“Pertanto,
l'economia post-industriale scavò un nuovo divario nel mercato del lavoro tra
chi aveva un lavoro stabile, ben pagato e gratificante nel settore dei servizi
e chi aveva un lavoro instabile, mal pagato e frustrante. Il rapporto
proporzionale tra le due realtà, e quindi la misura della disuguaglianza
prodotta dalla transizione post-industriale, era determinato da due fattori: il
livello d'istruzione e di specializzazione della forza lavoro, e il grado
d'istituzionalizzazione dei mercati del lavoro nei servizi (in aggiunta
all'industria manifatturiera).” (Dani Rodrik, Il sole 24 ore, 23/12/2015)
L’economia
dei servizi ha rappresentato una vera rivoluzione nel sistema industriale. Una
economica fondata sulla capacità del capitale umano di produrre beni, prodotti
immateriali, in grado di aumentare il valore aggiunto attraverso il
rafforzamento della creatività, con l’applicazione della scienza nell’esercizio
delle professioni e delle attività lavorative intellettuali. Il capitalismo dei
servizi è un successo legato alla presenza di una economia della conoscenza.
Nelle economie evolute i servizi rappresentano circa il 75% del Prodotto
Interno Lordo. Un sistema economico ing rado di sviluppare i servizi ha una
probabilità maggiore di avere anche una economia sostenibile sotto il punto di
vista ambientale e sociale. L’economia dei servizi ha rinforzato anche i legami
comunitari attraverso l’incremento del valore delle relazioni. I servizi
possono essere prodotti dagli individui in possesso delle conoscenze
professionali necessarie all’interno di un contesto sociale caratterizzato
dalla presenza di beni relazionali, come per esempio la fiducia, e beni
pubblici come per esempio lo sviluppo del sapere.
Le
reti di conoscenza come elemento fondamentale per lo sviluppo dell’economia dei
servizi. L’elemento fondamentale per la creazione di una economia
dei servizi è fondato sull’istruzione superiore. Il livello di scolarizzazione
necessario per sostenere una economia dei servizi è alto. Sistemi economici,
nei quali sono presenti solo scolarizzati con un diploma di scuola superiore,
oppure una laurea triennale hanno difficoltà a sostenere una economica dei
servizi. Per una economia dei servizi è necessaria la presenza di capitale
umano avente un livello di istruzione superiore di tipo master, dottorato o
scuola di specializzazione. La presenza di capitale umano qualificato in misura
preponderante sulla popolazione residente può consentire la creazione di
infrastrutture relazionali e sociali in grado di sostenere la presenza di
lavoratori qualificati utilizzatori di tecnologie di alto livello. Nei paesi,
nelle città, nei quartieri, nelle zone dove il tasso di scolarizzazione è basso
l’economia dei servizi stenta a partire. I paesi a bassa scolarizzazione sono
caratterizzati da economie agricole con un effetto recessivo sostanziale sul
sistema economico. Solo attraverso la crescita della scolarizzazione di alto
livello è possibile sostenere una economia dei servizi in grado di produrre
valore aggiunto attraverso l’utilizzo della tecnologia. L’economia dei servizi
è fondata sull’economia della conoscenza.
Lo
sviluppo dell’economia della conoscenza. L’accesso all’economia
della conoscenza è aperto a tutti. L’economia della conoscenza è abbastanza
democratica e meritocratica. Le barriere di accesso sono costituite dalle
conoscenze tecnico-scientifiche disponibili. Le conoscenze tecnico-scientifiche
riguardano anche gli aspetti della lingua e della produzione culturale. Il
processo di creazione della cultura è suscettibile di una valutazione
tecnico-scientifica. La presenza di scuole pubbliche, di università pubbliche
consente di ottenere elevati livelli di conoscenza. Tuttavia molti lavoratori
rimangono privi di scolarizzazione, di professionalizzazione e ritengono di
potere sopperire attraverso la sola esperienza. L’esperienza nell’economia
della conoscenza è difficile da realizzare in mancanza di adeguate basi. Un
lavoratore manuale può fare esperienza sul campo; un lavoratore intellettuale
prima di approcciare la “produzione” deve procedere a realizzare un sistema di
crescita delle conoscenze individuali. La crescita nell’economia della
conoscenza può apparire riservata ad un numero ristretto di soggetti operanti
all’interno di una cerchia chiusa di persone tuttavia in realtà per l’individuo
o per i gruppi interessati a produrre nell’economia della conoscenza l’accesso
è aperto. Il successo è una misura dell’impegno personale nella ricerca della
conoscenza come strumento da impiegare nella produzione di beni e servizi anche
in relazione comunitarie.
Le
politiche economiche per i servizi. Le politiche economiche per l’economia dei servizi sono
fondate sul rafforzamento delle istituzioni in grado di produrre conoscenza
come le scuole, le università, gli istituti di ricerca e di formazione
professionale di alto livello. E’ necessario prevedere l’accesso a queste
istituzioni a prescindere dall’età. I lavoratori possono avere necessità di
entrare nell’economia della conoscenza in varie fasi della vita lavorativa. Il
policy maker può migliorare le politiche economiche dei servizi attraverso
anche la predisposizione di strutture atte a rafforzare le relazioni tra
persone professionalizzate: creazione di piattaforme di co-working,
realizzazione di spazi per incrementare le relazioni tra professionisti, individuazione
di aree all’interno delle città per il rafforzamento dell’economia della
conoscenza.
La
dimensione comunitaria dell’economia dei servizi. Per
migliorare i servizi è necessario creare una struttura comunitaria in grado di
sostenere i professionisti e di recepire i beni e i servizi realizzati. L’economia
della conoscenza produce l’economia dei servizi. Tuttavia entrambe hanno
necessità di essere adottate come una scelta di lungo periodo da una comunità,
dai singoli, per potersi affermare sul mercato. La crescita degli scolarizzati
con titolo di studio elevato, la presenza di spazi di co-working e di
produzione condivisa all’interno delle città può incrementare il valore anche
aggiunto prodotto dall’economia dei servizi.
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