martedì 22 aprile 2014

"You are my euro" (par.)


« «I prodotti tedeschi non si vendono, si comprano. Per questo sono largamente anelastici ai tassi di cambio» ricordava tempo fa un grande imprenditore europeo. Quindi un euro che batte il dollaro in un rapporto di quasi 1,40 non impressiona nessuno a Berlino. Dove anzi ci si rallegra perché si ha la piena consapevolezza che, se non avesse la zavorra del Sud - in questo caso provvidenziale - da perfetta fotocopia del vecchio marco, l'euro schizzerebbe ancora più in alto, verso livelli che alla lunga potrebbero diventare insostenibili perfino per la competitiva economia tedesca.[…] Se i patti di stabilità sottoscritti vanno mantenuti, se conti sani e riforme sono prima di tutto nell'interesse nazionale dei Paesi membri più fragili, un rapporto di cambio ragionevole con il dollaro in un'Eurozona che finora è cresciuta puntando essenzialmente sull'export non è una variabile che si possa ignorare. Soprattutto in questa difficile fase di transizione, si spera, verso una stabilità economica più solida e duratura. (Fermare il super euro per «riunire» l'Eurozona, Adriana Cerretelli, 22 aprile 2014, Il Sole 24 ore) »

In questo articolo si propone una discussione circa il significato dell’Euro. E si mette in relazione il valore dell’euro con quello del dollaro statunitense. E’ necessario considerare l’impossibilità di un paragone tra le politiche economiche monetarie e fiscali dell’euro e quelle del dollaro. Mentre il dollaro è fondato su politiche monetari e fiscali unitarie esercitate le prime dalla FED  e le seconde dal Governo degli Stati Uniti, in Europa solo le politiche monetarie sono unitarie, esercitate dalla BCE, mentre le politiche fiscali sono molteplici. Non è pertanto possibile paragonare l’euro al dollaro sotto il punto di vista della politica economica. Tuttavia si possono fare dei progetti di politica economica costituzionale volti all’instaurazione di un governo politico dell’UE. Il governo della politica economica fiscale dell’UE dovrebbe essere rivolto alla introduzione di politiche economiche fiscali in grado di dare unitarietà al progetto europeo. In modo particolare l’indicazione di politiche economiche fiscali in grado di “contrapporsi”  alle politiche economiche monetarie della BCE.  Una politica economica fiscale  in grado di affrontare le questioni della disoccupazione, dell’immigrazione, del prelievo fiscale, del risparmio,  del consumo, e della condizione dell’istruzione e della sanità in tutta Europa. L’esistenza di un governo della politica fiscale europea può dare maggiore rilievo alle regioni d’Europa a mezzo del coordinamento tra aree differenti. La presenza di un processo democratico in grado di costituire un meccanismo di selezione del governo della politica economica fiscale europea è fondamentale per garantire la rappresentatività delle varie forze politiche.
Può sembrare difficile per una Europa costituita da 27 popoli, 27 lingue e 27 tradizioni nazionali trovare un elemento in comune nella costituzione di un governo politico in grado di esercitare una politica economica fiscale. Tuttavia la presenza di un governo in grado di esercitare una politica economica fiscale, insieme con la presenza di un parlamento e di un potere giudiziario europeo, possono insieme delineare un contrappeso alla centralità dei mercati finanziari e del mercato bancario. Le disuguaglianze economiche sono molto forti nell’Europa dell’Euro.  Le disuguaglianze economiche potrebbero crescere nella zona dell’Euro. Il periodo economico post-crisi potrebbe essere caratterizzato dalla ripresa della disuguaglianza.  Per combattere la disuguaglianza economica la politica economica fiscale potrebbe essere una buona soluzione soprattutto se le economie a maggiore reddito mostrano di caratterizzarsi per avidità ed elitismo.



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