giovedì 17 aprile 2014

Politiche economiche fiscali shortemiste per il Governo dell’economia reale

«Una manovra fiscale limitata al 2014, quale quella che va emergendo dalle bozze del decreto oggi all'esame del governo, rischia di non garantire strutturalità all'intervento sull'Irpef, ponendo al tempo stesso in primo piano il problema delle coperture, che non possono che essere certe e strutturali, proiettate su un orizzonte almeno triennale. […]L'interrogativo, peraltro sollecitato dalle valutazioni della Banca d'Italia, è così sintetizzato: al momento pare arduo assicurare che i proventi della revisione della spesa riescano a finanziare nell'ordine lo sgravio dell'Irpef, evitare l'aumento delle entrate e coprire gli esborsi «connessi con programmi non inclusi a legislazione vigente». Bruxelles, a quel che si può prevedere, prenderà atto della decisione del governo, autorizzata dal Parlamento, di deviare temporalmente dall'obiettivo di medio termine, in sostanza il pareggio di bilancio. Potrà eccepire sul mancato rispetto dell'impegno a ridurre il deficit strutturale di almeno lo 0,5% (quest'anno ci fermeremo allo 0,2%), ma difficilmente opporrà strenue resistenze se il governo riuscirà a dimostrare con i fatti che è effettivamente in grado di spingere sul pedale dell'incremento della crescita potenziale dell'economia, grazie a riforme strutturali non solo annunciate ma realizzate.» (All'economia  servono misure strutturali di Dino Pesole, IlSole 24 ore, 18 aprile 2014)

Nell’articolo si fa riferimento alla difficoltà di realizzare delle riforme strutturali sull’Irpef.  Su questo punto di vista è necessario sottolineare che l’impatto della crescita del reddito disponibile per i consumatori può dare origine ad una risposta in termini di crescita dei consumi o di crescita del risparmio. Tuttavia è necessario considerare che la riduzione dell’Irpef fa parte di un progetto di riduzione congiunta delle tasse e della spesa pubblica guidata dall’Ue e promozionata da diversi partiti politici compreso il partito del presidente del Consiglio. La tassazione è infatti legata al reddito prodotto. La tassazione tende ad essere una politica economica di breve periodo. Tuttavia l’orientamento shortemista della politica economica è da considerarsi come un elemento di maggiore capacità performativa del Governo. In un contesto economico caratterizzato da shortemista soprattutto sui mercati finanziari è importante riconoscere anche al governo la possibilità di operare nel breve periodo. Il governo è stato infatti esautorato dalla possibilità di operare nel breve periodo. Il breve periodo è stato assegnato alle politiche economiche monetaria della Banca Centrale e ai mercati finanziari. L’impossibilità da parte del governo di realizzare delle politiche economiche shortemiste è una delle cause della crisi economica. Lo sbilanciamento dell’economia verso i mercati finanziari e le politiche delle banche centrali trova una sua motivazione nella incapacità del governo di realizzare delle politiche di breve periodo. E’ importante in questo senso considerare che la politica economica del Governo è del resto inserita all’interno di un progetto strutturale di riduzione della inefficienza dello Stato promosso dall’UE. Bene quindi la possibilità  per il governo di “giocare” corto. Soprattutto se alle politiche short si accompagna una comunicazione politica semplice capace di fare arrivare i contenuti dei provvedimenti di politica economica fiscale ai cittadini. In realtà i sostenitori del “primato della politica sull’economia” dovrebbero cercare di incrementare la strumentazione del governo volta alla realizzazione di politiche shortemiste.  Il governo deve essere presente nella contemporaneità dello svolgimento dell’azione economica. L’attribuzione dell’’attività della pianificazione economica all’ Ue rafforza la possibilità del governo di realizzare delle politiche economiche shortemiste.

La decisione  da parte di Bruxelles di accettare il mancato raggiungimento dell’obbiettivo di medio periodo è una maggiore dimostrazione del riconoscimento della Ue verso i governi di realizzare delle politiche economiche di breve periodo. L’Ue si riserva di aggiungere alla programmazione economica la fase del coordinamento tra le varie politiche economiche realizzate a livello nazionale. Maggiore la possibilità da parte dell’UE di realizzare pianificazione e coordinamento tra le politiche fiscale, maggiore la capacità dei governi di realizzare delle politiche economiche fiscali shortermiste capaci di “contrastare” le politiche economiche monetarie poste in essere dalla Banca centrale e gli attacchi dei mercati finanziari.

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