«Raramente il confronto
tra i governi europei è stato aspro quanto negli ultimi giorni. Il ritorno
dell'economia in recessione ha reso più mordente la diffidenza reciproca e più
tagliente il linguaggio.[…] L'annuncio unilaterale del governo francese di non
rispettare i vincoli di bilancio ha sfiorato l'irrisione; i toni con cui
Berlino rimprovera gli altri paesi sono diventati acrimoniosi; la Bce chiede
all'Italia sforzi fiscali ancora maggiori, ma è finita essa stessa nel mirino
del governo tedesco. Tutti sembrano prepararsi a un regolamento di conti.[…] Bisogna
che questa assurda escalation dei toni rientri nei ranghi ragionevoli. […]
bisogna subito riaccendere il motore, con un piano di investimenti.[…] Il
pacchetto dei tre motori - domanda, riforme, investimenti - è realizzabile
all'interno del Patto di stabilità.[…] Alla fine […] la vera debolezza
strutturale dell'euro area […] è […] nel vuoto di volontà politica e di
cooperazione solidale. » (CarloBastasin, Se l'Europa rischia la resa dei conti , Il sole 24 ore,12 settembre2014)
In questo articolo si mettono
in evidenza le caratteristiche del dibattito europeo fondato sulla
contrapposizione tra le varie economie nazionali. Le frizioni tra i vari paesi
europei sono tali da creare una continua discussione tra tensione alla
europeizzazione e la ricaduta in termini di interesse nazionale. Le scorse
elezioni europee sembrano non essere state in grado di mettere una fine alla
contrapposizione nel tentativo di puntare sugli elementi comuni per riprendere
il progetto dell’Europa Unita come area comune degli europei e come area leader
nella globalizzazione. La crescita economica non può realizzarsi senza un
attivismo a livello politico-istituzionale che si fondi su di una costituzione
condivisa che sia rigida. Il patto di stabilità fondato su regole auree deve
essere inserito in un quadro costituzionale che consenta di creare maggiore
fondamento all’ordinamento europeo. Le regole condivise devono essere scritte
in una costituzione rigida. La rigidità della costituzione anche in materia
economica deve accompagnarsi alla presenza di una flessibilità nelle politiche
economiche. In questo senso la creazione di un governo europeo è fondamentale.
Le politiche economiche devono invece essere flessibili, soprattutto sotto il
punto di vista fiscale poiché le condizioni economiche dei paesi europei sono
diverse e quindi hanno bisogno di diverse politiche economiche fiscali. Occorre
quindi cambiare la struttura dell’ordinamento europeo. Una costituzione rigida
che consenta di eleggere un parlamento ed un governo in grado di realizzare in
modo pieno la disposizione del potere legislativo ed esecutivo e che consentano
anche la creazione di un potere giudiziario europeo, e dall’altro lato delle
politiche economiche che siano flessibili, in grado di corrispondere alle
esigenze e ai bisogni delle varie aree nazionali e regionali che compongono l’Europa.
La politica economica deve essere flessibile. La politica economica è, nella
definizione di Neville Keynes “arte del governo”. La quale circostanza richiede che
innanzitutto vi sia un governo europeo e che sappia realizzare delle politiche
che siano anche in grado di cambiare per seguire, contrastare, anticipare il
ciclo economico e per andare incontro
alle caratteristiche tipiche di alcune economie locali. E’necessario quindi
introdurre elementi di un costituzionalismo rigido e forte nell’UE ed evitare
che il punto di maggiore confronto sia il patto di stabilità. La politica
economica deve essere lasciata libera di consentire ad un ordinamento di
conseguire gli obbiettivi fissati dalla
costituzione per incrementare il
significato politico dell’UE.Se invece si lascia che la costituzione sia
mutevole in un quadro di politica economica rigida si rischia non solo di
ridurre il significato politico dell’UE ma anche di ridurre le probabilità di
conseguire quegli stessi obbiettivi indicati come fondamentali. L’UE basata sul patto di stabilità è “Too
weak to wake”. Solo un fondamento costituzionale rigido della costituzione può
consentire all’UE di trovare la forza di svegliarsi e performare la migliore
politica economica nel contesto della globalizzazione.
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