza il problema della bassa inflazione o anche della deflazione. Ora è necessario considerare che la bassa inflazione e la deflazione sono due fenomeni diversi nell’area euro entrambi coesistenti. La bassa inflazione caratterizza l’area euro nel suo complesso, la deflazione caratterizza alcune economie dell’area euro tra le quali spiccano la Grecia, il Portogallo, Cipro e la Slovacchia. Nessuno dei grandi paesi europei per prodotto interno lordo procapite, per prodotto interno lordo e per sistema industriale si trova nella condizione di deflazione. Ne deriva che la deflazione colpisce solo una piccola parte dei paesi europei in termini di prodotto interno lordo e di popolazione. L’incidenza della deflazione sul debito pubblico di queste economie più debole è certo negativa. Non v’è dubbio che l’economia di questi paesi subisce a causa della persistente deflazione. La politica monetaria a livello europeo sembra essere nel suo complesso restrittiva. E’ necessario considerare che mantenere bassi i tassi di interesse può essere una politica economia della sostenibilità finanziaria, un punto fermo in una Europa per altri versi caratterizzata da eterogeneità, diversità e devianza.  Tuttavia si mette in evidenza la difficoltà del sistema bancario europeo. Il sistema bancario europeo è eterogeneo e caratterizzato da grande diversità. La biodiversità istituzionale è un elemento di grande ricchezza civile nell’Europa unita, un elemento unico nel panorama economico della globalizzazione.  Vi sono pertanto banche e sistemi bancari a diversa manifestazione ordinamentale per efficienza, capacità di incontrare le esigenze delle imprese, delle famiglie e delle organizzazioni a fondamento istituzionale afferenti, e pure con diversa attitudine predatoria, affaristica, privatistica o solidaristica. La ricchezza istituzionale europea è un elemento di grande solidità capace di offrire diverse metodologie per la risoluzione di problemi complessi. Tuttavia si pone il problema della necessità di trovare metodologie per la promozione di una politica monetaria espansiva. Si propone l’acquisto di titoli dello Stato pur sapendo del fondamento co-federale dell’Unione europea e della mancanza di “eurobond”. Tuttavia si propone di sostituire il quantitative easing sui titoli dello Stato con un quantitative easing sui titoli di imprese di “grande affidabilità”. E’ necessario mettere in evidenza quanto la prima proposizione “realizzare un quantitative easing sui titoli dello Stato” non sia proponibile per mancanza di eurobond. Si potrebbe realizzare soltanto su titoli di paesi che si trovano in difficoltà ovvero la Grecia, il Portogallo, Cipro e la Slovacchia. Tuttavia si tratterebbe di una politica monetaria volta alla convergenza e alla integrazione del sistema bancario, ovvero una politica a favore dell’esigenza unitaria dell’eurosistema, volta ad incrementare l’efficienza dell’ordinamento della banca centrale. Non  si potrebbe fare riferimento alle politiche monetarie del tipo “quantitative easing”, poiché queste ultime necessitano dell’esistenza di titoli dello Stato, ovvero di eurobond. La seconda proposizione ovvero  realizzare un quantitative easing su titoli privati di alta qualità è deflation-improving, ovvero è una politica monetaria a sostegno della deflazione. Poiché le imprese capaci di emettere titoli di alta qualità sono presenti nelle economie più evolute ovvero Germania, Francia, e quindi i paesi in deflazione, ovvero Grecia, Portogallo, Cipro, Slovacchia, non sarebbero oggetto di una politica interventista. Realizzare un quantitative easing sui titoli privati di alta qualità sarebbe quindi una politica economica monetaria della divergenza, produttiva di diseguaglianza, disgregante per l’unitarietà dell’eurosistema. L’idea di proporre un “private quantitative easing” potrebbe pertanto essere una politica monetaria a sostegno della distruzione del sistema integrato europeo. 

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