“L’economia comportamentale e la neuroeconomia aiutano a far capire come
il concetto di razionalità sia più ampio di quanto rappresentato nell’economia
tradizionale.” (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-11-08/perche-sono-economista-il-prefisso-neuro-204106.shtml?uuid=AEalvu6C)
L’economia comportamentale e la
neuro economia come rivoluzione teorica. L’economia comportamentale è
realtà l’emersione di una traccia da sempre presente nell’interno della scienza
economia. Già nella teoria keynesiana è possibile riconoscere elementi
richiamanti la rilevanza della psicologia nel processo decisionale e nella
dimensione anche di carattere macroeconomia. Tuttavia sotto il punto di vista
accademico la neuro-economia e la psicologia comportamentale mettono più che
altro in evidenza il ruolo crescente delle scienze cognitive nell’ambito delle
scienze sociali. E’ probabile che nel futuro l’economia perderà il ruolo di “regina
delle scienze sociali” in favore della psicologia. Gli avanzamenti della
psicologia definiti sia a livello individuale sia a livello sociale hanno
invaso anche il campo dell’economia con effetti rilevanti in grado di incidere
in maniera profonda anche sul ruolo dell’economia come scienza. La modellistica
economica classifica risulta costituire una pellicola intermedia tra le
motivazioni intrinseche dell’attore considerato sotto il punto di vista
psicologico con il suo complesso di pulsioni e di sentimenti, e l’azione
sociale collettiva costituita da enti eteronomi come lo stato o la legge. L’economia
è una terra di mezza che sta tra l’individuo come percezione di sé anche nelle
relazioni con gli altri e il mondo organizzato della vita pubblica e sociale. Penetrare
attraverso gli strumenti della scienza negli estremi significa rompere gli
argini dell’economia e contaminare l’episteme. Tuttavia la contaminazione può
essere produttiva purché sia finalizzata. La neuro economia, in modo
particolare rappresenta una specificazione ancora ulteriore rispetto alla psicologia.
La neuro economia infatti indaga i processi nell’interno del cervello nella
considerazione sia della rete neuronale sia dei complessi scambi fisico-chimici
ed elettrici tra i neuroni. Tuttavia l’esercizio di una attività di indagine
così profonda tendente ad ampliare il novero degli enti rientranti nella base
della scelta dell’attore economico lasciano inalterate alcune domande afferenti
la capacità dell’individuo di procedere all realizzazione di decisioni in grado
di rispecchiare il riconoscimento dei propri interessi, delle proprie passioni,
delle proprie proiezioni. Ecco allora risorgere la centralità della teoria
economia standard in grado di riconnettere il complesso delle micro-neuro
fondazioni al contesto ampio della società considerata sotto il punto di vista
economico e anche in parte istituzionale. La neuro-economia e la psicologia
possono allora consentire di ottenere delle informazioni utili alla
comprensione dell’esistenza di taluni concetti come per esempio: l’interesse
per il bene proprio, l’interesse per il bene altrui, il pregiudizio, la
vendetta, la capacità di compensare, l’odio, l’amore e verificare come questi
sentimenti agiscono e interferiscono con il processo della scelta. Tuttavia una
volta che l’individuo ha incanalato l’oggetto della propria funzione di utilità
essa tende ad operare, in media, secondo le dinamiche indicate dalla teoria
economica standard in termini di massimizzazione dei profitti ovvero di ciò che
è considerato un gain e di minimizzazione delle perdite ovvero di ciò che è
considerato un costo.
La contaminazione tra le discipline è una cosa buona specie in un
ambiente interculturale. Tuttavia occorre considerare che il dibattito
scientifico, come ogni forma di dibattito e di dialogo, funziona se i
partecipanti tengono un ruolo, interpretano un approccio epistemologico. Il confronto
con gli psicologi e i neuro scienziati, con i matematici, è una cosa buona per
un economista. L’economista, forse più di altri, necessita di confronto per la
struttura dell’episteme, tuttavia il confronto deve avvenire nell’affermazione
di una indentità come premessa per l’apertura al dialogo con l’altro affinché
anche l’altra componente del dialogo possa ottenere dei vantaggi dallo scambio.
La neuro-economia e l’economia comportamentale possono quindi affrontare anche
i temi rilevanti come per esempio gli aspetti macro-economici e superare le
ristrettezze della logica micro nella quale sono ingabbiate.
Tuttavia occorre anche considerate il ruolo della tecnologica nello
sviluppo della scienza, e soprattutto nel cambiamento delle scelte operate dai
soggetti economici.
L’intelligenza artificiale come superamento dell’economia
comportamentale. La prospettiva offerta dell’intelligenza artificiale
promette di modificare il modo in cui gli attori prenderanno le scelte
economiche. L’intelligenza artificiale è tesa a diventare uno strumento in
grado di modificare in modo struttale la capacità decisionale dei singoli. Il processo
di scelta degli individui tende a cambiare sia nell’interno delle
organizzazioni sia nella vita civile. La pigrizia dell’individuo nel cercare
delle soluzioni facili ai problemi complessi, nel rifiuto della dimensione
computazionale, tende ad essere superata dalla precisione e dall’accuratezza
degli algoritmi. Gli algoritmi possono procedere a definire delle strutture
decisionali anche dinamiche e quindi automatizzare le scelte. La dimensione
psicologica ed emotiva potrebbe avere un ruolo ridotto nell’affermazione di un
sistema decisionale basato sulla intelligenza artificiale. La neuro-economia e
l’economia comportamentale rischiano così di essere marginalizzate dalla
mancanza di rilevanza della dimensione psicologica in un contesto di scelte
guidate da algoritmi in grado di proporre soluzioni nuove in modo dinamico,
creativo ed innovativo. L’intelligenza artificiale tende ad essere un partner
nel rafforzamento dei processi decisionali complessi necessitanti operazioni di
calcolo, valutazione di alternative aventi contenuti probabilistici
differenziati. La capacità computazionale ridotta tipica dell’individuo preda
dell’emotività tende ad essere superata dalla precisione dell’intelligenza
artificiale. L’intelligenza artificiale può anche retroagire sul cervello umano
e proporre dei cambiamenti cognitivi rilevanti nell’innalzamento complessivo
delle capacità computazionali complessive della popolazione. L’individuo preda di
pulsioni, emozioni, bias dell’economia comportamentale avrà un sostegno
importante nell’intelligenza artificiale per vincere l’emotività distorcente e
massimizzare gli sforzi nel raggiungimento di livelli elevati di manifestazione
del sé. I bias emotivi e valutativi degli individui e delle organizzazioni sono
causa di fallimento. Tuttavia l’intelligenza artificiale attraverso l’utilizzo
di algoritmi tende ad offrire uno strumento di emancipazione ulteriore dell’individuo
dalla condizione libidinale di schiacciamento nelle emozioni.
Il tema della relazione tra economia comportamentale ed
innovazione introdotta dalla intelligenza artificiale è ampio e richiede anche
il riferimento ai temi indicato di seguito:
- · l’esercizio della scelta in un mondo di algoritmi;
- · l’impossibilità di esercitare la scelta sui big data
- · Il bias strumentale: come la scelta degli analytical tools cambia la soluzione del modello
L’economia comportamentale e la neuro-economica hanno
consentito agli economisti di comprendere il funzionamento delle scelte fondate
su emozioni, passioni, interessi. Tuttavia l’intelligenza artificiale mette in
discussione i risultati dell’economia comportamentale e può portare ad una
marginalizzazione definitiva del field in assenza di integrazione. Una
soluzione può consistere nell’usare l’intelligenza artificiale nell’analisi
neuroeconomica.
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