LaConfindustria è chiamata a rinnovare la funzione del Presidente. La sfida della
Confindustria italiana consiste nel trovare le soluzioni alla questione della
permanenza del settore industriale nell’economia italiana. La fase attuale dell’economia
italiana vede una riduzione degli investimenti nel settore industriale ed una
crescita nel settore dei servizi. L’industria può consentire una crescita della
produzione del valore aggiunto attraverso l’innovazione tecnologica. Tuttavia
la scelta di investire nell’industria è costosa. Le dimensioni delle imprese
italiane sono ridotte per consentire di aggredire i mercati finanziari globali
e per introdurre elementi di ricerca tecnologica. La Confindustria dovrebbe
puntare sulla creazione di piattaforme di governance in grado di incrementare
la dimensione delle imprese piccole e medie per consentire il raggiungimento di
economie di scala in grado di consentire l’investimento nella ricerca e nello
sviluppo. La ricerca in Italia è affidata all’Università. L’Università è
oggetto di un processo di riduzione degli investimenti. La ricerca realizzata
dalle imprese è priva dell’efficienza necessaria per sostenere un processo di
crescita economica. L’organizzazione confindustriale può aumentare la
dimensione delle imprese.
Il livello di
industrializzazione dell’Italia. La percentuale della partecipazione dell’industria
al valore aggiunto complessivo Italiano è diminuito tra il 1991 e il 2014 di un
valore pari al 6,3%. Tra il 2007 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’Industria
è diminuito del 2,9%. La crisi economica del 2007 spiega solo il 47% della
perdita complessiva della capacità industriale italiana dal 1991 al 2014. Il
valore aggiunto prodotto dall’industria in Germania ha prodotto nel 1991 è
stato pari al 36,8%. Tra il 1991 e il 2013 la partecipazione dell’industria al
valore aggiunto della Germania è stato ridotto di un valore pari al 6,5%. Tra
il 2007 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’industria è diminuito dello
0,2%. La crisi economica del 2007 spiega il 3% della perdita complessiva della
produzione industriale della Germania. Il valore della produzione industriale
in Germania è stata pari al 30% del valore aggiunto complessivo nel 1991. Tra
il 1991 e il 2014 il valore aggiunto prodotto dall’industria nel Regno Unito è
diminuito del 9,9%. Nel 2014 l’industria ha prodotto il 22,6% del Pil del Regno
Unito. Tra il 2007 e il 2014 il valore della perdita nel settore industriale è
stata pari all’1,6%. La crisi economica spiega il 16% della perdita della
capacità produttiva dell’industria britannica tra il 1991 e il 2014. Il valore
aggiunto prodotto dall’industria nell’economia francese è diminuito dal 1991 al
2014 di un valore pari al 7,2 %. Nel 1991 il valore della produzione di valore
aggiunto derivante dall’industria in Francia è stato pari al 26% del Pil totale.
Tra il 2007 e il 2014 il valore della produzione derivante dall’industria è
stato ridotto dell’1,6%. La crisi finanziaria 2007-2014 spiega solo il 22,4%
della perdita complessiva del prodotto interno lordo derivante dell’industria
francese. L’impatto della crisi
finanziaria sulla produzione industriale. La crisi finanziaria ha avuto un
impatto sulla riduzione della capacità di produzione industriale italiana,
tedesca, britannica e francese. Tuttavia la perdita di produzione industriale è
iniziata nel periodo precedente. La riduzione della produzione industriale in
Europa è solo in parte spiegata dalla crisi finanziaria.
Strategie per la
ripresa della produzione industriale. La crescita della produzione industriale
in Italia può avvenire attraverso un processo volto alla crescita dimensionale
delle imprese. Le imprese italiane sono troppo piccole per affrontare un
processo di internazionalizzazione e di innovazione tecnologica. Le
organizzazioni industriali possono creare degli incentivi per incrementare la
dimensione delle imprese per avere un ruolo sia nell’economia interna, sia nel
processo di creazione delle innovazioni tecnologiche sia nel processo di
interzionalizzazione. I global players italiani possono avere maggiori
probabilità di crescita anche in un confronto con la capacità produttiva dei
paesi asiatici.
Nessun commento:
Posta un commento