Gillian Ayres-2015- Moma |
La crisi economica ha colpito la globalizzazione. La riforma dei trattati europei. L'euro-governance nuova.
Il debito pubblico per i
paesi facenti parte dell’Unione Europea è elevato. La riduzione del debito
pubblico dei paesi europei è un evento avente probabilità di manifestazione
bassa. Il debito riguarda anche i paesi europei “virtuosi”. I debito pubblico
espresso in termini percentuali del prodotto interno lordo realizzato dall’Eurostat
mette in evidenza la presenza di una crescita del debito pubblico in Europa dal
2004 al 2015. L’aumento medio del debito pubblico è stato elevato nel periodo
2007-2015. La presenza di un debito pubblico elevato per le economie dei paesi
europei riduce la scelta tra le politiche economiche. L’aumento del debito
pubblico realizzato in presenza di una crescita del prodotto interno lordo ridotta
è manifestazione di una condizione di “cattura” delle politiche economiche
realizzate dagli stati. La riduzione dell’insieme delle politiche economiche
fiscali è accompagnata dalla quasi-immobilità delle politiche economiche della
Banca Centrale Europea. La Banca Centrale Europea ha un ruolo ridotto. Il
limite della Banca Centrale Europea è rappresentato dal tetto del 2% di
inflazione massima da raggiungere. La Banca Centrale Europea è una istituzione
bloccata. La Banca Centrale Europea ha un impatto sull’occupazione ridotto. Il
banchiere centrale europeo ha una capacità nulla di agire sull’occupazione. I
sistemi macroeconomici funzionano grazie alla connessione tra politiche
economiche fiscali e politiche economiche monetarie. Nell’Unione Europea le
politiche economiche fiscali sono messe fuori uso per il debito elevato; le
politiche economiche monetarie sono assenti per i limiti all’inflazione
realizzabile posti alla Banca Centrale. L’Unione Europa è bloccata nei
trattati. La Costituzione Europea può essere rigida con riferimento ai diritti,
alle libertà, ai doveri della cittadinanza. La politica economica fiscale e
monetaria europea deve poter essere flessibili. Il policy maker europeo deve
poter operare attraverso gli strumenti delle politiche economiche fiscali e
monetarie. L’Unione Europea viene spesso vista come un’area in contrapposizione
rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Tuttavia Stati Uniti e Cina sono paesi
liberi con riferimento alla scelta dell’indebitamento e agli obbiettivi
inflattivi. L’Unione Europea schiava del debito e della inflazione bassa
rischia di essere destinata a generazioni di crescita bassa e invecchiamento
della popolazione. I policy maker europei devono rinegoziare i trattati. I
politici europei devono distinguere una Costituzione giuridica dell’Unione
Europea dalla Costituzione Economico-Finanziaria dell’Unione Europea. La
Costituzione Giuridica Europea può attingere al complesso dei diritti formulati
nel continente attento alle comunità e alle persone. La Costituzione Economico-Finanziaria
dell’Unione Europea deve rendere i soggetti partecipanti dell’Euro-governance
liberi di utilizzare gli strumenti di politica economica fiscale e monetaria
per la realizzazione di una crescita economica e del benessere della
popolazione.
L’effetto
sorpresa delle politiche economiche fiscali e monetarie.
