Gordon Cheung- The Rider- 2015-Moma |
Il
tasso di occupazione. Le riforme del mercato
del lavoro sembrano avere inciso in misura marginale sul tasso di occupazione.
Il tasso di occupazione è legato anche alla produttività presente nel mercato
del lavoro. Le riforme realizzate sembrano essere prive di capacità di
incrementare il volume degli occupati. Il problema del numero degli occupati
riguarda l’adesione della cultura italiana al capitalismo. I paesi anglosassoni
hanno una capacità di incrementare l’occupazione anche grazie alla cultura
capitalistica. L’accettazione della cultura dell’impresa, della remunerazione
del capitale umano, e della condizione strutturale di crescita economica
prodotta dalla tecnologia può consentire di aumentare il numero degli occupati
e il prodotto interno lordo. L’aumento del numero degli occupati è positivo
anche per l’icremento delle entrate tributarie. Il lavoratore è in grado di
svolgere una attività anche di versamento di imposte e tasse in grado di
aumentare il valore delle entrate dello Stato. L’aumento delle entrate dello
Stato può consentire la riduzione della tassazione sulle imprese, sul capitale
e sul lavoro attraverso l’incremento della base tributaria. La crescita della
base tributaria prodotta attraverso l’incremento del reddito prodotto dall’aumento
del lavoro è compatibile con la crescita economica sostenibile.
Il
problema italiano: il numero basso di occupati.
Il problema degli italiani è basato sul numero basso di occupati nel mercato
del lavoro. La crisi economico ha avuto un impatto sulla riduzione del numero
degli occupati. Tuttavia occorre anche considerare l’esistenza di un effetto
complessivo caratterizzato da una presenza bassa di occupati nel mercato del
lavoro italiano. L’effetto della crisi economica sembra infatti essere passato.
Tuttavia il numero degli occupati rimane basso soprattutto nel confronto con
gli altri paesi dell’Unione Europea. Il confronto con i maggiori paesi europei
mostra una Italia in una condizione di riduzione sostanziale del numero degli
occupati. Il tasso di occupazione italiano nel 2015 è stato pari al 64,00%. Il
tasso di occupazione italiano è stato basso rispetto al tasso di occupazione di
Germania, Spagna e Regno Unito. In Germania il tasso di occupazione è stato
pari al 77,6% nel 2015; nel Regno Unito è stato pari al 76,9%, in Spagna è
stato pari al 76,9%. Il tasso di occupazione italiano è stato inferiore anche
negli anni precedenti al 2015. Tra il 2006 e il 2015 il tasso di occupazione
italiano è stato inferiore al tasso di occupazione di Germania, Regno Unito e
Spagna nello stesso periodo considerato. Tra il 2006 e il 2015 il tasso di
occupazione italiano medio è stato inferiore di 13.8 punti percentuali rispetto
al tasso di occupazione medio della Germania. Il tasso di occupazione medio nel
Regno Unito tra il 2006 e il 2015 è stato superiore di 13,1 punti percentuali
rispetto al tasso di occupazione medio italiano. Il tasso di occupazione medio
della Spagna tra il 2006 e il 2015 è stato inferiore di 10,4 punti percentuali
rispetto al tasso di occupazione medio italiano.
L’effetto
della crisi economica. L’effetto della crisi economica sul
livello del tasso di occupazione sembra essere superato. Il tasso di
occupazione nel 2015 è superiore al livello pre-crisi economica. La crescita
del tasso di occupazione a livello superiore rispetto al periodo precedente
alla crisi economica e finanziaria indica un ritorno alla “Normalità” della
crescita del tasso di occupazione. Il tasso di occupazione nel 2015 è risultato
essere elevato rispetto al 2006 di un valore equivalente a 2,7 punti per la
Germania, 1.4 per l’Italia, 1.2 per il Regno Unito, 3.2 per la Spagna. Occorre considerare
che anche la crescita del tasso di occupazione per l’Italia-pari all’1.4- tra
il 2006-2015 è inferiore rispetto alla crescita dell’occupazione nello stesso
periodo in Germania –pari a 2.7- sia per il Spagna- pari a 3.2.
La
classifica Eurostat dei paesi per tasso di occupazione.
