mercoledì 25 maggio 2016

Una euro-governance nuova

  Gillian Ayres-2015- Moma
La crisi economica ha colpito la globalizzazione. La riforma dei trattati europei. L'euro-governance nuova. 

Il debito pubblico per i paesi facenti parte dell’Unione Europea è elevato. La riduzione del debito pubblico dei paesi europei è un evento avente probabilità di manifestazione bassa. Il debito riguarda anche i paesi europei “virtuosi”. I debito pubblico espresso in termini percentuali del prodotto interno lordo realizzato dall’Eurostat mette in evidenza la presenza di una crescita del debito pubblico in Europa dal 2004 al 2015. L’aumento medio del debito pubblico è stato elevato nel periodo 2007-2015. La presenza di un debito pubblico elevato per le economie dei paesi europei riduce la scelta tra le politiche economiche. L’aumento del debito pubblico realizzato in presenza di una crescita del prodotto interno lordo ridotta è manifestazione di una condizione di “cattura” delle politiche economiche realizzate dagli stati. La riduzione dell’insieme delle politiche economiche fiscali è accompagnata dalla quasi-immobilità delle politiche economiche della Banca Centrale Europea. La Banca Centrale Europea ha un ruolo ridotto. Il limite della Banca Centrale Europea è rappresentato dal tetto del 2% di inflazione massima da raggiungere. La Banca Centrale Europea è una istituzione bloccata. La Banca Centrale Europea ha un impatto sull’occupazione ridotto. Il banchiere centrale europeo ha una capacità nulla di agire sull’occupazione. I sistemi macroeconomici funzionano grazie alla connessione tra politiche economiche fiscali e politiche economiche monetarie. Nell’Unione Europea le politiche economiche fiscali sono messe fuori uso per il debito elevato; le politiche economiche monetarie sono assenti per i limiti all’inflazione realizzabile posti alla Banca Centrale. L’Unione Europa è bloccata nei trattati. La Costituzione Europea può essere rigida con riferimento ai diritti, alle libertà, ai doveri della cittadinanza. La politica economica fiscale e monetaria europea deve poter essere flessibili. Il policy maker europeo deve poter operare attraverso gli strumenti delle politiche economiche fiscali e monetarie. L’Unione Europea viene spesso vista come un’area in contrapposizione rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Tuttavia Stati Uniti e Cina sono paesi liberi con riferimento alla scelta dell’indebitamento e agli obbiettivi inflattivi. L’Unione Europea schiava del debito e della inflazione bassa rischia di essere destinata a generazioni di crescita bassa e invecchiamento della popolazione. I policy maker europei devono rinegoziare i trattati. I politici europei devono distinguere una Costituzione giuridica dell’Unione Europea dalla Costituzione Economico-Finanziaria dell’Unione Europea. La Costituzione Giuridica Europea può attingere al complesso dei diritti formulati nel continente attento alle comunità e alle persone. La Costituzione Economico-Finanziaria dell’Unione Europea deve rendere i soggetti partecipanti dell’Euro-governance liberi di utilizzare gli strumenti di politica economica fiscale e monetaria per la realizzazione di una crescita economica e del benessere della popolazione.

L’effetto sorpresa delle politiche economiche fiscali e monetarie. Le politiche economiche fiscali e monetarie funzionano anche grazie agli “effetti a sorpresa”. Gli operatori del mercato hanno aspettative razionali con riferimento alla scelta degli investimenti da realizzare sulla base delle politiche realizzate dagli operatori. Tuttavia nel caso dell’Unione Europea le aspettative degli operatori sono statiche. Gli investitori conoscono i limiti della Banca Centrale con riferimento all’inflazione. Gli investitori conoscono i limiti delle politiche economiche fiscali con riferimento al debito pubblico e ai vincoli posti dai trattati europei. Gli investitori guardano all’Unione Europea come ad una istituzione statica con una struttura finanziaria pubblica e privata da vincere attraverso le movimentazioni contrattuali realizzate sui mercati secondari, con i derivati e attraverso il sistema bancario ombra. La struttura rigida dell’Unione Europea è un costo elevato per i cittadini europei. La perdita di sovranità realizzata consiste nei limiti dei policy makers. La classe dirigente nuova dell’Unione Europea deve rompere i limiti fissi stabiliti nei trattati. I governi e i parlamenti nazionali, la commissione e il parlamento europeo devono essere liberi di realizare politiche economiche per incrementare il benessere dei cittadini. I piani di recupero del debito pubblico devono essere coordinati con la Banca Centrale Europea. La svalutazione dell’euro può essere una tattica in una ampia strategia di riduzione del divario del debito e per la ripresa dell’inflazione in grado di rilanciare anche le esportazioni extra-Ue e i redditi dei lavoratori. L’Europa deve essere un progetto credibili in grado di agire senza limiti. La costruzione europea ha sostituito ai limiti del mercato i limiti delle istituzioni e dei trattati “immutabili”. Le costituzioni possono cambiare. Anche i trattati europei possono trattare. Il beneficio per i cittadini europei può essere elevato. Il vantaggio per l’Ue sullo scenario globale può portare ad un protagonismo nuovo fondato su pace, prosperità e benessere per i cittadini.

