Se per industria infatti immaginiamo il sistema economico
fordista –taylorista, la produzione in serie, l’azienda che occupa decine di
migliaia o anche centinaia di migliaia di dipendenti allora dobbiamo dire con
grande probabilità che questo investimento sarà fallimentare.
I costi di impianto, i costi dei materiali, i costi del
trasporto della materie prime, i costi dell’energia, i costi del lavoro, il
costo del fisco sono troppo elevati per consentire all’Europa di ospitare un sistema
industriale pesante. E questo è anche dimostrato dalla naturale tendenza dell’economia
europea a sostituire il settore dei servizi con il settore dell’industria. E’
chiaro tuttavia che non è possibile generalizzare. Vi sono anche in Europa alcune aree nelle quali
i costi per la realizzazione di una struttura industriale sono bassi, ovvero
nei paesi dell’Est.
Tuttavia è difficile dire per quanto tempo questi paesi
permarranno in una condizione di convenienza relativa rispetto alla possibilità
di investire in industria. E’ probabile infatti che con l’introduzione dell’euro
e con il processo di integrazione europea i costi aumentino anche in questi
paesi provocando una condizione di
inefficienza dell’investimento pubblico.
Non è quindi tanto una questione di entità dell’investimento pubblico quanto
piuttosto una questione di efficienza dell’investimento. Investire nell’industria
significa esporsi al rischio di bassa efficienza dell’investimento, a meno che
una politica economica monetaria di svalutazione dell’Euro non accompagni il
processo di investimento industriale. Tuttavia sembra difficile che l’indirizzo
storico della Banca Centrale Europea possa cambiare in una contesto dove pure
il moderato obbiettivo dell’inflazione al 2-3% sembra impossibile da
raggiungere.
Vi è inoltre una altra importante questione da considerare
con riferimento all’investimento pubblico nel sistema industriale ed è quella
relativa alla sostenibilità del sistema industriale. In un periodo nel quale si
fa riferimento alla necessità di ridurre la capacità inquinante del sistema
industriale, realizzare un sistema industriale in una Europa già provata dall’industrialismo
potrebbe ridurre la capacità di benessere dei cittadini europei a causa dell’inquinamento.
E’ necessario allora considerare che in una Europa che vuole
conservare una moneta sostenuta l’unica politica industriale possibile è quella
che favorisce le piccole imprese, i network tra piccole imprese, e la
costruzione di filiere corte. Tra le piccole imprese possono rientrare anche
quelle imprese che realizzano attività di progettazione in campi ad alta
tecnologia che poi possono essere realizzati in paesi dove i costi di
realizzazione sono più bassi. Ecco il
nuovo sistema industriale europeo. Una sorta di grande centro di ricerca, di
progettazione, di realizzazione di piccole e medie attività economiche capaci
di essere nello stesso tempo compatibili con la struttura dei costi del mercato
e con le esigenze di rispetto dell’ambiente,
dei diritti dei lavoratori e delle persone. Con una capacità di generare
reddito elevatissima.
Quanto vale infatti un brevetto che si trasforma in prodotto meccanico, informatico, o in servizio standardizzabile ? Può valere anche diversi milioni di euro se la piccola e media impresa procede con la realizzazione delle componenti fisiche nei paesi dove è più conveniente produrre.
Quanto vale infatti un brevetto che si trasforma in prodotto meccanico, informatico, o in servizio standardizzabile ? Può valere anche diversi milioni di euro se la piccola e media impresa procede con la realizzazione delle componenti fisiche nei paesi dove è più conveniente produrre.
Le piccole e medie imprese artigiane, a forte contenuto intellettuale,
ad alto valore di capitale umano possono così esercitare una funzione egemonica
e movimentare sia il capitale umano, che migliaia di lavoratori anche all’estero, oltre che milioni di
consumatori nel mercato globale.
Tuttavia è necessario che in questo senso l’unione europea
costruisca dei ponti e delle relazioni commerciali in grado di sostenere questa
capacità produttiva globale che può giovare alla crescita dell’economia europea
e allo sviluppo economico globale.
La politica industriale è in realtà una parte della politica
economica fiscale. Essa deve coordinarsi
con la politica economica monetaria.
Una politica degli investimenti nel sistema industriale
pesante deve essere accompagnata da una svalutazione monetaria e da una crescita
dell’inflazione moderata. Poiché La globalizzazione ha portato con sé una
diversificazione dei costi di produzione. Combattere contro una struttura dei
costi così mutata è una operazione titanica, possibile solo in presenza di una
svalutazione continuativa dell’euro.
Se invece al contrario l’Ue investe sull’industria in assenza di una politica economica
monetaria della svalutazione allora sarebbe meglio per l’Ue cambiare progetto
di politica industriale e rivolgersi alle piccole e medie imprese capaci di
innovare e progettare.
Dati World Bank http://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.KD.ZG |
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