“A marzo l’inflazione dell’euro
è scesa allo 0,5% su base annua.”[…] “ una inflazione così bassa rende
difficile per il Sud Europa recuperare il gap di competitività con il Nord Europa
senza cadere in deflazione” […]“con debiti e mutui fissi in valore nominale,
una deflazione aumenta il peso reale del debito” […]“una inflazione così bassa […]
può anche ridurre i benefici che l’Italia può trarre dallo spread”[…] “ […] una
crescita dei prezzi così limitata indica che la domanda aggregata nell’area
euro è ancora molto asfittica e/o che la politica monetaria è eccessivamente
restrittiva.” […] “Il problema è che […] il meccanismo di trasmissione della politica monetaria (
ovvero il settore bancario) è in difficoltà”[…] “Gli strumenti possibili sono
due. Il primo è di iniziare a pagare un tasso negativo sulle riserve che le banche detengono presso
la banca centrale (ovvero tassare le riserve) [….] Un tasso di interesse
negativo indurrebbe molte di esse a usare queste riserve, possibilmente in
prestiti.[…] L’altra possibilità è quella di ricorrere a qualche forma di quantitative easing, ovvero
di acquisti di titoli da parte della banca centrale.[…] L’altra possibilità è
che la BCE compri titoli di alta qualità emessi nel settore privato. [...]
Purtroppo l’Italia non è nella posizione
di avvantaggiarsi molto di una simile manovra”. (Luigi Zingales, Fare credito per battere ladeflazione, Il sole 24 ore, Mercoledì 2 aprile 2014, pag. 1 e pag. 6)
Nell’articolo riportato in parte, si
mette in evidenza il problema della bassa inflazione o anche della deflazione.
Ora è necessario considerare che la bassa inflazione e la deflazione sono due
fenomeni diversi nell’area euro entrambi coesistenti. La bassa inflazione
caratterizza l’area euro nel suo complesso, la deflazione caratterizza alcune
economie dell’area euro tra le quali spiccano la Grecia, il Portogallo, Cipro e
la Slovacchia. Nessuno dei grandi paesi europei per prodotto interno lordo
procapite, per prodotto interno lordo e per sistema industriale si trova nella
condizione di deflazione. Ne deriva che la deflazione colpisce solo una piccola
parte dei paesi europei in termini di prodotto interno lordo e di popolazione.
L’incidenza della deflazione sul debito pubblico di queste economie più debole
è certo negativa. Non v’è dubbio che l’economia di questi paesi subisce a causa
della persistente deflazione. La politica monetaria a livello europeo sembra
essere nel suo complesso restrittiva. E’ necessario considerare che mantenere
bassi i tassi di interesse può essere una politica economia della sostenibilità
finanziaria, un punto fermo in una Europa per altri versi caratterizzata da
eterogeneità, diversità e devianza. Tuttavia si mette in evidenza la difficoltà
del sistema bancario europeo. Il sistema bancario europeo è eterogeneo e
caratterizzato da grande diversità. La biodiversità istituzionale è un elemento
di grande ricchezza civile nell’Europa unita, un elemento unico nel panorama
economico della globalizzazione. Vi sono
pertanto banche e sistemi bancari a diversa manifestazione ordinamentale per
efficienza, capacità di incontrare le esigenze delle imprese, delle famiglie e
delle organizzazioni a fondamento istituzionale afferenti, e pure con diversa
attitudine predatoria, affaristica, privatistica o solidaristica. La ricchezza
istituzionale europea è un elemento di grande solidità capace di offrire
diverse metodologie per la risoluzione di problemi complessi. Tuttavia si pone
il problema della necessità di trovare metodologie per la promozione di una
politica monetaria espansiva. Si propone l’acquisto di titoli dello Stato pur
sapendo del fondamento co-federale dell’Unione europea e della mancanza di “eurobond”.
Tuttavia si propone di sostituire il quantitative easing sui titoli dello Stato
con un quantitative easing sui titoli di imprese di “grande affidabilità”. E’
necessario mettere in evidenza quanto la prima proposizione “realizzare un
quantitative easing sui titoli dello Stato” non sia proponibile per mancanza di
eurobond. Si potrebbe realizzare soltanto su titoli di paesi che si trovano in
difficoltà ovvero la Grecia, il Portogallo, Cipro e la Slovacchia. Tuttavia si
tratterebbe di una politica monetaria volta alla convergenza e alla
integrazione del sistema bancario, ovvero una politica a favore dell’esigenza
unitaria dell’eurosistema, volta ad incrementare l’efficienza dell’ordinamento
della banca centrale. Non si potrebbe fare
riferimento alle politiche monetarie del tipo “quantitative easing”, poiché
queste ultime necessitano dell’esistenza di titoli dello Stato, ovvero di
eurobond. La seconda proposizione ovvero realizzare un quantitative easing su titoli
privati di alta qualità è deflation-improving, ovvero è una politica monetaria a
sostegno della deflazione. Poiché le imprese capaci di emettere titoli di alta
qualità sono presenti nelle economie più evolute ovvero Germania, Francia, e
quindi i paesi in deflazione, ovvero Grecia, Portogallo, Cipro, Slovacchia, non
sarebbero oggetto di una politica interventista. Realizzare un quantitative
easing sui titoli privati di alta qualità sarebbe quindi una politica economica
monetaria della divergenza, produttiva di diseguaglianza, disgregante per l’unitarietà
dell’eurosistema. L’idea di proporre un “private quantitative easing” potrebbe
pertanto essere una politica monetaria a sostegno della distruzione del sistema
integrato europeo.
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