mercoledì 1 agosto 2018

Gli Usa hanno perso interesse per l'UE


“[…] penalizzare le importazioni in nome del sovranismo («America First») rischia di danneggiare in modo autolesionista le proprie migliori imprese.” (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-07-31/il-doppio-gioco-trump-dazi-e-rischi-i-commerci-globali-202910.shtml?uuid=AE8AQFVF)



E’ necessario considerare il ruolo mutato dell’Unione Europea nell’interno delle relazioni internazionali. Se infatti l’Unione Europea nel secondo dopoguerra è stata costruita grazie agli investimenti americani del piano Marshall ed è stata voluta in funzione anti-sovietica, oggi l’Unione Europea sembra del tutto priva di ogni tipo di utilità dal punto di vista degli Stati Uniti in quanto viene a mancare la funzione nel contesto internazionale. In realtà, l’unione Europea, allo stato attuale serve soltanto agli europei, i quali grazie all’Unione hanno evitato di porre in atto delle battaglie di carattere commerciale, finanziario, bancario, industriale ed anche militare. Tuttavia anche gli europei sembrano privi di interesse nei confronti dell’Unione Europea.
E’ chiaro che l’Unione Europea sotto il punto di vista economica è una vera e propria minaccia per l’economia Usa. In effetti l’unica area economica in grado di competere con gli Usa nell’interno della sfida macro-economica considerata sotto il punto di vista del prodotto interno lordo pro capite è proprio l’Unione Europea. IN effetti poco prima della crisi del 2007, il prodotto interno lordo UE aveva pericolosamente superato il prodotto interno lordo USA e vi erano buone opportunità per un dominio del Pil Ue sul PIL USA. E’ chiaro che la crescita in termini di prodotto interno lordo è solo una parte del successo economico degli stati, e lo stesso vale anche in caso si consideri il prodotto interno lordo inteso in termini nominale, tuttavia si tratta di indicatori assai rilevanti che certo possono fare venire meno la leadership Usa.
II paesi asiatici infatti, soprattutto la Cina, anche se hanno delle buone possibilità di incrementare il prodotto interno lordo nominale al di sopra del prodotto interno lordo nominale degli Usa sembrano essere privi della possibilità di procedere anche ad una crescita del prodotto interno lordo pro capite che sia i un qualche modo anche soltanto paragonabile a quello degli Usa. E’ infatti assai probabile che il Prodotto interno lordo nominale della Cina sia quello di un paese sviluppato, ma che nel contempo il prodotto interno  lordo pro-capite rimanga quello di un paese in via edi sviluppo.
I paesi dell’Unione Europea invece, pure al netto delle inevitabili riduzioni che sono avvenute in termini di PIL pro-capite con l’annessione dei paesi dell’Est Europa, hanno comunque delle buone chances di essere efficienti nel senso della creazione delle premesse per un “sorpasso” nei confronti degli USA. Certo non che non manchino i problemi che sono soprattutto legati alla questione del debito pubblico dei paesi europei ed anche alla questione demografica che sta per scoppiare soprattutto nei paesi dell’Europa meridionale caratterizzati da aging  della popolazione ed anche da massicce dosi di immigrazione. Inoltre l’Unione Europea è caratterizzata da un grado elevatissimo di diversità ed eterogeneità tra le istituzioni politiche ed economiche, e financo tra le culture e le lingue parlate, ed in effetti il processo di costruzione dell’Unione sembra essere fondato proprio su tale diversità, ed anzi la crescita dell’integrazione economico-finanziaria avviene proprio nel rafforzamento del localismo, in una visione glocale, della crescita integrata.
Tuttavia gli Usa sembrano aver perso interesse nei confronti dell’Unione Europea, e con la brexit, le possibilità che l’unione europea abbia delle chances impattanti a livello globale sono inevitabilmente ridotte. Pertanto nella riduzione del ruolo internazionale, almeno con riferimento agli Usa dell’UE, è necessario riprendere un percorso di carattere istituzionale che sia in grado finalmente di individuare un duplice assetto istituzionale per l’UE: da un lato procedere con la soft governance, dall’altro lato continuare a costruire l’hard governance basata sul riconoscimento formale in materia di politica estera con l’elezione del presidente dell’Unione Europa in modo immediato da parte dei cittadini.
Del resto i paesi europei, tranne la Germania ed in parti minori la Francia e l’Italia, sono degli importatori sostanzialmente, come del resto anche gli USA. In modo particolare con riferimento agli Usa il valore delle importazione risulta essere pari a 1,5 volte il valore delle esportazioni. E’ chiaro che chiudere alle importazioni rappresenterebbe innanzitutto un costo per la popolazione statunitense che pagherebbe di più i prodotti americani e poi in una economica sempre più legata ai servizi, la questione delle importaizoni e delle esportazioni sembra sempre meno rilevanti. IN effetti se nella terza rivoluzione industriale si verificava la necessità di una crescita dei trasferimenti fisici dei prodotti, la quarta rivoluzione industriale, con il suo corollario di terziarizzazione dell’economia sembra essere sempre meno legata alla questione delle importazioni e delle esportazioni, per quanto, paradossalmente, questa diventi sempre di più una necessità per i consumatori più che per le imprese.
Gli Usa pertanto difendono il loro dominio economico-militare e per fare questo sono disposti a remare contro quell’Unione Europea che pure hanno voluto come difesa dell’occidente liberale. Oggi i valori dell’occidente liberale sembrano sicuri, tuttavia, poiché la libertà si perde un pezzo alla volta, la riduzione del processo unitario europeo, potrebbe avere delle conseguenze sul piano globale.

2 commenti:

  1. Articolo interessante che invita alla riflessione

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  2. Ancora una volta il prof. Leogrande cerntra la questione con le sue acute riflessioni...ma basterà fare gli europei per fare l'Europa?

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