Le politiche economiche fiscali e monetarie funzionano anche grazie agli “effetti
a sorpresa”. Gli operatori del mercato hanno aspettative razionali con
riferimento alla scelta degli investimenti da realizzare sulla base delle
politiche realizzate dagli operatori. Tuttavia nel caso dell’Unione Europea le
aspettative degli operatori sono statiche. Gli investitori conoscono i limiti
della Banca Centrale con riferimento all’inflazione. Gli investitori conoscono
i limiti delle politiche economiche fiscali con riferimento al debito pubblico
e ai vincoli posti dai trattati europei. Gli investitori guardano all’Unione
Europea come ad una istituzione statica con una struttura finanziaria pubblica
e privata da vincere attraverso le movimentazioni contrattuali realizzate sui
mercati secondari, con i derivati e attraverso il sistema bancario ombra. La
struttura rigida dell’Unione Europea è un costo elevato per i cittadini
europei. La perdita di sovranità realizzata consiste nei limiti dei policy
makers. La classe dirigente nuova dell’Unione Europea deve rompere i limiti
fissi stabiliti nei trattati. I governi e i parlamenti nazionali, la
commissione e il parlamento europeo devono essere liberi di realizare politiche
economiche per incrementare il benessere dei cittadini. I piani di recupero del
debito pubblico devono essere coordinati con la Banca Centrale Europea. La
svalutazione dell’euro può essere una tattica in una ampia strategia di riduzione
del divario del debito e per la ripresa dell’inflazione in grado di rilanciare
anche le esportazioni extra-Ue e i redditi dei lavoratori. L’Europa deve essere
un progetto credibili in grado di agire senza limiti. La costruzione europea ha
sostituito ai limiti del mercato i limiti delle istituzioni e dei trattati “immutabili”.
Le costituzioni possono cambiare. Anche i trattati europei possono trattare. Il
beneficio per i cittadini europei può essere elevato. Il vantaggio per l’Ue
sullo scenario globale può portare ad un protagonismo nuovo fondato su pace,
prosperità e benessere per i cittadini.
I
dati dell’Eurostat relativi al debito pubblico in percentuale del PIL.
L’Eurostat pubblica i
dati relativi al debito pubblico in percentuale del PIL per i paesi dell’Unione
Europea. I dati pubblicati dall’ Eurostat sono comprensivi anche di alcuni
aggregati di paesi facenti parte dell’Ue. La Grecia è al primo posto in una
classifica dei paesi europei per debito pubblico come percentuale del prodotto
interno lordo nel 2015. Il debito greco come percentuale del Prodotto Interno
Lordo in Grecia nel 2015 è stato pari al 176,9%. L’Italia è al secondo posto
con un valore del debito pubblico pari al 132% del PIL. Il Portogallo è al terzo
posto con un valore del debito pubblico sul PIL pari al 129%. Il Belgio al quinto posto con un valore del
debito pari al 106% del PIL. La Spagna al sesto posto con un valore del debito
pari al 99,2%. La Francia al settimo posto con un valore pari al 95,8%. La
Germania ha un valore del debito pari al 71% del PIL. I paesi dell’est Europa e
le nazioni baltiche hanno un valore del debito pubblico basso rispetto al PIL.
I paesi dell’Est Europa e dell’Europa baltica hanno una popolazione ridotta e
un valore relativo del PIL contenuto. La crisi economica del 2007 ha prodotto la
crescita del debito pubblico dei paesi dell’Unione Europea. L’economia dell’Unione
Europea era in una condizione buona con riferimento all’andamento del debito
pubblico nel periodo tra il 2004 e il 2007. Il debito pubblico dei paesi dell’Unione
Europea tra il 2004 e il 2007 è stato diminuito in media del 4%. Alcuni paesi
hanno ridotto il debito pubblico in misura rilevante tra il 2004 e il 2007: la
Bulgaria ha fatto segnare un meno 19,6%, la Danimarca meno 16,9% e la Spagna
meno 9,8%. La situazione del debito pubblico dei paesi europei è peggiorata tra
il 2007 e il 2015 con una crescita in quasi tutti i paesi. Tra il 2015 e il
2007 il debito pubblico come percentuale del PIL è aumentato del 25% in media
tra i vari paesi dell’Europa.