I dati dell’Eurostat relativi al debito pubblico in percentuale del PIL.
L’Eurostat pubblica i dati relativi al debito pubblico in percentuale del PIL per i paesi dell’Unione Europea. I dati pubblicati dall’ Eurostat sono comprensivi anche di alcuni aggregati di paesi facenti parte dell’Ue. La Grecia è al primo posto in una classifica dei paesi europei per debito pubblico come percentuale del prodotto interno lordo nel 2015. Il debito greco come percentuale del Prodotto Interno Lordo in Grecia nel 2015 è stato pari al 176,9%. L’Italia è al secondo posto con un valore del debito pubblico pari al 132% del PIL. Il Portogallo è al terzo posto con un valore del debito pubblico sul PIL pari al 129%.  Il Belgio al quinto posto con un valore del debito pari al 106% del PIL. La Spagna al sesto posto con un valore del debito pari al 99,2%. La Francia al settimo posto con un valore pari al 95,8%. La Germania ha un valore del debito pari al 71% del PIL. I paesi dell’est Europa e le nazioni baltiche hanno un valore del debito pubblico basso rispetto al PIL. I paesi dell’Est Europa e dell’Europa baltica hanno una popolazione ridotta e un valore relativo del PIL contenuto. La crisi economica del 2007 ha prodotto la crescita del debito pubblico dei paesi dell’Unione Europea. L’economia dell’Unione Europea era in una condizione buona con riferimento all’andamento del debito pubblico nel periodo tra il 2004 e il 2007. Il debito pubblico dei paesi dell’Unione Europea tra il 2004 e il 2007 è stato diminuito in media del 4%. Alcuni paesi hanno ridotto il debito pubblico in misura rilevante tra il 2004 e il 2007: la Bulgaria ha fatto segnare un meno 19,6%, la Danimarca meno 16,9% e la Spagna meno 9,8%. La situazione del debito pubblico dei paesi europei è peggiorata tra il 2007 e il 2015 con una crescita in quasi tutti i paesi. Tra il 2015 e il 2007 il debito pubblico come percentuale del PIL è aumentato del 25% in media tra i vari paesi dell’Europa.


La crisi atlantica. La crisi economica ha colpito soprattutto gli Stati Uniti e l’europa. I paesi asiatici sono riusciti ad incrementare il PIL. L’Africa e l’America Latina hanno ripreso il percorso di convergenza economica verso le economie evolute. Gli Stati Uniti hanno ripreso il cammino della crescita economica. L’Europa è ferma. La revisione dei trattati e la formazione di una euro-governance nuova è fondamentale per la ripresa dell’economia europea e per l’incremento del benessere dei cittadini. 



DEBITO IN PERCENTUALE DEL PIL
2015-2004
2015-2007
2007-2004
Euro area (19 countries)
22,3
22,2
-3,5
Euro area (18 countries)
22,3
22,1
-3,4
EU (28 countries)
23,9
24,3
-3,5
EU (27 countries)
23,9
24,2
-3,4
Belgium
9,5
13,5
-9,5
Bulgaria
-9,1
13,7
-19,6
Czech Republic
12,6
12,4
-0,7
Denmark
-4
6,8
-16,9
Germany
6,5
6,3
-1,2
Estonia
4,6
5,2
-1,4
Ireland
65,6
51,4
-4,3
Greece
74
67,5
0,2
Spain
53,9
59,8
-9,8
France
30,1
27,7
-1,3
Croatia
46,3
47,1
-2,7
Italy
32,6
30,3
-0,3
Cyprus
44,4
63,8
-10,6
Latvia
22,1
17,7
-5,9
Lithuania
24
28,1
-2,8
Luxembourg
14,1
6,3
0,5
Hungary
16,8
3,7
7,1
Malta
-8,1
1,2
-9,6
Netherlands
15,5
10,6
-7,2
Austria
21,4
17,7
0
Poland
6
4,7
-1,1
Portugal
67
57,3
6,4
Romania
19,8
25,2
-5,9
Slovenia
56,4
61,4
-4
Slovakia
12,3
24,7
-10,7
Finland
20,4
30,4
-8,7
Sweden
-4,5
6,6
-9,6
United Kingdom
49
37,5
3,3

RANK
COUNTRY
DEBITO % PIL 2015
1
Greece
176,9
2
Italy
132,7
3
Portugal
129
4
Cyprus
108,9
5
Belgium
106
6
Spain
99,2
7
France
95,8
8
Ireland
93,8
9
United Kingdom
89,2
10
Croatia
86,7
11
Austria
86,2
12
Slovenia
83,2
13
Hungary
75,3
14
Germany
71,2
15
Netherlands
65,1
16
Malta
63,9
17
Finland
63,1
18
Slovakia
52,9
19
Poland
51,3
20
Sweden
43,4
21
Lithuania
42,7
22
Czech Republic
41,1
23
Denmark
40,2
24
Romania
38,4
25
Latvia
36,4
26
Norway
31,6
27
Bulgaria
26,7
28
Luxembourg
21,4
29
Estonia
9,7


Nessun commento:

Posta un commento