« «I prodotti tedeschi non
si vendono, si comprano. Per questo sono largamente anelastici ai tassi di
cambio» ricordava tempo fa un grande imprenditore europeo. Quindi un euro che
batte il dollaro in un rapporto di quasi 1,40 non impressiona nessuno a Berlino.
Dove anzi ci si rallegra perché si ha la piena consapevolezza che, se non
avesse la zavorra del Sud - in questo caso provvidenziale - da perfetta
fotocopia del vecchio marco, l'euro schizzerebbe ancora più in alto, verso
livelli che alla lunga potrebbero diventare insostenibili perfino per la
competitiva economia tedesca.[…] Se i patti di stabilità sottoscritti vanno
mantenuti, se conti sani e riforme sono prima di tutto nell'interesse nazionale
dei Paesi membri più fragili, un rapporto di cambio ragionevole con il dollaro
in un'Eurozona che finora è cresciuta puntando essenzialmente sull'export non è
una variabile che si possa ignorare. Soprattutto in questa difficile fase di
transizione, si spera, verso una stabilità economica più solida e duratura. (Fermare
il super euro per «riunire» l'Eurozona, Adriana Cerretelli, 22 aprile 2014, Il
Sole 24 ore) »
In questo articolo si propone una discussione circa il significato dell’Euro.
E si mette in relazione il valore dell’euro con quello del dollaro statunitense.
E’ necessario considerare l’impossibilità di un paragone tra le politiche
economiche monetarie e fiscali dell’euro e quelle del dollaro. Mentre il
dollaro è fondato su politiche monetari e fiscali unitarie esercitate le prime
dalla FED e le seconde dal Governo degli
Stati Uniti, in Europa solo le politiche monetarie sono unitarie, esercitate
dalla BCE, mentre le politiche fiscali sono molteplici. Non è pertanto
possibile paragonare l’euro al dollaro sotto il punto di vista della politica
economica. Tuttavia si possono fare dei progetti di politica economica
costituzionale volti all’instaurazione di un governo politico dell’UE. Il
governo della politica economica fiscale dell’UE dovrebbe essere rivolto alla
introduzione di politiche economiche fiscali in grado di dare unitarietà al
progetto europeo. In modo particolare l’indicazione di politiche economiche
fiscali in grado di “contrapporsi” alle
politiche economiche monetarie della BCE.
Una politica economica fiscale in
grado di affrontare le questioni della disoccupazione, dell’immigrazione, del
prelievo fiscale, del risparmio, del
consumo, e della condizione dell’istruzione e della sanità in tutta Europa. L’esistenza
di un governo della politica fiscale europea può dare maggiore rilievo alle
regioni d’Europa a mezzo del coordinamento tra aree differenti. La presenza di
un processo democratico in grado di costituire un meccanismo di selezione del
governo della politica economica fiscale europea è fondamentale per garantire
la rappresentatività delle varie forze politiche.
Può sembrare difficile per una Europa costituita da 27 popoli, 27 lingue e
27 tradizioni nazionali trovare un elemento in comune nella costituzione di un
governo politico in grado di esercitare una politica economica fiscale. Tuttavia
la presenza di un governo in grado di esercitare una politica economica
fiscale, insieme con la presenza di un parlamento e di un potere giudiziario
europeo, possono insieme delineare un contrappeso alla centralità dei mercati
finanziari e del mercato bancario. Le disuguaglianze economiche sono molto
forti nell’Europa dell’Euro. Le
disuguaglianze economiche potrebbero crescere nella zona dell’Euro. Il periodo
economico post-crisi potrebbe essere caratterizzato dalla ripresa della disuguaglianza. Per combattere la disuguaglianza economica la
politica economica fiscale potrebbe essere una buona soluzione soprattutto se
le economie a maggiore reddito mostrano di caratterizzarsi per avidità ed elitismo.
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