La crisi atlantica. La crisi
economica ha colpito soprattutto gli Stati Uniti e l’europa. I paesi asiatici
sono riusciti ad incrementare il PIL. L’Africa e l’America Latina hanno ripreso
il percorso di convergenza economica verso le economie evolute. Gli Stati Uniti
hanno ripreso il cammino della crescita economica. L’Europa è ferma. La
revisione dei trattati e la formazione di una euro-governance nuova è
fondamentale per la ripresa dell’economia europea e per l’incremento del
benessere dei cittadini.
DEBITO
IN PERCENTUALE DEL PIL
|
|||
2015-2004
|
2015-2007
|
2007-2004
|
|
Euro
area (19 countries)
|
22,3
|
22,2
|
-3,5
|
Euro
area (18 countries)
|
22,3
|
22,1
|
-3,4
|
EU
(28 countries)
|
23,9
|
24,3
|
-3,5
|
EU
(27 countries)
|
23,9
|
24,2
|
-3,4
|
Belgium
|
9,5
|
13,5
|
-9,5
|
Bulgaria
|
-9,1
|
13,7
|
-19,6
|
Czech
Republic
|
12,6
|
12,4
|
-0,7
|
Denmark
|
-4
|
6,8
|
-16,9
|
Germany
|
6,5
|
6,3
|
-1,2
|
Estonia
|
4,6
|
5,2
|
-1,4
|
Ireland
|
65,6
|
51,4
|
-4,3
|
Greece
|
74
|
67,5
|
0,2
|
Spain
|
53,9
|
59,8
|
-9,8
|
France
|
30,1
|
27,7
|
-1,3
|
Croatia
|
46,3
|
47,1
|
-2,7
|
Italy
|
32,6
|
30,3
|
-0,3
|
Cyprus
|
44,4
|
63,8
|
-10,6
|
Latvia
|
22,1
|
17,7
|
-5,9
|
Lithuania
|
24
|
28,1
|
-2,8
|
Luxembourg
|
14,1
|
6,3
|
0,5
|
Hungary
|
16,8
|
3,7
|
7,1
|
Malta
|
-8,1
|
1,2
|
-9,6
|
Netherlands
|
15,5
|
10,6
|
-7,2
|
Austria
|
21,4
|
17,7
|
0
|
Poland
|
6
|
4,7
|
-1,1
|
Portugal
|
67
|
57,3
|
6,4
|
Romania
|
19,8
|
25,2
|
-5,9
|
Slovenia
|
56,4
|
61,4
|
-4
|
Slovakia
|
12,3
|
24,7
|
-10,7
|
Finland
|
20,4
|
30,4
|
-8,7
|
Sweden
|
-4,5
|
6,6
|
-9,6
|
United
Kingdom
|
49
|
37,5
|
3,3
|
RANK
|
COUNTRY
|
DEBITO % PIL 2015
|
1
|
Greece
|
176,9
|
2
|
Italy
|
132,7
|
3
|
Portugal
|
129
|
4
|
Cyprus
|
108,9
|
5
|
Belgium
|
106
|
6
|
Spain
|
99,2
|
7
|
France
|
95,8
|
8
|
Ireland
|
93,8
|
9
|
United Kingdom
|
89,2
|
10
|
Croatia
|
86,7
|
11
|
Austria
|
86,2
|
12
|
Slovenia
|
83,2
|
13
|
Hungary
|
75,3
|
14
|
Germany
|
71,2
|
15
|
Netherlands
|
65,1
|
16
|
Malta
|
63,9
|
17
|
Finland
|
63,1
|
18
|
Slovakia
|
52,9
|
19
|
Poland
|
51,3
|
20
|
Sweden
|
43,4
|
21
|
Lithuania
|
42,7
|
22
|
Czech Republic
|
41,1
|
23
|
Denmark
|
40,2
|
24
|
Romania
|
38,4
|
25
|
Latvia
|
36,4
|
26
|
Norway
|
31,6
|
27
|
Bulgaria
|
26,7
|
28
|
Luxembourg
|
21,4
|
29
|
Estonia
|
9,7
|
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