lunedì 13 novembre 2017

L'intelligenza artificiale e il bias comportamentale

L’economia comportamentale e la neuroeconomia aiutano a far capire come il concetto di razionalità sia più ampio di quanto rappresentato nell’economia tradizionale.” (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-08/perche-sono-economista-il-prefisso-neuro-204106.shtml?uuid=AEalvu6C)

L’economia comportamentale e la neuro economia come rivoluzione teorica. L’economia comportamentale è realtà l’emersione di una traccia da sempre presente nell’interno della scienza economia. Già nella teoria keynesiana è possibile riconoscere elementi richiamanti la rilevanza della psicologia nel processo decisionale e nella dimensione anche di carattere macroeconomia. Tuttavia sotto il punto di vista accademico la neuro-economia e la psicologia comportamentale mettono più che altro in evidenza il ruolo crescente delle scienze cognitive nell’ambito delle scienze sociali. E’ probabile che nel futuro l’economia perderà il ruolo di “regina delle scienze sociali” in favore della psicologia. Gli avanzamenti della psicologia definiti sia a livello individuale sia a livello sociale hanno invaso anche il campo dell’economia con effetti rilevanti in grado di incidere in maniera profonda anche sul ruolo dell’economia come scienza. La modellistica economica classifica risulta costituire una pellicola intermedia tra le motivazioni intrinseche dell’attore considerato sotto il punto di vista psicologico con il suo complesso di pulsioni e di sentimenti, e l’azione sociale collettiva costituita da enti eteronomi come lo stato o la legge. L’economia è una terra di mezza che sta tra l’individuo come percezione di sé anche nelle relazioni con gli altri e il mondo organizzato della vita pubblica e sociale. Penetrare attraverso gli strumenti della scienza negli estremi significa rompere gli argini dell’economia e contaminare l’episteme. Tuttavia la contaminazione può essere produttiva purché sia finalizzata. La neuro economia, in modo particolare rappresenta una specificazione ancora ulteriore rispetto alla psicologia. La neuro economia infatti indaga i processi nell’interno del cervello nella considerazione sia della rete neuronale sia dei complessi scambi fisico-chimici ed elettrici tra i neuroni. Tuttavia l’esercizio di una attività di indagine così profonda tendente ad ampliare il novero degli enti rientranti nella base della scelta dell’attore economico lasciano inalterate alcune domande afferenti la capacità dell’individuo di procedere all realizzazione di decisioni in grado di rispecchiare il riconoscimento dei propri interessi, delle proprie passioni, delle proprie proiezioni. Ecco allora risorgere la centralità della teoria economia standard in grado di riconnettere il complesso delle micro-neuro fondazioni al contesto ampio della società considerata sotto il punto di vista economico e anche in parte istituzionale. La neuro-economia e la psicologia possono allora consentire di ottenere delle informazioni utili alla comprensione dell’esistenza di taluni concetti come per esempio: l’interesse per il bene proprio, l’interesse per il bene altrui, il pregiudizio, la vendetta, la capacità di compensare, l’odio, l’amore e verificare come questi sentimenti agiscono e interferiscono con il processo della scelta. Tuttavia una volta che l’individuo ha incanalato l’oggetto della propria funzione di utilità essa tende ad operare, in media, secondo le dinamiche indicate dalla teoria economica standard in termini di massimizzazione dei profitti ovvero di ciò che è considerato un gain e di minimizzazione delle perdite ovvero di ciò che è considerato un costo.
La contaminazione tra le discipline è una cosa buona specie in un ambiente interculturale. Tuttavia occorre considerare che il dibattito scientifico, come ogni forma di dibattito e di dialogo, funziona se i partecipanti tengono un ruolo, interpretano un approccio epistemologico. Il confronto con gli psicologi e i neuro scienziati, con i matematici, è una cosa buona per un economista. L’economista, forse più di altri, necessita di confronto per la struttura dell’episteme, tuttavia il confronto deve avvenire nell’affermazione di una indentità come premessa per l’apertura al dialogo con l’altro affinché anche l’altra componente del dialogo possa ottenere dei vantaggi dallo scambio. La neuro-economia e l’economia comportamentale possono quindi affrontare anche i temi rilevanti come per esempio gli aspetti macro-economici e superare le ristrettezze della logica micro nella quale sono ingabbiate.
Tuttavia occorre anche considerate il ruolo della tecnologica nello sviluppo della scienza, e soprattutto nel cambiamento delle scelte operate dai soggetti economici.
L’intelligenza artificiale come superamento dell’economia comportamentale. La prospettiva offerta dell’intelligenza artificiale promette di modificare il modo in cui gli attori prenderanno le scelte economiche. L’intelligenza artificiale è tesa a diventare uno strumento in grado di modificare in modo struttale la capacità decisionale dei singoli. Il processo di scelta degli individui tende a cambiare sia nell’interno delle organizzazioni sia nella vita civile. La pigrizia dell’individuo nel cercare delle soluzioni facili ai problemi complessi, nel rifiuto della dimensione computazionale, tende ad essere superata dalla precisione e dall’accuratezza degli algoritmi. Gli algoritmi possono procedere a definire delle strutture decisionali anche dinamiche e quindi automatizzare le scelte. La dimensione psicologica ed emotiva potrebbe avere un ruolo ridotto nell’affermazione di un sistema decisionale basato sulla intelligenza artificiale. La neuro-economia e l’economia comportamentale rischiano così di essere marginalizzate dalla mancanza di rilevanza della dimensione psicologica in un contesto di scelte guidate da algoritmi in grado di proporre soluzioni nuove in modo dinamico, creativo ed innovativo. L’intelligenza artificiale tende ad essere un partner nel rafforzamento dei processi decisionali complessi necessitanti operazioni di calcolo, valutazione di alternative aventi contenuti probabilistici differenziati. La capacità computazionale ridotta tipica dell’individuo preda dell’emotività tende ad essere superata dalla precisione dell’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale può anche retroagire sul cervello umano e proporre dei cambiamenti cognitivi rilevanti nell’innalzamento complessivo delle capacità computazionali complessive della popolazione. L’individuo preda di pulsioni, emozioni, bias dell’economia comportamentale avrà un sostegno importante nell’intelligenza artificiale per vincere l’emotività distorcente e massimizzare gli sforzi nel raggiungimento di livelli elevati di manifestazione del sé. I bias emotivi e valutativi degli individui e delle organizzazioni sono causa di fallimento. Tuttavia l’intelligenza artificiale attraverso l’utilizzo di algoritmi tende ad offrire uno strumento di emancipazione ulteriore dell’individuo dalla condizione libidinale di schiacciamento nelle emozioni.
Il tema della relazione tra economia comportamentale ed innovazione introdotta dalla intelligenza artificiale è ampio e richiede anche il riferimento ai temi indicato di seguito:
  • ·         l’esercizio della scelta in un mondo di algoritmi;
  • ·         l’impossibilità di esercitare la scelta sui big data
  • ·         Il bias strumentale: come la scelta degli analytical tools cambia la soluzione del modello

L’economia comportamentale e la neuro-economica hanno consentito agli economisti di comprendere il funzionamento delle scelte fondate su emozioni, passioni, interessi. Tuttavia l’intelligenza artificiale mette in discussione i risultati dell’economia comportamentale e può portare ad una marginalizzazione definitiva del field in assenza di integrazione. Una soluzione può consistere nell’usare l’intelligenza artificiale nell’analisi neuroeconomica.

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