La situazione italiana appare nella sua drammaticità soprattutto nella
considerazione della condizione dei paesi censiti dall’Eurostat. Nella
classifica dei paesi per tasso di occupazione del 2015 l’Italia risulta essere
al penultimo posto. Solo la Turchia- tra i paesi indicati dall’Eurostat- ha un
tasso di occupazione inferiore rispetto all’Italia. I primi dieci posti della
classifica sono riportati di seguito: Islanda con un tasso occupazione pari all’87,4%;
Svizzera pari all’83,8%; Svezia con l’81,5%; Olanda con il 79%; Danimarca con
78,1%; Norvegia con il 78%; Germania con il 77,7%; Regno Unito con il 76,7%,
Austria con il 75,4%; Finlandia con il 75,4%. Gli ultimi 5 posti sono
costituiti da Croazia con il 66,1%; Romania con il 65,7%, Jugoslavia con il
65,3%; Italia con il 63,9%; Turchia con il 55,1%.
La
condizione dell’occupazione italiana. Il tasso di occupazione
italiano ha ricominciato a crescere a seguito del superamento degli effetti
della crisi economica. Tuttavia il tasso di occupazione italiano è basso a
livello strutturale. I maggiori paesi europei hanno un tasso di occupazione
superiore di 10-13 punti percentuali rispetto al tasso di occupazione italiano.
Le politiche economiche del lavoro dovrebbero puntare a portare il tasso di
occupazione italiano al livello del 70%. Il policy maker dovrebbe coinvolgere i
sindacati, le organizzazioni produttive, le imprese, i partiti politici, il
sistema bancario, e la pubblica amministrazione per incrementare il tasso di occupazione
di 6 punti percentuali. L’Italia può avere un tasso di occupazione del 70%. Il
policy maker può implementare il tasso di occupazione al livello del 70%.
TASSO DI OCCUPAZIONE
|
||||
Germany
|
Italy
|
United Kingdom
|
Spain
|
|
2006
|
74,9
|
62,6
|
75,7
|
71,1
|
2007
|
75,6
|
62,4
|
75,5
|
71,8
|
2008
|
75,9
|
62,9
|
75,8
|
72,7
|
2009
|
76,3
|
62,3
|
75,7
|
73,1
|
2010
|
76,7
|
62,0
|
75,4
|
73,5
|
2011
|
77,3
|
62,1
|
75,5
|
73,9
|
2012
|
77,2
|
63,5
|
76,1
|
74,3
|
2013
|
77,6
|
63,4
|
76,4
|
74,3
|
2014
|
77,7
|
63,9
|
76,7
|
74,2
|
2015
|
77,6
|
64,0
|
76,9
|
74,3
|
RANK
|
COUNTRY
|
TASSO DI OCCUPAZIONE 2015
|
1
|
Iceland
|
87,4
|
2
|
Switzerland
|
83,8
|
3
|
Sweden
|
81,5
|
4
|
Netherlands
|
79,0
|
5
|
Denmark
|
78,1
|
6
|
Norway
|
78,0
|
7
|
Germany
|
77,7
|
8
|
United Kingdom
|
76,7
|
9
|
Austria
|
75,4
|
10
|
Finland
|
75,4
|
11
|
Estonia
|
75,2
|
12
|
Latvia
|
74,6
|
13
|
Cyprus
|
74,3
|
14
|
Spain
|
74,2
|
15
|
Lithuania
|
73,7
|
16
|
Czech Republic
|
73,5
|
17
|
Portugal
|
73,2
|
18
|
France (metropolitan)
|
71,4
|
19
|
France
|
71,2
|
20
|
Slovenia
|
70,9
|
21
|
Luxembourg
|
70,8
|
22
|
Slovakia
|
70,3
|
23
|
Ireland
|
69,8
|
24
|
Bulgaria
|
69,0
|
25
|
Poland
|
67,9
|
26
|
Belgium
|
67,7
|
27
|
Greece
|
67,4
|
28
|
Hungary
|
67,0
|
29
|
Malta
|
66,3
|
30
|
Croatia
|
66,1
|
31
|
Romania
|
65,7
|
32
|
Former Yugoslav Republic of Macedonia,
the
|
65,3
|
33
|
Italy
|
63,9
|
34
|
Turkey
|
55,1
|
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