“[…] penalizzare le importazioni in nome del sovranismo («America
First») rischia di danneggiare in modo autolesionista le proprie migliori
imprese.” (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-07-31/il-doppio-gioco-trump-dazi-e-rischi-i-commerci-globali-202910.shtml?uuid=AE8AQFVF)
E’
necessario considerare il ruolo mutato dell’Unione Europea nell’interno delle relazioni
internazionali. Se infatti l’Unione Europea nel secondo dopoguerra è stata
costruita grazie agli investimenti americani del piano Marshall ed è stata
voluta in funzione anti-sovietica, oggi l’Unione Europea sembra del tutto priva
di ogni tipo di utilità dal punto di vista degli Stati Uniti in quanto viene a
mancare la funzione nel contesto internazionale. In realtà, l’unione Europea,
allo stato attuale serve soltanto agli europei, i quali grazie all’Unione hanno
evitato di porre in atto delle battaglie di carattere commerciale, finanziario,
bancario, industriale ed anche militare. Tuttavia anche gli europei sembrano
privi di interesse nei confronti dell’Unione Europea.
E’
chiaro che l’Unione Europea sotto il punto di vista economica è una vera e
propria minaccia per l’economia Usa. In effetti l’unica area economica in grado
di competere con gli Usa nell’interno della sfida macro-economica considerata
sotto il punto di vista del prodotto interno lordo pro capite è proprio l’Unione
Europea. IN effetti poco prima della crisi del 2007, il prodotto interno lordo
UE aveva pericolosamente superato il prodotto interno lordo USA e vi erano
buone opportunità per un dominio del Pil Ue sul PIL USA. E’ chiaro che la
crescita in termini di prodotto interno lordo è solo una parte del successo
economico degli stati, e lo stesso vale anche in caso si consideri il prodotto interno
lordo inteso in termini nominale, tuttavia si tratta di indicatori assai
rilevanti che certo possono fare venire meno la leadership Usa.
II
paesi asiatici infatti, soprattutto la Cina, anche se hanno delle buone possibilità
di incrementare il prodotto interno lordo nominale al di sopra del prodotto
interno lordo nominale degli Usa sembrano essere privi della possibilità di
procedere anche ad una crescita del prodotto interno lordo pro capite che sia i
un qualche modo anche soltanto paragonabile a quello degli Usa. E’ infatti
assai probabile che il Prodotto interno lordo nominale della Cina sia quello di
un paese sviluppato, ma che nel contempo il prodotto interno lordo pro-capite rimanga quello di un paese
in via edi sviluppo.
I
paesi dell’Unione Europea invece, pure al netto delle inevitabili riduzioni che
sono avvenute in termini di PIL pro-capite con l’annessione dei paesi dell’Est
Europa, hanno comunque delle buone chances di essere efficienti nel senso della
creazione delle premesse per un “sorpasso” nei confronti degli USA. Certo non
che non manchino i problemi che sono soprattutto legati alla questione del
debito pubblico dei paesi europei ed anche alla questione demografica che sta
per scoppiare soprattutto nei paesi dell’Europa meridionale caratterizzati da aging della popolazione ed anche da massicce dosi
di immigrazione. Inoltre l’Unione Europea è caratterizzata da un grado elevatissimo
di diversità ed eterogeneità tra le istituzioni politiche ed economiche, e
financo tra le culture e le lingue parlate, ed in effetti il processo di costruzione
dell’Unione sembra essere fondato proprio su tale diversità, ed anzi la
crescita dell’integrazione economico-finanziaria avviene proprio nel rafforzamento
del localismo, in una visione glocale, della crescita integrata.
Tuttavia
gli Usa sembrano aver perso interesse nei confronti dell’Unione Europea, e con
la brexit, le possibilità che l’unione europea abbia delle chances impattanti a
livello globale sono inevitabilmente ridotte. Pertanto nella riduzione del
ruolo internazionale, almeno con riferimento agli Usa dell’UE, è necessario
riprendere un percorso di carattere istituzionale che sia in grado finalmente
di individuare un duplice assetto istituzionale per l’UE: da un lato procedere
con la soft governance, dall’altro lato continuare a costruire l’hard
governance basata sul riconoscimento formale in materia di politica estera con
l’elezione del presidente dell’Unione Europa in modo immediato da parte dei cittadini.
Del
resto i paesi europei, tranne la Germania ed in parti minori la Francia e l’Italia,
sono degli importatori sostanzialmente, come del resto anche gli USA. In modo
particolare con riferimento agli Usa il valore delle importazione risulta
essere pari a 1,5 volte il valore delle esportazioni. E’ chiaro che chiudere
alle importazioni rappresenterebbe innanzitutto un costo per la popolazione
statunitense che pagherebbe di più i prodotti americani e poi in una economica
sempre più legata ai servizi, la questione delle importaizoni e delle esportazioni
sembra sempre meno rilevanti. IN effetti se nella terza rivoluzione industriale
si verificava la necessità di una crescita dei trasferimenti fisici dei
prodotti, la quarta rivoluzione industriale, con il suo corollario di
terziarizzazione dell’economia sembra essere sempre meno legata alla questione
delle importazioni e delle esportazioni, per quanto, paradossalmente, questa
diventi sempre di più una necessità per i consumatori più che per le imprese.
Gli
Usa pertanto difendono il loro dominio economico-militare e per fare questo
sono disposti a remare contro quell’Unione Europea che pure hanno voluto come
difesa dell’occidente liberale. Oggi i valori dell’occidente liberale sembrano
sicuri, tuttavia, poiché la libertà si perde un pezzo alla volta, la riduzione
del processo unitario europeo, potrebbe avere delle conseguenze sul piano
globale.
Articolo interessante che invita alla riflessione
RispondiEliminaAncora una volta il prof. Leogrande cerntra la questione con le sue acute riflessioni...ma basterà fare gli europei per fare l'Europa?
RispondiElimina