giovedì 24 marzo 2016

Imprese italiane too little to succeed

LaConfindustria è chiamata a rinnovare la funzione del Presidente. La sfida della Confindustria italiana consiste nel trovare le soluzioni alla questione della permanenza del settore industriale nell’economia italiana. La fase attuale dell’economia italiana vede una riduzione degli investimenti nel settore industriale ed una crescita nel settore dei servizi. L’industria può consentire una crescita della produzione del valore aggiunto attraverso l’innovazione tecnologica. Tuttavia la scelta di investire nell’industria è costosa. Le dimensioni delle imprese italiane sono ridotte per consentire di aggredire i mercati finanziari globali e per introdurre elementi di ricerca tecnologica. La Confindustria dovrebbe puntare sulla creazione di piattaforme di governance in grado di incrementare la dimensione delle imprese piccole e medie per consentire il raggiungimento di economie di scala in grado di consentire l’investimento nella ricerca e nello sviluppo. La ricerca in Italia è affidata all’Università. L’Università è oggetto di un processo di riduzione degli investimenti. La ricerca realizzata dalle imprese è priva dell’efficienza necessaria per sostenere un processo di crescita economica. L’organizzazione confindustriale può aumentare la dimensione delle imprese.
Il livello di industrializzazione dell’Italia. La percentuale della partecipazione dell’industria al valore aggiunto complessivo Italiano è diminuito tra il 1991 e il 2014 di un valore pari al 6,3%. Tra il 2007 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’Industria è diminuito del 2,9%. La crisi economica del 2007 spiega solo il 47% della perdita complessiva della capacità industriale italiana dal 1991 al 2014. Il valore aggiunto prodotto dall’industria in Germania ha prodotto nel 1991 è stato pari al 36,8%. Tra il 1991 e il 2013 la partecipazione dell’industria al valore aggiunto della Germania è stato ridotto di un valore pari al 6,5%. Tra il 2007 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’industria è diminuito dello 0,2%. La crisi economica del 2007 spiega il 3% della perdita complessiva della produzione industriale della Germania. Il valore della produzione industriale in Germania è stata pari al 30% del valore aggiunto complessivo nel 1991. Tra il 1991 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’industria nel Regno Unito è diminuito del 9,9%. Nel 2014 l’industria ha prodotto il 22,6% del Pil del Regno Unito. Tra il 2007 e il 2014 il valore della perdita nel settore industriale è stata pari all’1,6%. La crisi economica spiega il 16% della perdita della capacità produttiva dell’industria britannica tra il 1991 e il 2014. Il valore aggiunto prodotto dall’industria nell’economia francese è diminuito dal 1991 al 2014 di un valore pari al 7,2 %. Nel 1991 il valore della produzione di valore aggiunto derivante dall’industria in Francia è stato pari al 26% del Pil totale. Tra il 2007 e il 2014 il valore della produzione derivante dall’industria è stato ridotto dell’1,6%. La crisi finanziaria 2007-2014 spiega solo il 22,4% della perdita complessiva del prodotto interno lordo derivante dell’industria francese. L’impatto della crisi finanziaria sulla produzione industriale. La crisi finanziaria ha avuto un impatto sulla riduzione della capacità di produzione industriale italiana, tedesca, britannica e francese. Tuttavia la perdita di produzione industriale è iniziata nel periodo precedente. La riduzione della produzione industriale in Europa è solo in parte spiegata dalla crisi finanziaria.  

Strategie per la ripresa della produzione industriale. La crescita della produzione industriale in Italia può avvenire attraverso un processo volto alla crescita dimensionale delle imprese. Le imprese italiane sono troppo piccole per affrontare un processo di internazionalizzazione e di innovazione tecnologica. Le organizzazioni industriali possono creare degli incentivi per incrementare la dimensione delle imprese per avere un ruolo sia nell’economia interna, sia nel processo di creazione delle innovazioni tecnologiche sia nel processo di interzionalizzazione. I global players italiani possono avere maggiori probabilità di crescita anche in un confronto con la capacità produttiva dei paesi asiatici. 

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